Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
E c’è chi, a Bari, mette al centro le risorse umane
Buoni riscontri da un’indagine Cgil in 9 aziende innovative. «Ma c’è ancora tanto da fare»
Lavoro nero, sfruttamento, caporalato non solo in agricoltura, ma certificato anche nei settori dell’edilizia e del turismo, numerose vertenze aziendali ancora aperte nell’industria e nel sistema bancario, una crisi pagata essenzialmente dai lavoratori dei settori più deboli. Insomma questo che si sta per chiudere, secondo la Cgil Puglia, è l’anno orribile della Puglia del lavoro. A tracciare un bilancio di fine anno con molte ombre e poche luci è il segretario regionale del sindacato, Pino Gesmundo che sottolinea tuttavia come «in alcuni settori innovativi, come la meccatronica, vi siano aziende capaci di scommettere sulla qualità del prodotto e non sul costo e quindi di competere sul mercato anche internazionale». Dall’Ilva, alla Bosch alla Banca Popolare di Bari, le grandi vertenze che impegnano il sindacato non sono poche. «Per il mondo del lavoro è un bilancio che non ci soddisfa, che parla ancora di troppo lavoro nero – dice Gesmundo - oggi i dati dell’Inps sono emblematici rispetto a quello che avviene nel nostro tessuto produttivo. Sono dati – spiega il segretario Cgil Puglia - che ovviamente allarmano il sindacato, ma che dovrebbero allarmare le istituzioni, tutto il sistema del controllo che rimane inefficace rispetto ai numeri che l’Inps stesso oggi certifica. Il tema – conclude Gesmundo – è capire cosa vogliamo fare della Puglia nei prossimi dieci anni». L’occasione del bilancio di fine anno è la presentazione in casa Cgil della ricerca Innovare insieme, realizzata dal Comitato scientifico della Fondazione Maierotti, in collaborazione con rappresentanti del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari, dell’Associazione Italiana formatori-Puglia e dell’Associazione Italiana Direttori del PersonalePuglia. La ricerca coinvolge nove imprese pugliesi di cui quattro di media dimensione (tra i 50 e i 100 addetti, Edilportale, Pastificio Attilio Mastromauro, Icam, Rete Gas Bari) e cinque grandi imprese (con più di 250 dipendenti, Aqp, Masmec, Merck-Serono, Gruppo Mermec, Magna P.T.), tutte nei settori della meccatronica, dell’automotive, della farmaceutica, dei servizi online, alimentare e delle grandi utilities, per complessive 5 mila dipendenti. Il dato significativo emergente è che «le imprese più innovative mettono al centro la risorsa umana, investono sul welfare aziendale e sulla formazione continua». Nell’area metropolitana di Bari «ci sono imprese sane che hanno scelto di dedicare la propria esistenza, la propria strategia, innovando», spiega la segretaria Cgil Bari, Gigia Bucci secondo cui non mancano però anche qui le ombre. «Le scelte strategiche compiute dalle imprese in termini di innovazione – afferma Bucci - registrano poca partecipazione da parte dei lavoratori e delle lavoratrici. L’esito della ricerca non ci rassicura».