Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
CULTURA DEBOLE E CARENZA DI IDEE
Nell’orgia di un turismo inseguito soprattutto affinché porti danaro agli alberghi e ai commercianti, si scopre che il museo Castromediano di Lecce è stato inaugurato, ed è anche dotato di aria condizionata, a vantaggio dei visitatori della non-arte e non-storia. Non-arte e non-storia; questa è oggi l’immagine di uno spazio vuoto di idee e di organizzazione, segno politico della cultura nella nostra regione. Non si tratta dell’unico caso di arte assente; vi è il restauro – mediocre – del Margherita di Bari, che ha sortito solo qualche atto di luci elettroniche, mimo di un’arte ignorata. E vi è anche la chiusura indefinita della sala liberty del Kursaal Santalucia, oppure l’assenza del teatro Piccinni, sempre ri-nascituro e sempre sottratto alla cittadinanza. Ecco tanti segni di cattiva amministrazione e di oblio culturale, difronte alla necessità di coesione sociale, impedita dalla parcellizzazione della vita pubblica e privata. E c’è dell’altro, se osserviamo i cavi elettrici che si allungano come serpi sulle facciate del prezioso e fragile barocco leccese. Anche qui interviene un modello dimissionario, un invito ad accontentarsi del turismo distratto e chiassoso, che spinge le notti estive di tutta la regione a finire nel cibo, o davanti a qualche spettacolo di musica non proprio di pregio. Dobbiamo imparare ad essere più esigenti, molto più esigenti, guardando a quanto si fa altrove, dalla stagione lirica dell’Arena di Verona, al festival pucciniano di Torre del Lago, a esperienze di poesia e di jazz di qualità, in mille e mille piazze medioevali o nelle marine di tanti Comuni, troppi per essere citati. La stessa continuità del festival della Valle d’Itria – felice eccezione pugliese – ci insegna che basta un bel palazzo storico, un atrio di masseria – a Lecce esistono due anfiteatri romani – una piazza architettonica, per riempire la bella stagione di musica nobile, di prosa e di rassegne di artisti di rilievo, miele per il palato di tanti stranieri. Ma ci vuole la volontà di allargarsi su scala regionale, ridimensionando la sagra della pizzica, affascinante ma ben lontana dall’essere il riassunto della Puglia. Ci vuole, insomma, più sensibilità istituzionale, ci vuole una politica culturale più organica e di competenze, che è altro dalla preparazione di alcuni cosiddetti eventi, quand’anche validi, insufficienti per un discorso di maggiore ambizione e di più lungo respiro. La verità è che il turismo può essere un importante momento produttivo di arte e di intelligenza civile; ma così com’è, non va oltre il solo consumo del territorio.