Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Scuciva soldi agli anziani Arrestato a Matera un direttore di banca
Banca Popolare di Puglia e Basilicata, arrestato per truffa il capo della filiale di Irsina
Sulla sua condotta circolavano già da tempo alcune voci in paese. Poi, l’arresto. Per truffa aggravata, appropriazione indebita, auto riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.
È la sfilza di reati cui dovrà rispondere l’ormai ex direttore della filiale di Irsina della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Michele Lolaico, di 56 anni. Secondo l’accusa, movimentava i conti correnti bancari per fare i propri affari. Tutto all’insaputa dei clienti. Dodici quelli che hanno sporto denuncia. Per lo più anziani. Persone fragili e facilmente manipolabili, alle quali il 56enne consegnava perfino documenti falsi sulla loro situazione finanziaria, al fine di rassicurarli e conquistarne la fiducia. «Una incredibile vicenda truffaldina» per il procuratore capo della Repubblica, Pietro Argentino, che ha coordinato le indagini con il pm Annafranca Ventricelli. L’arresto, disposto dal gip Rosa Angela Nettis, è l’epilogo di una storia che andava avanti da una decina d’anni. Per un giro di soldi che avrebbe fatto intascare all’ex direttore oltre un milione e duecento sessantamila euro. È quanto emerso dalle indagini, svolte in stretta sinergia tra il Nucleo di Polizia economico - finanziaria della Guardia di Finanza di Matera e dalla Compagnia dei Carabinieri di Tricarico.
Una «disinvoltura e spregiudicatezza» prosegue il procuratore, tali da arrivare a maneggiare perfino il conto della suocera, la quale ancor più si fidava di lui. Tutto è iniziato nel novembre 2017, quando la Banca d’Italia ha disposto un controllo in sede. Verifica alla quale Lolaico si è dapprima sottratto, abbandonando l’ufficio e facendo temere che potesse compiere gesti autolesionisti. Successivamente alla denuncia della Banca ha chiesto invece di essere interrogato, fornendo la versione secondo cui avrebbe messo mani sui conti per riparare alle perdite provocate dal crollo della borsa, in alcuni casi decidendo addirittura di rimetterci di tasca propria. Una lettura però poco convincente e anzi totalmente incompatibile con le evidenze investigative, e con il tenore di vita dell’uomo. Disposti dalgi panche i sequestri, per settecentosettantasettemila euro, di due case; dell’auto; di tutti i conti correnti, dossier, titoli e cassette di sicurezza. E, ancora, del ristorante di famiglia, nei Sassi di Matera: la Diciannovesima buca. Solamente intestato al figlio, ma completamente gestito dall’indagato. Evidente provento dell’attività illecita per gli investigatori.
Sono stati accertati, inoltre, spostamenti di denaro da un conto all’altro; investimenti in azioni e in polizze assicurative, con tanto di premi intascati sempre a insaputa dei reali beneficiari. «Questi comportamenti – tiene a sottolineare Argentino – ormai non arricchiscono più, perché è possibile il sequestro per equivalente. Tutto quello che si riesce a recuperare tramite attività illecite può essere sequestrato e quindi poi confiscato. Abbiamo chiuso una operazione non solo in difesa dei correntisti ma, più in generale, a tutela della legalità».