Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Emma Dante: «Il mio teatro totale e la lirica, una lotta»
La regista torna a Bari con il nuovo spettacolo che ha debuttato al Piccolo
Emma Dante è un’artista che non ha bisogno di presentazioni, nota per una versatilità che la porta a spaziare tra teatro, letteratura, cinema e opera lirica, facendone una delle poche, vere star che possediamo a livello internazionale. Il pubblico pugliese ben la conosce, e in particolar modo quello barese grazie alla sua frequente presenza nei cartelloni del Kismet, del Teatro Pubblico e della Fondazione Petruzzelli. Quest’anno, infatti, avrebbe dovuto presentare proprio al Kismet ben due dei suoi ultimi lavori, Hans e Gret, dedicato al mondo dell’infanzia, e Misericordia. Il ritardo nell’apertura della stagione dell’Opificio in via San Giorgio Martire ha fatto rinunciare al primo – che speriamo sia recuperabile il prossimo anno – ma non a Misericordia che sarà in scena domani alle ore 21 e domenica alle 18. Il teatro della Dante mette al centro della poetica soprattutto il mondo femminile, personaggi forti, quasi ancestrali, grandi madri fragili e potenti.
Quale travestimento assumerà il femminile in Misericordia?
«Le protagoniste dello spettacolo sono tre prostitute che si prendono cura di un ragazzino lasciato loro da una quarta che è stata uccisa. Loro sferruzzano tutto il giorno in una casa lercia, degradata, e poi la notte fanno il mestiere. Il ragazzino è malato, ipercinetico, e mette a dura prova il loro atto di misericordia».
Come sempre i suoi attori sono straordinari.
«Le protagoniste sono mie attrici storiche, Italia Carroccio,
Manuela Lo Sicco e Leonarda Saffi. Il ragazzo è invece una new entry. Simone Zambelli è un danzatore di venticinque anni da cui sono rimasta molto colpita. Nello spettacolo il suo ruolo è concepito come una coreografia. Con tutti c’è un grande feeling, si è creato un piccolo miracolo».
Da tempo i suoi spettacoli hanno come partner produttivi il Piccolo di Milano e il Biondo di Palermo.
«Tra noi c’è come un dialogo amoroso. Amo il pubblico del Piccolo, è fantastico e ci segue da tanto. Misericordia
ha appena debuttato appunto a Milano con più di un mese di tutto esaurito. Il Biondo è il teatro della mia città, quello che mi permette di presentare gli spettacoli a Palermo. È diretto da Pamela Villoresi, con la quale c’è molto accordo».
Purtroppo questa volta non potrà accompagnare a Bari lo spettacolo a causa dei suoi molti impegni.
«Purtroppo no. Ho da dare gli ultimi ritocchi al film che ho tratto da un mio precedente lavoro, Le sorelle Macaluso. Inoltre devo preparare una nuova messa in scena per il Festival di Spoleto, Pupo di zucchero, in cui mi rifarò ancora una volta, dopo La scortecata, al mondo fiabesco di Basile. Poi lo porterò, con Misericordia, al Festival di Avignone che mi fa l’onore di accogliere ben due miei spettacoli. I prossimi due anni però saranno dedicati interamente a regie liriche».
Il suo rapporto con la lirica si sta dimostrando particolarmente felice (al proposito, nell’ottobre scorso al Petruzzelli è andato in scena il suo allestimento de La voce umana di Poulenc-Cocteau, mentre negli anni scorsi si era già vista La muta di Portici, ndr.).
«La musica fa parte integrante del mio teatro, ne segna e dà ritmo ai corpi, scrive uno spartito dell’anima. Con la lirica mi sento abbastanza a casa, anche se tutto è più complicato, ci sono compromessi da accettare. In compenso è bellissimo creare con la musica dal vivo, con un’orchestra con cui devi interagire. È un percorso diverso dal teatro in cui mi metto in gioco totalmente, creo una scrittura scenica totale, il palcoscenico diventa come un utero che germina, un bambino che concepisco. Nella lirica il bambino è già nato, ha già un corpo e un’anima che è la musica. Bisogna sentirne i primi vagiti, aiutarlo a fare i primi passi. Per me questa è una regia lirica, serve a far camminare quel bambino».
❞ Sto finendo un film da «Le sorelle Macaluso» mentre lavoro su un nuovo spettacolo per Spoleto («Pupo di zucchero», da Basile), che porterò anche al festival di Avignone. I prossimi due anni però saranno dedicati interamente a regie liriche