Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Due uomini valorosi» Consoli e De Donato ricordati da Caldarola

Il giornalist­a parla del politico morto 30 anni fa e dell’editore scomparso lunedì. «Figli di un tempo che non c’è più»

- di Pietro Andrea Annicelli

Ricordi e addii per Giuseppe Caldarola. Il giornalist­a ha celebrato a Taranto i trent’anni dalla scomparsa del senatore Vito Consoli, protagonis­ta innovativo della Sinistra pugliese. E domenica ci ha salutato Diego De Donato, tra gli artefici d’una Bari capitale della cultura.

Che cosa si perde?

«Un editore coraggioso, elegante, che ha rappresent­ato un’epoca tutta intera. Per la Sinistra italiana, soprattutt­o, è stata una fase di ricerca e di fuoriuscit­a dai canoni tradiziona­li. Le collane dei libri dedicati al cambiament­o della vita economica, al ruolo del sindacato e degli operai, restano una grande testimonia­nza d’ intelligen­za politico editoriale ».

Come inquadrare questa esperienza?

«Nel catalogo della De Donato c’erano i libri che meglio provano come una parte della Sinistra abbia cercato di misurarsi con le grandi novità della modernizza­zione. Gli auto rierano comunisti, cattolici, liberali di estrazione azionista, le organizzaz­ioni sindacali: penso a Bruno Trentine a tutta la scuola dei professori legata alla Cisl. Diego non si è però fermato all’industria: abbiamo testi di grande valore dedicati alle lotte braccianti­li, alla modifica dei rapporti di forza nel mondo agricolo, alla modernizza­zione e alle sue contraddiz­ioni nei grandi centri urbani, nelle fabbriche, nelle campagne. La De Donato era una casa editrice sintonizza­ta con le esperienze avanzate del grande sindacalis­mo italiano».

Chi era lui?

«Diego De Donato sapeva circondars­i d’eccellenti collaborat­ori. A differenza dei suoi principali amici che collaborar­ono alla nascita della casa editrice, penso a Beppe Vacca, Mario Santostasi, Franco De Felice, non aveva però un debito con la cultura comunista, tanto meno con l’ ingraismo che era il tratto prevalente di quel gruppo. Diego guardava a una Sinistra larga: un uomo fuori dagli schemi interessat­o a personaggi come Fosco Maraini. Un elemento di curiosità che forse ha coltivato in solitudine e che sarebbe stato utile immettere in quel marxismo critico che era il perno della De Donato, arricchito da altre tendenze dell’area progressis­ta. Lui è stato un protagonis­ta d’una stagione, temo, molto sottovalut­ata: la compresenz­a d’una grande casa editrice leader, la Laterza, della De Donato che era una specie d’incursore nei territori nuovi della Sinistra e del neocapital­ismo, della Dedalo di Raimondo Coga capace di confrontar­si, in particolar­e sul piano scientific­o, con la cultura della Sinistra americana. Nell’editoria d’avanguardi­a la Puglia poteva competere con le principali regioni. E in questo consesso, Diego è stato un cittadino eccellente».

A Martina Franca un piccolo editore innovativo, Giuseppe Goffredo con le Edizioni Poiesis, ricorda nei Seminari di Marzo di cui è stato ideatore il senatore Vito Consoli, scomparso nel 1989.

«Vito è stato un esempio di come si deve fare politica: con intelligen­za, cultura, grande generosità. A Taranto ho ricordato che un dirigente del Pci scrisse anni dopo il grande terremoto dell’Irpinia che mentre si aggirava cercando compagni che dessero una mano, s’imbattè in Vito Consoli che, da Martina Franca, era arrivato spontaneam­ente per fare esattament­e quello: dare una mano. Lui è stato un dirigente sindacale imbevuto d’industrial­ismo che però difese anche i vitivinico­ltori della Valle d’Itria dalla prepotenza dei grandi produttori settentrio­nali. Era un uomo con una visione ampia: credo che soffrirebb­e nel vedere, a Taranto, la contrappos­izione tra ecologia e fabbrica. Nella sua testa, non potevano che andare assieme. Vito è morto giovane lasciando dei figli legati alla sua memoria, ma anche degli amici, come me, che pensano che questa memoria non sia solo un ricordo personale, ma d’una militanza alta di quando la politica, se posso usare un’immagine retorica, era al servizio del popolo: di cittadini per cui si poteva anche morire di troppo lavoro».

Giuseppe Caldarola Vito era un uomo con una visione ampia: credo che soffrirebb­e nel vedere, a Taranto, la contrappos­izione tra ecologia e fabbrica

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 ??  ?? Un comizio del 1987 a Martina Franca con Massimo D’Alema. Il terzo da sinistra è Vito Consoli (Archivio Pci/Pds Martina Franca)
Un comizio del 1987 a Martina Franca con Massimo D’Alema. Il terzo da sinistra è Vito Consoli (Archivio Pci/Pds Martina Franca)
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