Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I CINQUE STELLE ALL’ULTIMO BIVIO
Il Movimento Cinque Stelle pugliese riparte da Antonella Laricchia. La consigliere regionale, ortodossa dimaiana, ha avuto la meglio sul collega di gruppo Mario Conca che - si dice, ma lui non conferma - non avrebbe una chiusura preconcetta e ideologica verso una strategia dell’attenzione verso la sinistra. Laricchia rappresenta quasi liturgicamente il modus vivendi e operandi dei grillini del “come eravamo”. Ma è proprio il vecchio mondo, quello del vaffa-day, del partito post-ideologico, né di destra né di sinistra, il “paradiso perduto” del M5S. In tal senso le dimissioni di Di Maio da capo del Movimento rappresentano uno scenario in cui si inserisce il caso-Puglia. Una regione di frontiera per il Movimento, premiato da oltre il 44% dell’elettorato nel 2018, e che appena pochi mesi fa, alle Europee, con oltre il 26%, nonostante un tracollo clamoroso, ha conservato un patrimonio di consensi di grande rilievo.
Per questo la candidata del Movimento può auspicare di potere diventare la prima presidente regionale del M5S. Ma il consenso ai tempi di internet rispecchia la logica dell’usa e getta. Le appartenenze vacillano, le narrazioni diventano meno fascinose, il vento della storia, in Italia e in Europa, spira verso destra e il populismo, di cui il M5S è la massima espressione, sembra aver ormai le ali tarpate. Il Paese va incontro un nuovo bipolarismo, tra destra-destra e sinistra-sinistra (il centro è quasi evaporato) e il M5S rischia di annegare tra “Scilla e Cariddi”. Senza ormeggi. Non caso gli avversari interni di Di Maio prospettano per il Movimento una deriva tutta sudista, con la trasformazione di quello che rimane in una sorta di Lega meridionale. In questo contesto, la Puglia è un punto di forza e di debolezza per il Movimento. Perché qui, è emerso, più che altrove, il “muro di pietra” del principio di realtà: il passaggio, tormentato, dalla protesta alla proposta. È stato così sull’Ilva, sul gasdotto Tap, sulla xylella: tre fronti su cui il M5S aveva annunciato facili soluzioni, raccogliendo consensi.
Le vicende politiche e umane sono andate in altra direzione. Ora: la Puglia sognata dal Movimento punta alla crescita o alla decrescita, al lavoro o alla società assistita, alla valorizzazione della cultura o all’omologazione dell’uno vale uno? E se ciò non bastasse, è questa la regione in cui il candidato del centrosinistra appare il più affine – o il meno distante - da quel mondo. Per questo il Movimento è chiamato a ridefinire se stesso, il proprio orizzonte. Guardando al futuro, non al passato. Per non ritrovarsi, in un domani non lontano, con il merito storico di avere traghettato fasce di elettorato da sinistra al salvinismo.