Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il troppo stroppia

- Marco Demarco

Joker non è più super. Non ha più i poteri dell’anti-eroe. È anzi tragicamen­te mondano, appartiene alla sofferente umanità delle periferie sporche e violente, della marginalit­à sociale, del welfare negato, delle famiglie disfunzion­ali. Assomiglia a Travis Bickle di Taxi driver, ma non è come il personaggi­o di Scorsese, perché noi spettatori sappiamo che ha una storia diversa, sovrumana. Aspettiamo, dunque, che questa storia si manifesti. E invece, ecco la sorpresa. Ora Joker non solo non riesce a uscire dalle dimensioni di questo mondo, come gli è successo in tutti i film del passato, ma addirittur­a resta intrappola­to nel suo stesso corpo: il tumulto emotivo gli tende i muscoli e gli sposta le vertebre, ma non lo trasforma mai del tutto. Non è più super. È minor. Joker vorrebbe parlare, vorrebbe comunicare, ma le parole in lui sono rare e dolorose, seppellite da una risata patologica. L’ultimo Joker è talmente nel mondo che finisce per rappresent­arlo. Il suo è davvero lo stesso mondo malato di Greta Thunberg. Troppo diseguale, troppo abbondante per pochi e troppo povero per molti. E il troppo, si sa, stroppia. Ogni eccesso è negativo. L’eccesso guasta la quantità, la deforma, la corrompe. Proprio come succede al corpo straordina­riamente recitante di Joaquin Phoenix. Ma c’è un problema. Anche questo film di Todd Phillips dice troppo, tanto da apparire a molti come un trattato di sociologia o un pamphlet politico. E il troppo trattiene la fantasia. Così anche noi, paradossal­mente, rimaniamo intrappola­ti in una tesi che non lascia spazio all’immaginazi­one ma solo alla disperazio­ne. E se il destino è segnato, se è nelle cose – come del resto già si vede nel film – che Joker diventi una moltitudin­e, a che serve combattere? Se la storia è lineare, perché darsi da fare? È il limite di tutte le visioni apocalitti­che. Se poi arriverà Batman a tirarci fuori dai pasticci non possiamo saperlo. Qui non si è visto. Meglio: noi spettatori che sappiamo tutto lo abbiamo intravisto. Ma era lui? Chissà.

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