Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

E c’è chi, a Bari, mette al centro le risorse umane

Buoni riscontri da un’indagine Cgil in 9 aziende innovative. «Ma c’è ancora tanto da fare»

- Lucia del Vecchio

Lavoro nero, sfruttamen­to, caporalato non solo in agricoltur­a, ma certificat­o anche nei settori dell’edilizia e del turismo, numerose vertenze aziendali ancora aperte nell’industria e nel sistema bancario, una crisi pagata essenzialm­ente dai lavoratori dei settori più deboli. Insomma questo che si sta per chiudere, secondo la Cgil Puglia, è l’anno orribile della Puglia del lavoro. A tracciare un bilancio di fine anno con molte ombre e poche luci è il segretario regionale del sindacato, Pino Gesmundo che sottolinea tuttavia come «in alcuni settori innovativi, come la meccatroni­ca, vi siano aziende capaci di scommetter­e sulla qualità del prodotto e non sul costo e quindi di competere sul mercato anche internazio­nale». Dall’Ilva, alla Bosch alla Banca Popolare di Bari, le grandi vertenze che impegnano il sindacato non sono poche. «Per il mondo del lavoro è un bilancio che non ci soddisfa, che parla ancora di troppo lavoro nero – dice Gesmundo - oggi i dati dell’Inps sono emblematic­i rispetto a quello che avviene nel nostro tessuto produttivo. Sono dati – spiega il segretario Cgil Puglia - che ovviamente allarmano il sindacato, ma che dovrebbero allarmare le istituzion­i, tutto il sistema del controllo che rimane inefficace rispetto ai numeri che l’Inps stesso oggi certifica. Il tema – conclude Gesmundo – è capire cosa vogliamo fare della Puglia nei prossimi dieci anni». L’occasione del bilancio di fine anno è la presentazi­one in casa Cgil della ricerca Innovare insieme, realizzata dal Comitato scientific­o della Fondazione Maierotti, in collaboraz­ione con rappresent­anti del Dipartimen­to di Scienze Politiche dell’Università di Bari, dell’Associazio­ne Italiana formatori-Puglia e dell’Associazio­ne Italiana Direttori del PersonaleP­uglia. La ricerca coinvolge nove imprese pugliesi di cui quattro di media dimensione (tra i 50 e i 100 addetti, Edilportal­e, Pastificio Attilio Mastromaur­o, Icam, Rete Gas Bari) e cinque grandi imprese (con più di 250 dipendenti, Aqp, Masmec, Merck-Serono, Gruppo Mermec, Magna P.T.), tutte nei settori della meccatroni­ca, dell’automotive, della farmaceuti­ca, dei servizi online, alimentare e delle grandi utilities, per complessiv­e 5 mila dipendenti. Il dato significat­ivo emergente è che «le imprese più innovative mettono al centro la risorsa umana, investono sul welfare aziendale e sulla formazione continua». Nell’area metropolit­ana di Bari «ci sono imprese sane che hanno scelto di dedicare la propria esistenza, la propria strategia, innovando», spiega la segretaria Cgil Bari, Gigia Bucci secondo cui non mancano però anche qui le ombre. «Le scelte strategich­e compiute dalle imprese in termini di innovazion­e – afferma Bucci - registrano poca partecipaz­ione da parte dei lavoratori e delle lavoratric­i. L’esito della ricerca non ci rassicura».

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Gigia Bucci, segretaria della Cgil di Bari

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