Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LA PAROLA FINE AL TRASFORMISMO
Ora che la crisi del governo gialloverde è ufficiale, si può immaginarne il peso sulle periferie della Repubblica, a cominciare dalla Puglia, che nella prossima primavera andrà alle urne. Qui molti pensavano a una campagna locale tutta imperniata sul nome di Michele Emiliano; ora invece gli scenari cambiano, e annunciano la fine della pretesa indifferenza fra desta e sinistra, ambiente ideale per le manovre dello stesso Emiliano, oltre che connotato fondamentale di un populismo subalterno al sovranismo, cioè dell’ideologia del ritorno all’Europa delle nazioni.
Perché gli scenari cambiano? Perché molte maschere sono cadute, e l’avvenire si rivela come il nuovo volto di una destra unita per vincere le elezioni di autunno – ovviamente – e per spingere al cambiamento della Costituzione in chiave di federalismo antagonistico, consolidato da una metodica azione contro l’Europa e contro la finanza pubblica. In questo quadro, finisce lo spazio del trasformismo che ha consentito a Emiliano di giovarsi pescando nella destra locale, sbandata e senza idee, i nomi utili ora ad allargare le basi di un potere personale, ora a rinviare sempre di più un riconoscibile ritorno alla politica dei partiti e fra i partiti. Come dire? Il potere di Emiliano si è nutrito del principio del primato della persona, rispetto ai programmi di cui tutta la Puglia ha un disperato bisogno, dal lavoro alle esportazioni, dall’ambiente alla sanità.
Se veramente si elegge il prossimo Parlamento ad ottobre, il personalismo in un giorno solo svanisce, se non altro per l’evidente gioco di Matteo Salvini e dei suoi alleati – da Berlusconi a Fratelli d’Italia – a costituire un’egemonia di ferro imperniata su una politica estera muscolare. In pratica, la crisi aperta a Roma stringe le mire della destra a farsi soggetto-guida, e contemporaneamente indica alla sinistra l’urgenza di un chiarimento programmatico con i suoi elettori e con i ceti più democratici del Paese, dal Nord delle industrie e dei servizi avanzati al Sud dello scompenso ancora visibile fra aree di sviluppo e aree di arretratezza e di delinquenza organizzata. Ecco perché la campagna elettorale regionale sta diventando fin d’ora un’altra cosa dalla conta di voti e amici, per trasformarsi in una scadenza senza appello sia per Emiliano, sia per tutte le forze della sinistra e per quelle che chiedono protezione senza rinunciare alle riforme e alla democrazia. La partita sta cambiando. E le strategie fra Emiliano e Pd sapranno adeguarsi?