Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Due uomini valorosi» Consoli e De Donato ricordati da Caldarola
Il giornalista parla del politico morto 30 anni fa e dell’editore scomparso lunedì. «Figli di un tempo che non c’è più»
Ricordi e addii per Giuseppe Caldarola. Il giornalista ha celebrato a Taranto i trent’anni dalla scomparsa del senatore Vito Consoli, protagonista innovativo della Sinistra pugliese. E domenica ci ha salutato Diego De Donato, tra gli artefici d’una Bari capitale della cultura.
Che cosa si perde?
«Un editore coraggioso, elegante, che ha rappresentato un’epoca tutta intera. Per la Sinistra italiana, soprattutto, è stata una fase di ricerca e di fuoriuscita dai canoni tradizionali. Le collane dei libri dedicati al cambiamento della vita economica, al ruolo del sindacato e degli operai, restano una grande testimonianza d’ intelligenza politico editoriale ».
Come inquadrare questa esperienza?
«Nel catalogo della De Donato c’erano i libri che meglio provano come una parte della Sinistra abbia cercato di misurarsi con le grandi novità della modernizzazione. Gli auto rierano comunisti, cattolici, liberali di estrazione azionista, le organizzazioni sindacali: penso a Bruno Trentine a tutta la scuola dei professori legata alla Cisl. Diego non si è però fermato all’industria: abbiamo testi di grande valore dedicati alle lotte bracciantili, alla modifica dei rapporti di forza nel mondo agricolo, alla modernizzazione e alle sue contraddizioni nei grandi centri urbani, nelle fabbriche, nelle campagne. La De Donato era una casa editrice sintonizzata con le esperienze avanzate del grande sindacalismo italiano».
Chi era lui?
«Diego De Donato sapeva circondarsi d’eccellenti collaboratori. A differenza dei suoi principali amici che collaborarono alla nascita della casa editrice, penso a Beppe Vacca, Mario Santostasi, Franco De Felice, non aveva però un debito con la cultura comunista, tanto meno con l’ ingraismo che era il tratto prevalente di quel gruppo. Diego guardava a una Sinistra larga: un uomo fuori dagli schemi interessato a personaggi come Fosco Maraini. Un elemento di curiosità che forse ha coltivato in solitudine e che sarebbe stato utile immettere in quel marxismo critico che era il perno della De Donato, arricchito da altre tendenze dell’area progressista. Lui è stato un protagonista d’una stagione, temo, molto sottovalutata: la compresenza d’una grande casa editrice leader, la Laterza, della De Donato che era una specie d’incursore nei territori nuovi della Sinistra e del neocapitalismo, della Dedalo di Raimondo Coga capace di confrontarsi, in particolare sul piano scientifico, con la cultura della Sinistra americana. Nell’editoria d’avanguardia la Puglia poteva competere con le principali regioni. E in questo consesso, Diego è stato un cittadino eccellente».
A Martina Franca un piccolo editore innovativo, Giuseppe Goffredo con le Edizioni Poiesis, ricorda nei Seminari di Marzo di cui è stato ideatore il senatore Vito Consoli, scomparso nel 1989.
«Vito è stato un esempio di come si deve fare politica: con intelligenza, cultura, grande generosità. A Taranto ho ricordato che un dirigente del Pci scrisse anni dopo il grande terremoto dell’Irpinia che mentre si aggirava cercando compagni che dessero una mano, s’imbattè in Vito Consoli che, da Martina Franca, era arrivato spontaneamente per fare esattamente quello: dare una mano. Lui è stato un dirigente sindacale imbevuto d’industrialismo che però difese anche i vitivinicoltori della Valle d’Itria dalla prepotenza dei grandi produttori settentrionali. Era un uomo con una visione ampia: credo che soffrirebbe nel vedere, a Taranto, la contrapposizione tra ecologia e fabbrica. Nella sua testa, non potevano che andare assieme. Vito è morto giovane lasciando dei figli legati alla sua memoria, ma anche degli amici, come me, che pensano che questa memoria non sia solo un ricordo personale, ma d’una militanza alta di quando la politica, se posso usare un’immagine retorica, era al servizio del popolo: di cittadini per cui si poteva anche morire di troppo lavoro».
Giuseppe Caldarola Vito era un uomo con una visione ampia: credo che soffrirebbe nel vedere, a Taranto, la contrapposizione tra ecologia e fabbrica