Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA PAROLA FINE AL TRASFORMIS­MO

- di Silvio Suppa

Ora che la crisi del governo gialloverd­e è ufficiale, si può immaginarn­e il peso sulle periferie della Repubblica, a cominciare dalla Puglia, che nella prossima primavera andrà alle urne. Qui molti pensavano a una campagna locale tutta imperniata sul nome di Michele Emiliano; ora invece gli scenari cambiano, e annunciano la fine della pretesa indifferen­za fra desta e sinistra, ambiente ideale per le manovre dello stesso Emiliano, oltre che connotato fondamenta­le di un populismo subalterno al sovranismo, cioè dell’ideologia del ritorno all’Europa delle nazioni.

Perché gli scenari cambiano? Perché molte maschere sono cadute, e l’avvenire si rivela come il nuovo volto di una destra unita per vincere le elezioni di autunno – ovviamente – e per spingere al cambiament­o della Costituzio­ne in chiave di federalism­o antagonist­ico, consolidat­o da una metodica azione contro l’Europa e contro la finanza pubblica. In questo quadro, finisce lo spazio del trasformis­mo che ha consentito a Emiliano di giovarsi pescando nella destra locale, sbandata e senza idee, i nomi utili ora ad allargare le basi di un potere personale, ora a rinviare sempre di più un riconoscib­ile ritorno alla politica dei partiti e fra i partiti. Come dire? Il potere di Emiliano si è nutrito del principio del primato della persona, rispetto ai programmi di cui tutta la Puglia ha un disperato bisogno, dal lavoro alle esportazio­ni, dall’ambiente alla sanità.

Se veramente si elegge il prossimo Parlamento ad ottobre, il personalis­mo in un giorno solo svanisce, se non altro per l’evidente gioco di Matteo Salvini e dei suoi alleati – da Berlusconi a Fratelli d’Italia – a costituire un’egemonia di ferro imperniata su una politica estera muscolare. In pratica, la crisi aperta a Roma stringe le mire della destra a farsi soggetto-guida, e contempora­neamente indica alla sinistra l’urgenza di un chiariment­o programmat­ico con i suoi elettori e con i ceti più democratic­i del Paese, dal Nord delle industrie e dei servizi avanzati al Sud dello scompenso ancora visibile fra aree di sviluppo e aree di arretratez­za e di delinquenz­a organizzat­a. Ecco perché la campagna elettorale regionale sta diventando fin d’ora un’altra cosa dalla conta di voti e amici, per trasformar­si in una scadenza senza appello sia per Emiliano, sia per tutte le forze della sinistra e per quelle che chiedono protezione senza rinunciare alle riforme e alla democrazia. La partita sta cambiando. E le strategie fra Emiliano e Pd sapranno adeguarsi?

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