Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Pronto soccorso Sì dei politici ai neolaureati
Medici neolaureati e non BARI ancora specializzati nei pronto soccorso degli ospedali della Bat? La decisione del direttore generale della Asl, Alessandro Delle Donne, per far fronte alla carenza di personale, non piace all’Ordine dei Medici, ma raccoglie consensi unanimi dal mondo della politica. Seppur con sfumature diverse, sia in maggioranza sia dai banchi dell’opposizione, si è levato un coro di approvazione per la scelta adottata dalla Azienda Sanitaria che, secondo il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei Medici chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli, sarebbe al limite della legge. «Qual è l’alternativa? – si chiede Paolo Pellegrino (La Puglia con Emiliano), consigliere delegato per l’edilizia sanitaria e vice presidente della commissione sanità in Regione - Io avrei fatto lo stesso se fossi stato ancora direttore generale. Se c’è l’impossibilità di reperire specialisti mi pare che questa sia una soluzione non ottimale ma che serve almeno ad affrontare il problema. Una proposta coraggiosa che andrebbe sostenuta». Appena più cauto Ignazio Zullo, capogruppo di Dit ma anche medico di professione: «Fa bene l’Ordine dei Medici a richiamare il direttore generale della Asl Bat, Alessandro Delle Donne, al rispetto della legge che prevede che per essere assunti nella Sanità Pubblica è necessaria la Specializzazione. Ma siamo in uno Stato in cui regna l’ipocrisia: da un lato leggi giuste che mirano alla specializzazione dei medici, dall’altra l’incapacità di dare attuazione alle leggi per carenza di posti di specializzazione per i medici neolaureati. Di mezzo i poveri Direttori Generali chiamati
ad assicurare i servizi. Per questo, da medico e da dirigente di Asl prima ancora che consigliere regionale, io sto con Delle Donne. Al suo posto avrei preso la stessa decisione».
Zullo, in versione tecnicopolitico, ricorda anche una mozione che potrebbe risolvere almeno in parte il problema: «Ogni anno ci sono in Italia 20.000 laureati che non riescono a entrare nelle Scuole di Specializzazione e vanno all’estero. Di fatto loro la formazione la fanno nei reparti dove lavorano da anni: e allora perché non farli tornare in Italia consentendogli di fare uno o più esami e conseguire la Specializzazione richiesta da noi?». Anche Fabiano Amati (Pd), presidente della Commissione Bilancio e protagonista di una battaglia per abbattere le liste d’attesa, è favorevole all’iniziativa. «Cosa dovrebbero fare i direttori generali? Chiudere i pronto soccorso o lasciarli aperti con turni di un solo medico? I contratti - chiarisce Amati saranno pure discutibili sul piano normativo, ma non sottoscriverli sarebbe ingiusto, perché si chiuderebbe un servizio salva vita. Se non ci fosse la solita inerzia conservatrice avremmo il Governo regionale impegnato a richiedere al Consiglio di rimanere aperto per approvare la legge sull’agenzia regionale emergenza-urgenza, l’assessorato regionale aperto per deliberare una condotta uniforme dei contratti per medici di pronto soccorso, gli ordini professionali aperti e impegnati a combattere per caldeggiare la modifica degli statuti delle Scuole di Specializzazione».
È per misure drastiche anche il consigliere Mario Conca, del Movimento 5 Stelle che segue da anni lo stato di salute della sanità targata Michele Emiliano (governatore e assessore al ramo): «Io lo vado proferendo da tempo - attacca il pentastellato -, i medici abilitati devono essere assunti e poi fare la specializzazione sul campo come avviene in Svizzera e in Germania che , invece, investono sui nostri giovani. Bisogna rivoluzionare il sistema».
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Paolo Pellegrino Non c’è l’alternativa Avrei fatto lo stesso se fossi stato ancora direttore generale