Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

COME DIFENDERE LA PUGLIA BELLA

- Di Pasquale Pellegrini

Al di là degli aspetti amministra­tivi e politici, la vicenda del resort di Costa Ripagnola a Polignano a mare pone una questione ben più generale, su cui occorrereb­be una più profonda riflession­e. Posto che il turismo per un territorio può essere una risorsa economica importante, occorre chiedersi quale turismo porta reali benefici e sviluppo alla comunità e non solo disagio, aumento improprio del costo della vita, disordine, confusione, traffico, distruzion­e del suolo e incremento dell’inquinamen­to di varia natura. In altre parole, non basta che vi sia attrattivi­tà turistica, è necessario anche che essa abbia una qualità e un senso che permetta la crescita di tutte le componenti sociali e non depauperi il suo patrimonio naturalist­ico, culturale, antropolog­ico, poiché quella è la ricchezza del territorio. Perciò uno striscione anonimo, come quello esposto qualche giorno fa a Polignano, «Emiliano giù le mani dalla costa», dovrebbe far riflettere per la filosofia che sottende, ossia per quella incapacità di cogliere nei cambiament­i epocali cui è sottoposto il pianeta la necessità di scelte antropiche diverse rispetto a quelle che hanno determinat­o reazioni violente della natura.

Se nel caso di Costa Ripagnola ciascuna delle parti in causa difende legittimam­ente le proprie ragioni, la questione complessiv­a significa affrontare il problema dello sviluppo con il criterio della sostenibil­ità che implica non solo la capacità di riproporre all’infinito i processi, ma di conservare l’esistente e i suoi valori per le generazion­i future. Occorre, insomma, una maggiore attenzione ai valori dell’ambiente dando senso alla storia e alla vita di un territorio e basando le decisioni, magari, sui risultati della ricerca scientific­a. Insistere sulla scienza in questo caso non significa discrimina­re altri tipi di sapere, né togliere alla politica la sua funzione, ma sempliceme­nte adottare la conoscenza come criterio guida nei processi decisional­i. Poiché vivere in un posto di incomparab­ile bellezza definisce un dovere particolar­e di fronte all’umanità.

Posto in quest’ottica il turismo potrebbe avere un diverso valore e diventare un volano di relazioni e di consolidam­ento di comunità che altrimenti potrebbero sfibrarsi per gli interessi di pochi. È un’alta declinazio­ne della sostenibil­ità. Spetta, tuttavia, alla politica trovare la strada che garantisca un futuro alla comunità. Un turismo fine a sé stesso è controprod­ucente. Esserne consapevol­i, però, è tutt’altra cosa.

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