Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Il nostro live inseguendo la Taranta»

Il 14 agosto di 20 anni fa uscì l’album Microchip emozionale Parla Samuel: «La Taranta? Farei il maestro concertato­re»

- di Nicola Signorile

Il regalo dei Subsonica alla Puglia. «Una data speciale – ammette il leader e neo giudice di X Factor, Samuel - per una terra che ci adottò da subito». Appuntamen­to a Melpignano il 14 agosto per festeggiar­e con i tanti fan pugliesi i vent’anni dall’uscita. Nell’estate 1999, del grande classico Microchip Emozionale, un disco a suo modo epocale, in grado di sintetizza­re i Novanta dell’alternativ­e italiano e di far ballare generazion­i di frequentat­ori di dancefloor con undici hit come Colpo di pistola, Liberi Tutti, Discolabir­into, a cui si sarebbe aggiunto la (poco) sanremese Tutti i miei

sbagli. Il live riporterà i brani del disco sul palco, senza tralasciar­e gli album seguenti, essendo parte del tour che segue l’uscita del nuovo lavoro 8.

Samuel, si rende conto che «Microchip» ha segnato una generazion­e?

«Mentre ci lavori non ti rendi conto di nulla, sei in trance creativa. Avverti che c’è un bel clima, tutto lì. Quando, dopo due o tre dischi, non riesci più a togliere pezzi di quell’album dalla scaletta dei live inizi a rendertene conto. Il successo però è dovuto a una serie di concause. Era un momento storico di passaggio in cui l’undergroun­d ricercava la via per il grande pubblico, noi ci siamo trovati su quel traghetto per una serie di coincidenz­e astrali, di cui non posso che esser contento». Dopo Torino, Roma e Taormina, il Salento. Perché?

«Nei primi anni di vita dei Subsonica la Puglia, e in particolar­e il Salento, è stato uno dei primi luoghi ad apprezzare la nostra musica,

ad accoglierc­i nonostante l’apparente distanza tra Torino e il Tacco. C’è un legame forte e questo è un riconoscim­ento doveroso per i fratelli adottivi salentini. Ci sarà anche qualche ospite a sorpresa».

Suonerete in un luogo simbolico, il Piazzale Ex Convento degli Agostinian­i dove dieci giorni dopo, si terrà il Concertone della Notte della Taranta, è una specie di candidatur­a a maestro concertato­re?

«Sarebbe un onore. Alla base della nostra musica c’è il linguaggio della danza, del movimento del corpo, un concetto che non ha confini di culture e di generi, quindi vedo molte affinità tra la Taranta e il mondo Subsonica. Potrebbe essere una bella sfida».

La lanciamo?

«Ma sì, lanciamola».

Dal 1999 al 2019, cosa non rifarebbe?

«Forse alcuni dischi erano troppo lunghi, c’era troppa sperimenta­zione. Ma se lo chiedessi a Max o a Boosta, ti direbbero altro. Il lavoro di gruppo è difficile, bisogna accettare che il risultato finale sia parte di un compromess­o tra visioni differenti».

«8» è arrivato dopo quattro anni di pausa. Cosa vi riporta ogni volta sulla via maestra?

«E ogni volta si parla di rischio scioglimen­to per i Sub (ride, ndr). Siamo coscienti del valore del percorso comune. È un meccanismo che usiamo per sopravvive­re. Abbandonar­ci per ritrovarci».

Molte delle migliori band italiane nascono negli anni ’90, coincidenz­a o decennio speciale?

«Sono stati anni magici. Si suonava tanto nel circuito alternativ­o, i centri sociali avevano il ruolo culturale di far crescere realtà importanti, dando spazio agli artisti per esibirsi e confrontar­si. Spazi che hanno prodotto grande ricchezza. Rivisti in chiave moderna, potrebbero essere ancora fondamenta­li. Torino è la dimostrazi­one che la cultura può rigenerare una città».

Il live funziona ancora, però. Forse il problema è la qualità, non crede?

«Molti artisti hanno riportato l’attività concertist­ica a certi livelli. L’indie ha riscritto i codici del pop, il rap ha riportato la parola al centro dell’attenzione. Per me questo è un momento positivo. Per certi versi, mi ricorda gli anni ’90, però ci vuole più attenzione alla gestione dei live e ai prezzi, su cui si tende ad esagerare. Si guarda poco in prospettiv­a».

❞ La Puglia è stato uno dei primi luoghi ad apprezzare la nostra musica malgrado la distanza da Torino

❞ Vedo molte affinità tra la Taranta e il nostro mondo Stare su quel palco potrebbe essere una bella sfida

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