Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il Politecnico di Bari rilancia i motori elettrici «Benzina e metano inquinano come il diesel»
Imotori a benzina e metano inquinano quanto il bistrattato diesel, almeno per quanto riguarda le emissioni di particolato. Emerge dall’attività scientifica di un gruppo di ricercatori del Politecnico di Bari, che ha partecipato a Capri ad un simposio di Sar-Na, una delle due sezioni Italiane della Sae International (l’associazione internazionale degli ingegneri dell’automotive) in collaborazione con la Clemson University e il Cnr di Napoli. «Il nostro gruppo di ricerca – chiarisce Riccardo Amirante, ordinario di Macchine e Sistemi per l’Energia e l’Ambiente nel Politecnico barese – ormai da qualche anno è impegnato nella comprensione dei meccanismi di formazione del particolato ultrafine (le cosiddette nanoparticelle) ben più sottile e pericoloso di quello Pm10 e Pm2.5 derivante dall’utilizzo dei motori a combustione interna. Nella fattispecie dai nostri studi sperimentali e numerici si evidenziano che anche motori che utilizzano combustibili quali benzine e metano producono quantità significative di tali particelle in ragione soprattutto del contributo derivante dall’olio di lubrificazione indispensabile per il corretto funzionamento del motore stesso. Paradossalmente tali emissioni vengono rilasciate in maggiore quantità proprio nei percorsi con ricorrenti stop and go dei motori ad accensione per scintilla, quali ad esempio i percorsi urbani».
Per questo motivo gli studi stanno andando avanti per cercare di capire i meccanismi di formazione di questa tipologia di particolato, dato che le emissioni dei veicoli possono contribuire fino all’85% del numero di particelle che si ritrovano, sospese in atmosfera, proprio nelle città. «L’attività di ricerca posta in essere – dice Amirante – mira a fornire gli strumenti di simulazione per i progettisti atti a riprodurre le dinamiche di formazione del particolato nei motori ad accensione comandata, con lo scopo di minimizzarne la loro formazione e la diffusione nell’ambiente». L’obiettivo finale, ovviamente, è arrivare alla sostituzione dei motori a combustione con quelli elettrici. La scarsa disponibilità di stazioni di ricarica (per ora 3000 circa in Italia, seppur in ascesa) e l’impossibilità di disporre a prezzi contenuti di pacchi batteria ad altissima efficienza ed altissima capacità (maggiori di 100 kWh con autonomie maggiori di 500 km), rendono però difficile che il traguardo possa essere raggiunto in pochi anni.
«Appare dunque ragionevole – conclude il prof - ritenere che lo sforzo tecnologico posto in campo potrà e dovrà determinare a breve cambiamenti a step, che riguarderanno l’intera mobilità, con evidenze più notevoli proprio a partire dai segmenti della mobilità urbana (mobilità su due ruote con e-bike e citycar elettriche) già in corso di sperimentazione proprio nell’ambito di un progetto europeo dello stesso Politecnico di Bari».
Professionalità Il professore Amirante «Lo scopo dello studio è bloccare la diffusione nell’ambiente» L’attività dei ricercatori si concentra sulla formazione delle nanoparticelle Sono più sottili del pm10