Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
In 32 a processo per la Norman Ma incombe il rischio prescrizione
Dopo cinque anni dalla tragedia il gip decide il rinvio a giudizio Alcuni reati sulla sicurezza dei lavoratori potrebbero decadere
«E’ un primo importantissimo BARI risultato, una certificazione sulla gravità delle condotte poste in essere non solo dall’equipaggio a bordo ma soprattutto da parte degli armatori, che in questo processo sono chiamati a rispondere delle loro condotte con l’aggravante della colpa cosciente». Massimiliano Gabrielli, componente del pool di avvocati «Giustizia per Norman Atlantic», commenta così il rinvio a giudizio disposto dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Bari, Francesco Agnino, di tutti i 32 imputati (tra cui due società) nel procedimento per il naufragio della motonave Norman Atlantic, avvenuto il 28 dicembre 2014 nel canale d’Otranto a seguito di un incendio scoppiato a bordo. Nell’incidente morirono 31 persone (19 delle quali mai ritrovate e due, probabilmente clandestini, mai identificati) e altri 64 passeggeri rimasero feriti.
Una tragedia che sembra di rivivere ad ogni udienza. E che Gabrielli, che rappresenta una trentina tra familiari delle vittime e naufraghi, commenta con parole durissime: «Nella piena consapevolezza di aver elevato il rischio a carico dei passeggeri – ha sostenuto l’avvocato all’uscita dal tribunale – gli imputati hanno accettato quel rischio pur di continuare a far girare la nave e far girare il loro registratore di cassa».
Il processo inizierà il 26 febbraio 2020 dinanzi alla II sezione del Tribunale di Bari nell’aula bunker di Bitonto. Saranno processati per i reati di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime contestati a vario titolo, oltre che per numerose violazioni sulla sicurezza e al codice della navigazione, Carlo Visentini della società Visemar, proprietaria del traghetto, i due legali rappresentanti della società greca Anek Lines, noleggiatrice della nave, il comandante Argilio Giacomazzi, 26 membri dell’equipaggio e le due società.
Il giudice ha accolto la richiesta della Procura di Bari al termine dell’udienza preliminare, dopo aver rigettato tutte le questioni preliminari sollevate dalle difese. Secondo le indagini coordinate dai pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, l’incendio che provocò il successivo naufragio partì da un camion frigo lasciato con il motore acceso perché non c’erano abbastanza prese di corrente. Una serie di negligenze e successivi errori (l’impianto antincendio non sarebbe stato idoneo e comunque attivato sul ponte sbagliato, l’allarme sarebbe stato dato in ritardo) avrebbe
La data
Il processo inizierà il 26 febbraio del 2020 nell’aula bunker di Bitonto
Le accuse
Fra le contestazioni: cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni
poi consentito al rogo di propagarsi nella nave fino a diventare indomabile.
Per l’avvocato Gaetano Castellaneta, co-difensore dell’armatore Carlo Visentini e della Visemar, «il decreto che ha disposto il giudizio non coglie a pieno tutto quello che era stato acquisito nell’incidente probatorio. Siamo certi che quello che poteva essere valutato sin da oggi emergerà con grande chiarezza» a dibattimento «sulla non responsabilità almeno dell’armatore, della Visemar e di alcuni altri imputati». Molti reati contestati, soprattutto in materia di sicurezza sul lavoro, rischiano però di andare in prescrizione.