Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Capocasale, un Nero di Troia elegante e fresco
«Vaso di coccio tra vasi di ferro»: potrebbe a prima vista sembrarlo, ma non è così, perche il Nero di Troia ha saputo conquistarsi uno spazio tra i due più conosciuti vitigni della Puglia, Primitivo e Negroamaro. Da sempre coltivato nella parte nord della provincia di Bari e in quasi tutta quella di Foggia, il Nero di Troia ha trovato storicamente nelle terre della Murgia barese la sua zona d’elezione. Contrariamente al terreno della Capitanata, che è calcareo-argilloso con presenza di limo e sabbia e ha altitudini che non superano i 100 metri, quello della Murgia barese è terreno carsico, a volte con rocce affioranti e con altitudini che superano abbondantemente i 200 metri. Questa diversità nei terreni segna anche, come è facile intuire, una diversità nelle uve e quindi nei vini che da esse si ottengono. Non si tratta di stabilire una supremazia ma semplicemente segnare una diversità che si può cogliere degustando i vini.
Vi segnalo il Capocasale di Francesco Mazzone, proveniente dalle terre dell’agro di Ruvo di Puglia che circondano prevalentemente la sua piccola azienda. Un vino dal carattere austero, come sono un po’ tutti i vini di Francesco, teso, diretto, fresco, con quel po’ di tannino importante e quella giusta acidità che gli assicurano un bel tratto di vita ancora da percorrere. Granato. All’olfatto emergono note di ciliegia e macchia mediterranea. Al palato è fresco, armonico con buona trama tannica, fitta ed elegante.