Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Sepolture e resti di una casa dell’antica Ugento
Il «ventre» di Ugento restituisce ancora una volta pezzi di Storia: scheletri, sepolture ed altri importanti reperti – alcuni dei quali collocabili tra il III ed il I secolo avanti Cristo - che potrebbero fornire nuove indicazioni utili alla ricostruzione della storia della cittadina messapica.
La nuova scoperta archeologica è stata effettuata nel borgo antico del comune salentino, durante alcuni saggi disposti dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Lecce, Brindisi e Taranto, che sono stati eseguiti tra aprile e giugno scorsi in un terrapieno, all’interno di una proprietà privata, sul quale erano stati notati numerosi frammenti ceramici in
superficie, che lasciavano intendere la possibile presenza di resti interrati.
Oltre ad alcune strutture murarie databili ad epoca medievale ed alle fondamenta di una probabile abitazione risalente al XIII o XIV secolo, la terra ha restituito anche tre scheletri di adulti, deposti in momenti successivi all’interno di una fossa in nuda terra, che sono stati rinvenuti in connessione anatomica. Ma anche monete, una lucerna ed altri oggetti facenti parte del corredo funebre, tra cui una «oinochoe» in vernice nera – contenitore per mescere il vino – perfettamente conservata e con corpo baccellato, databile ad epoca ellenistica. E ancora un pozzo interrato di età medievale, una tipica «trozzella» messapica, un vasetto miniaturistico acromo (questi ultimi due forse risalenti al III secolo a.C.) e frammenti di un unguentario, porta profumi, un chiodo oltre che frammenti di una spilla e di una fibbia in bronzo.
All’interno della tomba riportata alla luce, risalente con ogni probabilità all’età romano-repubblicana, sono state inoltre rinvenute una lucerna a pasta grigia e quattro monete in rame, tutte non ancora leggibili: tre di esse, con un diametro maggiore, potrebbero risalire all’epoca romana; la quarta, più piccola, forse riconducibile al conio ugentino. «Il contesto – fanno sapere dalla Soprintendenza – sembra testimoniare il riuso della fossa sepolcrale da parte di un gruppo familiare, che ha poi tramandato la propria memoria lungo almeno due secoli, dall’età messapica all’epoca della dominazione romana».
Gli scheletri rinvenuti all’interno della sepoltura, nei prossimi mesi, saranno oggetto di studi approfonditi.