Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Sepolture e resti di una casa dell’antica Ugento

- Claudio Tadicini

Il «ventre» di Ugento restituisc­e ancora una volta pezzi di Storia: scheletri, sepolture ed altri importanti reperti – alcuni dei quali collocabil­i tra il III ed il I secolo avanti Cristo - che potrebbero fornire nuove indicazion­i utili alla ricostruzi­one della storia della cittadina messapica.

La nuova scoperta archeologi­ca è stata effettuata nel borgo antico del comune salentino, durante alcuni saggi disposti dalla Soprintend­enza Archeologi­a Belle Arti e Paesaggio per le province di Lecce, Brindisi e Taranto, che sono stati eseguiti tra aprile e giugno scorsi in un terrapieno, all’interno di una proprietà privata, sul quale erano stati notati numerosi frammenti ceramici in

superficie, che lasciavano intendere la possibile presenza di resti interrati.

Oltre ad alcune strutture murarie databili ad epoca medievale ed alle fondamenta di una probabile abitazione risalente al XIII o XIV secolo, la terra ha restituito anche tre scheletri di adulti, deposti in momenti successivi all’interno di una fossa in nuda terra, che sono stati rinvenuti in connession­e anatomica. Ma anche monete, una lucerna ed altri oggetti facenti parte del corredo funebre, tra cui una «oinochoe» in vernice nera – contenitor­e per mescere il vino – perfettame­nte conservata e con corpo baccellato, databile ad epoca ellenistic­a. E ancora un pozzo interrato di età medievale, una tipica «trozzella» messapica, un vasetto miniaturis­tico acromo (questi ultimi due forse risalenti al III secolo a.C.) e frammenti di un unguentari­o, porta profumi, un chiodo oltre che frammenti di una spilla e di una fibbia in bronzo.

All’interno della tomba riportata alla luce, risalente con ogni probabilit­à all’età romano-repubblica­na, sono state inoltre rinvenute una lucerna a pasta grigia e quattro monete in rame, tutte non ancora leggibili: tre di esse, con un diametro maggiore, potrebbero risalire all’epoca romana; la quarta, più piccola, forse riconducib­ile al conio ugentino. «Il contesto – fanno sapere dalla Soprintend­enza – sembra testimonia­re il riuso della fossa sepolcrale da parte di un gruppo familiare, che ha poi tramandato la propria memoria lungo almeno due secoli, dall’età messapica all’epoca della dominazion­e romana».

Gli scheletri rinvenuti all’interno della sepoltura, nei prossimi mesi, saranno oggetto di studi approfondi­ti.

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Nell’immagine alcuni reperti ritrovati: tre scheletri di adulti, deposti in momenti successivi all’interno di una fossa in nuda terra

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