Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
QUELLE DOMANDE SENZA RISPOSTA
C’è fermento nell’opinione pubblica, a proposito delle Regionali di Puglia, ora ripiegate in una geometria rischiosa, soprattutto per il centrosinistra. Da un lato spicca il “grido solitario” di Emiliano, che teme di raccogliere il frutto ostile di cinque anni di trasformismo; per una sorta di esorcismo a se stesso, egli rassicura il mondo che vincerà comunque, sia pure da solo contro tutti. È pur vero che il presidente uscente dispone di varie truppe di ventura, compresa la recente formazione dell’ex senatore Cassano, più l’Udc e altri frammenti sparsi. Ma allora parliamo di una chiamata estrema per tentare di evitare la disfatta, più che di una vista a lungo raggio. In un altro fianco dei giochi, vi è il bisbiglio di frange a sostegno dell’attuale giunta regionale, che comprensibilmente cercano di emergere come un soggetto in grado di un’alternativa, ultimi rami di un Ulivo senza più memoria; ma è uno sforzo parziale rispetto all’idea di un cambiamento coraggioso.
Poi – ecco il terzo lato del confuso triangolo in movimento – spunta il bisogno della maggioranza al governo del Paese, di mostrare la sua robustezza anche nel Mezzogiorno, tanto più che la Puglia, alla svolta delle sue Regionali, non scoppia di felicità. E allora anche al sole pugliese si potrebbe tentare la carta tattica dell’alleanza preventiva Pd/5Stelle, magari subito dopo l’imminente collaudo del voto in Umbria.
Resta più in lontananza la giostra delle primarie, ad oggi schiacciate fra quattro spinte diverse: le forze di un “Emiliano per sempre”, i conati di candidature a sinistra del Pd, per ora abbozzate e quasi latenti, la libertà di chiunque di candidarsi, e infine l’imbarazzo del Pd, che in fondo non si decide a darsi un indirizzo leggibile, cioè non si decide a scegliere. Si capisce bene che la destra, e soprattutto la Lega, adesso possano nutrire maggiori speranze in una confusione così intricata e così esposta all’autodistruzione; ma il peggio è che da nessuna parte sia venuto finora uno straccio di risposte alle domande della Puglia, compresa la lotta al crimine organizzato. Inoltre, vi è il rischio che una trama così complicata, tradisca l’assenza della vera politica, che vuol dire lo sforzo di ricucire il rapporto fra voto e società reale, ovvero fra istituzioni e consenso popolare, anima della nostra democrazia, al Parlamento come nelle regioni. C’è qualche lato dell’affollata geometria prima accennata, che si preoccupi dell’essenza di ogni occasione elettorale? Se esiste, abbiamo tutti bisogno che si manifesti, presto e con una grande proposta.