Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La pacifica invasione dei migranti nelle statue in ceramica di Agrimi
«Mozzafiato» è il titolo della mostra dell’artista tranese in corso a Conversano Una riflessione sulla condizione umana attraverso lavori giocosi e tematiche scottanti
Sono più che calzanti gli attributi, ironico, autoironico, irriverente, sfrontato, insolente, che la curatrice Lia De Venere sceglie per presentare Mozzafiato, l’ampia personale di Dario Agrimi, ospitata alla galleria Cattedrale di Conversano fino al prossimo 30 settembre. Sufficientemente esaustivi di una ricerca che l’artista pugliese curva, con la suddetta dose ludica, su serissime questioni del nostro presente. Un tema a caso, i migranti, che decide di affrontare sciorinando una gradevole teoria di statuine in ceramica di gusto leziosamente rococò ma, in ossequio al soggetto, rigorosamente nere, disposte in una pacifica invasione sulle mensole che perimetrano lo spazio espositivo. Oppure trattando le emergenze sociali del capitalismo avanzato, vedi gli homeless, proposti nello spiazzante realismo di una mendicante, faccia a terra perché piegata irrevocabilmente dalla marginalità. Per alcuni dei suoi soggetti trae invece significativi suggerimenti dalla scultura del passato, da cui preleva modelli iconici di facile riconoscibilità. Per esempio una vezzosa coppietta di amanti, in stile Capodimonte, efficacemente svecchiata dal tono «splatter» del braccio tranciato e sanguinante del povero innamorato; oppure cammei di foggia neoclassica con leggiadri figuranti che sfoggiano però un’incongrua e vistosa peluria o, infine la statuetta di una Venere preoccupata di cambiarsi i calzini piuttosto che di mostrare la perfetta e modulare anatomia del suo corpo classico (Cambio di stagione 2019).
In altri casi Agrimi ci mette letteralmente la faccia, come un altro artista, il planetario Cattelan (vicino per soluzioni formali e approcci), quando si autopropone in versione salvifica nei panni del Nazareno improbabile, un neo Jesus Christ Superstar in sornione atteggiamento accogliente; o quando il suo volto, come una sindone, appare sul dorso di una pila di 2500 fogli A4. Riassuntiva di questo percorso espositivo, l’opera La fede è la soluzione più semplice è una giara da cui fuoriescono due mani iperrealiste, aggrappate vigorosamente al bordo per non soccombere. Evidenti e volute le memorie pirandelliane richiamate dal contenitore, che Agrimi incrocia, in un efficace compendio plastico, con le inquiete chimere di un’umanità alle prese con drammi ed esistenze precarie.
L’artista conferma dunque una linea di lavoro coerente, aperta al dialogo multiculturale e anche attiva sul territorio, avvalorata e incanalata, di recente, nel laboratorio da lui curato per il Museo Pascali di Polignano a Mare (in mostra fino al 25 agosto), nell’ambito del progetto Monet Culture in MOtion (Interreg IPA Programma CBC Italia-AlbaniaMontenegro), con la pugliese Francesca Speranza, la molisana Ivana Volpe e i giovani artisti dei paesi partner, Vlatka Vujoševic dal Montenegro e Ermal Rexhepi dall’ Albania. E non è tutto. A Bari al Teatro
Una vezzosa coppietta di amanti svecchiata dal tono «splatter» del braccio tranciato
Margherita nell’anticipazione della rassegna On Board, che si terrà a settembre a Monopoli, Agrimi espone, in una collettiva sul tema del Mediterraneo, bacinelle bianche con olio nero, macabri contenitori da cui emergono pezzi anatomici, come da un mare nero che restituisce resti di migranti. Il primo settembre, inoltre, sarà il protagonista del talk Discorso sul nulla in programma a Conversano, alle 19.30 nel Giardino dei Limoni, evento inserito nell’ambito della quinta edizione di Contempo, festival di arte e cultura contemporanea che conta su un nutrito programma di mostre e di concerti distribuito tra Conversano e Monopoli.