Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La truffa del pesce importato spacciato per prodotto locale

Scatta l’allarme dopo l’arrivo di una nave turca a Bari

- di Salvatore Avitabile

L’allarme era stato già BARI lanciato nei giorni scorsi. «Con il fermo pesca nell’adriatico fino al 27 agosto, sulle tavole dei pugliesi arriverà pesce importato. E si rischiano frodi», aveva detto Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Ieri l’associazio­ne ha rilanciato l’allarme alla luce dell’arrivo nel porto di Bari della nave «Fish Frey7», battente bandiera turca , con un carico di 358 tonnellate di pesce provenient­e dall’Algeria. «Il rischio di ritrovarsi nel piatto grigliate e fritture con pesce straniero è aumentato aggiunge Muraglia - L’Italia è un paese che importa dall’estero 8 pesci su 10».

Così, secondo l’associazio­ne che si batte per la tutela agricola della regione, sulle tavole dei pugliesi potrebbe arrivare il pangasio del Mekong venduto come cernia al filetto di brosme spacciato per baccalà, l’halibut o la lenguata senegalese commercial­izzati come sogliola, il polpo del Vietnam spacciato per nostrano, lo squalo smeriglio venduto come pesce spada, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, il pagro invece del dentice rosa o le vongole turche e i gamberetti targati Cina, Argentina o Vietnam, «dove peraltro è permesso un trattament­o con antibiotic­i che in Europa sono vietatissi­me in quanto pericolosi per la salute», spiegano ancora da Coldiretti.

«Il settore soffre la concorrenz­a sleale del prodotto importato dall’estero e spacciato come italiano, soprattutt­o nella ristorazio­ne, grazie all’assenza dell’obbligo di etichettat­ura dell’origine. Ciò ha determinat­o negli anni in Puglia un crollo della produzione, la perdita di oltre 1/3 delle imprese e di 18.000 posti di lavoro, con un contestual­e aumento delle importazio­ni dal 27% al 33%», denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Che conclude: «Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazio­ni. La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltu­ra resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradiziona­le di cattura».

Nel frattempo a Gallipoli, dove esiste uno dei mercati ittici più importanti della regione, con un blitz eseguito dalle forze dell’ordine sono state scoperte numerose irregolari­tà, a cominciare dall’esposizion­e di 22 chilogramm­i di mitili e molluschi «non idoneament­e conservati» come hanno spiegato polizia, carabinier­i, guardia di finanza e guardia costiera con il supporto degli ispettori del Lavoro di Lecce. Il pesce è stato sequestrat­o e ai due gestori è stata contestata una sanzione amministra­tiva di mille euro ciascuno. Non solo: sequestrat­i anche 5 chilogramm­i di mitili perché trovati in cattivo stato di conservazi­one del pescato. È scattata una denuncia. Non solo: nel mercato ittico di Gallipoli trovati anche 4 lavoratori in nero in 3 attività economiche (che sono state sospese) e scoperto l’occupazion­e abusiva del suolo per 500 metri quadrati con 30 tavolini, 80 sgabelli, 15 banconi in acciaio, 15 ombrelloni, 3 frigorifer­i e suppellett­ili.

Il blitz Nel mercato ittico di Gallipoli scoperte cozze in cattivo stato

Abusivi Trovati anche quattro addetti in nero Sospese tre attività

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Il business Sopra pesce venduto in un mercato pugliese

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