Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Una terra ridotta a «inflazionata bellezza»
Una terra «ridotta a insulsa e inflazionata bellezza». Ferita prima di tutto dagli aggettivi. Il panorama? «Bellissimo, magnifico, suggestivo, pazzesco. Mozzafiato». Aggettivi che riempiono la bocca dei turisti e restano «incollati al paesaggio, rendendo quei luoghi un po’ alla volta posticci ed estranei» per chi ci vive. Così vede Matera la pm Imma Tataranni, combattiva protagonista della serie di gialli creata da Mariolina Venezia e pubblicata da Einaudi (oggi in libreria il nuovo Via del riscatto). È una lettura assai lucida, quella della scrittrice lucana che la sua città l’ha lasciata da tempo, ma senza troncare le radici. A Matera Mariolina Venezia torna spesso e nel nuovo libro ne denuncia l’irreversibile perdita di identità. Imma Tataranni dà voce a questa insofferenza alla trasformazione della città in un enorme parco giochi, con le quotazioni dei Sassi che salgono alle stelle e l’avidità di chi cerca di accaparrarsi almeno le briciole di un grande affare basato più sull’immagine che sulla sostanza. Dentro questo scenario si muove la pm che in Via del riscatto affronta il caso dell’omicidio di un agente immobiliare maneggione, trovato morto in un palazzo nobiliare in rovina, della cui vendita si stava occupando con scarso successo. Imma Tataranni è davvero un bel tipo: l’autrice l’ha tratteggiata con cura e coerenza. A ogni episodio della serie, la pm assume una fisionomia sempre più dettagliata e non delude i suoi ammiratori. Mariolina Venezia ha sfrondato dagli stereotipi il personaggio: Imma non è bella, bassa com’è si inerpica su tacchi vertiginosi; non sa vestirsi, esibisce abbinamenti improbabili di capi comprati al mercatino. È sbrigativa e pratica. Eppure ha un suo innegabile fascino, per la determinazione, l’intelligenza, gli ideali. E per un tipo di femminilità controcorrente. La Tataranni non si perde mai d’animo. E sa concedersi, più o meno virtualmente, qualche distrazione dal matrimonio che pure è abbastanza funzionante e felice nella norma. In pratica, è lei (e non il marito) a sfoggiare un lato da «farfallona», contro ogni luogo comune che vuole l’eroina casta e pura nonché immune alle tentazioni. Tutto questo raccontato nelle lingua tagliente e veloce di Mariolina Venezia, che impasta sapientemente parlato, gergo dialettale lasciando spazio talvolta perfino a squarci lirici. Del resto, anche l’intensa saga familiare Mille anni che sto qui, che le valse il Campiello nel 2007, era costruita su una mescolanza di registri e toni. E, soprattutto, in ogni romanzo dell’autrice lucana non manca il graffio di una commossa e illuminante ironia.