Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Museo vuoto, l’ira del Salento
Monta la rabbia per il Castromediano, inaugurato a giugno ma privo di opere esposte
Intellettuali, imprenditori e politici in rivolta per il museo Castromediano di Lecce, inaugurato il 22 giugno ma ancora vuoto. «Il Castromediano spoglio è il segno di una politica culturale che manca», hanno spiegato.
Cattedratici, intellettuali, associazioni, politici: in tanti esprimono sdegno e incredulità per il fatto che il museo Sigismondo Castromediano sia stato inaugurato e aperto al pubblico completamente vuoto, privo delle sue collezioni archeologiche e dei suoi tesori culturali. Si dice «esterrefatto» il professore Paul Arthur, direttore della scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’università del Salento: «Non ci posso credere che il museo sia vuoto. Il Castromedumanie? ano è un gioiello, mYoark, lti non sanno nemmeno che esiste. I turisti ignorano cosa ci sia dentro e questo accade perché non lo si promuove. Una persona che arriva all’aeroporto di Brindisi vede una bellissima mostra sull’archeologia sudicina bacquea, ma nulla sullo scrigno leccese che custodisce le testimonianze storiche più spettacolari della terra salentina».
Il Castromediano, co-gestito da Provincia di Lecce e Regione Puglia, dopo i lavori di ristrutturazione è stato inaugurato con una grande festa il 22 giugno scorso, alla presenza di numerose autorità, tra cui l’assessora regionale all’Industria turistica e culturale, Loredana Capone, il presidente della Provincia, Stefano Minerva, il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, il direttore del Polo biblio-museale di Lecce, Gigi De Luca. La struttura è stata, quindi, aperta ai visitatori con orario continuato, dalle nove del mattino a mezzanotte, e tre dipendenti fissi, malgrado le sale siano completamente vuote, così come le teche e gli spazi espositivi, fatta eccezione per un’opera d’arte contemporanea al terzo piano e per la Colonnina di Patù, reperto di origine messapica, al primo piano.
Tutto il ricco patrimonio museale, costituito da preziose collezioni numismatiche, archeologiche, pittoriche è rimasto chiuso nei depositi. Stupiti davanti al nulla i visitatori girano le spalle e vanno via contrariati. Andrea Carlino, professore di Storia della meall’università di Ginevra e presidente dell’associazione «Laculturachevince», salentino di nascita, oltre che attento osservatore delle vicende leccesi, è molto duro: «Il museo vuoto è la metafora dell’inconsistenza di una politica culturale ormai allo sfacelo. Una politica di facciata, tra Belen alla Notte della Taranta e inaugurazioni senza senso». L’associazione Vivere Lecce interviene con il suo presidente Beppe D’Ercole: «L’incredibile inaugurazione dei muri del museo Castromediano è il sintomo del malessere italiano. Perché non attendere e inaugurare veramente fra un paio di anni? Avranno pensato che qualche oligarca poteva perdersi l’inaugurazione»? Tra i politici, l’ex sindaca Adriana Poli Bortone, oggi consigliera comunale del gruppo misto, è assai tagliente: «La cultura è una cosa che si pronuncia soltanto tra gli appartenenti alla setta dei radical chic, niente di più. Io sono dell’idea che per fare politica culturale a Lecce occorre creare una fondazione».
Si fa sentire anche il movimento Regione Salento con il presidente Paolo Pagliaro, Tina Rizzo De Giovanni ed Elisabetta Branco, rispettivamente a capo dei dipartimenti Cultura e Turismo dell’organismo: «Che vergogna! La domanda che rivolgiamo ai responsabili è una sola: cosa avete intenzione di fare? La Puglia e il Salento per colpa vostra stanno facendo una figura orrenda e la notizia corre in rete, sul web, sulle recensioni di TripAdvisor e in tutto il mondo ci ridono dietro. Perché fare marcire in magazzino, o chissà dove, i reperti messapici e attici e le sculture, i dipinti degli artisti salentini? Oltre a sfregiare la cultura del nostro Salento si offende anche la sensibilità e l’intelligenza di chi ama arte e cultura e sceglie Lecce e il Salento come meta delle vacanze anche e soprattutto per scoprire i nostri tesori».
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Paul Arthur, archeologo Non ci posso credere: è un gioiello che custodisce le testimonianze più spettacolari del Salento