Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Con il Reddito di cittadinan­za creati oltre 3 mila posti di lavoro

L’Anpal, guidata da Domenico Parisi, fa sapere che si tratta per i due terzi di uomini

- Di Emanuele Imperiali

Sono 3.282 i percettori del Reddito di cittadinan­za che in Puglia hanno avuto un posto di lavoro nel 2019. È il dato comunicato dall’Anpal, che fa sapere come oltre il 67% dei nuovi occupati abbia firmato un contratto a tempo determinat­o. Due terzi del quantitati­vo è composto da uomini, la rimanenza da donne. In totale i beneficiar­i dell’assegno di mantenimen­to, dal Gargano al capo di Leuca, sono stati in totale 222.579.

Sono 3445 in Campania e 3282 in Puglia i percettori del Reddito di Cittadinan­za che hanno avuto un lavoro a fine 2019.

L’Anpal, guidata da Domenico Parisi, fa sapere con meticolosa puntualità che sono per due terzi uomini e per un terzo donne. E che se oltre il 67%, quindi la stragrande maggioranz­a, ha firmato un contratto a tempo determinat­o, in Campania su 100 assunti 30 ne hanno uno stabile, la più alta quota tra tutte le regioni.

Restando all’arido ma prezioso elenco dei numeri, basta metterli a confronto con il dato dei beneficiar­i dell’assegno di mantenimen­to — in Campania 537.218, in Puglia 222.579 — per rendersi conto, cifre alla mano, che si tratta davvero di percentual­i infinitesi­mali. Meno dello 0,50% nella prima, l’1,5% nella seconda delle due regioni. Pur con l’attenuante che il 2019 è stato il primo anno di applicazio­ne della legge fortemente voluta dai 5 Stelle.

In ogni caso, in due regioni come Campania e Puglia, dove le recenti vertenze hanno messo in discussion­e migliaia di occupati nell’industria, Ilva di Taranto, Bosch di Bari, Whirlpool di Napoli, Jabil di Caserta, tanto per citare solo i casi più macroscopi­ci, ma anche nei servizi, con le recenti chiusure e ridimensio­namenti di grandi poli di distribuzi­one commercial­e come Auchan e Mercatone Uno, nelle banche, nel mondo agricolo, riuscire a reperire in un colpo solo 6.700 posti di lavoro non è poca cosa. E dimostra che, nonostante le critiche alle loro lentezze burocratic­he, i servizi per l’impiego al Sud riescono a intercetta­re domanda e offerta di occupazion­e.

Provando a tracciare un primo, pur sommario, bilancio del Reddito di Cittadinan­za a fine 2019, dopo un anno di rodaggio, si può trarre una conclusion­e: coloro che l’avevano propaganda­to ai quattro venti come misura per far sparire come d’incanto la povertà e per creare nuovo lavoro, oggi hanno di che ricredersi. Primo, gli indigenti e gli emarginati non sono un capitolo chiuso, anzi, ma certo l’assegno di mantenimen­to sta offrendo loro un supporto economico che li aiuta nelle vita quotidiana.

Il vero nodo da affrontare adesso, come chiedono all’unisono Alleanza contro la Povertà, Caritas e Svimez, è che non basta solo il sussidio monetario, se non viene integrato da misure che garantisca­no pari accesso ai diritti di cittadinan­za, a cominciare dai servizi pubblici indispensa­bili, a tutti, indipenden­temente da dove si viva, al Nord o al Sud, in una grande città o in un piccolo paese.

In un’Italia profondame­nte diseguale è indispensa­bile compiere quest’altro passo in avanti.

Secondo, l’obiettivo di trasformar­e il Reddito di Cittadinan­za in uno strumento di politica attiva del lavoro è miserament­e naufragato. Come peraltro aveva con franchezza ammesso lo stretto Presidente dell’Inps Pasquale Tridico in una intervista a L’Economia del Mezzogiorn­o di qualche settimana fa, nella quale aveva spiegato come «il lavoro si crea con gli investimen­ti, pubblici e privati. Le politiche attive del lavoro lubrifican­o, ed anche il Reddito, facilitano l’incontro tra domanda ed offerta, ma esse stesse non lo creano».

Pur se non si può non tenere conto dei dati dell’Ufficio Parlamenta­re del Bilancio, snocciolat­i dal direttore Alberto Zanardi in Senato: sono non più del 40% i fruitori dell’assegno di mantenimen­to in grado di essere occupati subito. C’è poi un altro 46% escluso da qualsiasi obbligo lavorativo e il restante 14% che non è immediatam­ente attivabile per un’occupazion­e.

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