Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Università a vocazione europea punto di riferimento per i giovani»
Il rettore dell’ateneo lucano: «Dobbiamo guardare fuori e lavorare per il territorio»
Non bastano gli eventi, le manifestazioni culturali e gli avvenimenti svolti in un anno, per fare di una città un luogo di cultura. Serve certo continuità, come detto da chi ha celebrato la chiusura dell’anno di Matera capitale, il 20 dicembre. Ma, soprattutto, affinare le menti. Ampliare la visione del mondo di chi quel posto lo vive.
Un ruolo determinante, dunque, è quello dei luoghi di formazione. Dell’Università in modo particolare. Il tutto finalizzato a un futuro migliore. «Perché i nostri studenti possano avere, qui, maggiori opportunità di crescita e lavorative», afferma il rettore dell’Unibas, Aurelia Sole. Obiettivo che era stato annunciato pure dall’ormai ex ministro all’Istruzione,
Lorenzo Fioramonti. «Più fondi per scuola e Università, in particolare per potenziare i piccoli atenei», aveva detto durante la visita in città, a ottobre, in occasione dell’inaugurazione ufficiale del campus di via Lanera. Progetto inserito nel dossier della Fondazione Matera Basilicata 2019. Nuova sede consegnata ai ragazzi il 5 novembre 2018 e aperta a molteplici iniziative nel corso dell’anno. Come l’incontro tra gli atenei delle capitali europee della cultura. In rete, per rafforzare la collaborazione nella costruzione del tessuto culturale delle rispettive città.
Rettore dell’Università della Basilicata dal 2014, anno della nomina di Matera a capitale europea della cultura e, presidente della Fondazione di partecipazione Matera Basilicata 2019, come valuta l’esperienza da poco conclusa?
«È stato un anno molto importante. Innanzitutto, tenendo fede al dossier 2019, abbiamo inaugurato il nuovo campus. Aperto undici mesi prima, e reso centro di iniziative culturali. Anno trascorso quasi parallelamente a tutte le attività della Fondazione Matera Basilicata 2019, alcune delle quali svolte anche in collaborazione. Abbiamo dimostrato che l’Università è un punto di riferimento. Quello più importante direi, per ciò che riguarda la cultura».
Quali sono stati i progetti e i momenti più significativi del 2019?
«Abbiamo ospitato la riunione annuale delle Università delle Capitali europee della cultura. La presidente della rete, Flora Carrijn, è stata con noi anche all’inaugurazione dell’anno accademico, a Potenza. Abbiamo lanciato l’idea di una rete Erasmus delle Università europee presenti nel network, sui temi delle città, delle Università e della cultura. Permettere ai nostri giovani di fare esperienza nelle altre capitali, e accogliere gli studenti degli altri atenei, per noi vuol dire portare la Basilicata in Europa».
Generalmente si tende a parlare delle ricadute economiche, turistiche, infrastrutturali, del grande evento. Quali sono invece quelle pedagogiche, educative e formative per i giovani? Cosa ha significato vivere il 2019?
«Quest’anno i giovani materani, ma anche gli altri studenti, hanno avuto l’opportunità di seguire tutta una serie di eventi importantissimi; convegni; iniziative culturali. E questo già di per sé è una cosa assolutamente positiva. C’è stato poi questo boom turistico e anche questo è importante. A me piacerebbe ora che ci fosse una ricaduta anche per i nostri laureati e che i nostri giovani possano trovare un futuro in queste città, lavorando nell’ambito della cultura».
Proprio sul valore della cultura è intervenuto il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, a margine del consiglio di amministrazione della Fondazione, il 20 dicembre, esprimendo l’intenzione di dire no al 20 per cento dei tagli al settore.
«Sì. Mi sembra un bellissimo segnale. Ci sono stati tantissimi progetti. Noi stessi abbiamo partecipato a diversi bandi europei sui temi della cultura. Siamo stati il primo ateneo a vincere uno dei progetti del programma Creative Europe, dedicato appunto al settore culturale e creativo. Questo è il nostro mestiere, e avere una progettualità europea sui temi centrali per il settore per noi è importantissimo».
Da un punto di vista invece più strettamente personale com’è stata l’esperienza di Matera 2019?
«Molto impegno e fatica, ma anche tante soddisfazioni. Quando si è coinvolti così pienamente, è tutto più complesso anche sul piano quotidiano. Per quanto mi riguarda, è indimenticabile la bellissima giornata con l’artista Michelangelo Pisedi stoletto, il quale ha donato all’Università il suo Terzo paradiso. Lo abbiamo posto all’ingresso del campus. È stato un momento molto sentito: un maestro dell’arte contemporanea del suo calibro desta sempre emozione. Nello stesso giorno abbiamo dato il dottorato honoris causa allo storico Eusebio Leal Spengler che ha portato l’Avana a essere patrimonio Unesco. Abbiamo realizzato molte cose anche a Potenza:
l’Università è sulle due ma è unita e unica. È necessario mantenere un equilibrio sul territorio, perché è importante che la Basilicata cresca tutta».
Un’unica Università, ma con vocazioni diverse? Penso alla cattedra Unesco.
«A Matera abbiamo la cattedra Unesco dei patrimoni del Mediterraneo, del paesaggio e dell’archeologia. A Potenza pure abbiamo la stessa cattedra, ma sulla pace e per il dialogo interreligioso e interculturale. Insieme sono un unicum che ci consente di lavorare su temi diversi, ma anche molto vicini e paralleli. D’altro canto noi facciamo parte della rete delle Università per la pace, ma anche per lo sviluppo sostenibile, per la conservazione del paesaggio, della natura e della cultura. Siamo fortemente impegnati in tali ambiti e anche in questo abbiamo saputo cogliere, nelle due città, gli spunti più adatti per sviluppare alcuni ragionamenti».
Gli studenti hanno avuto l’opportunità di seguire tutta una serie di eventi importanti, convegni, iniziative culturali Di per sé è una cosa molto positiva
L’esperienza Per quanto mi riguarda, è indimenticabile la bellissima giornata con Pistoletto, che ha donato alla nostra università il suo Terzo paradiso