Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il Riesame conferma i domiciliari per i due Jacobini
Revocati invece gli arresti per il manager Elia Circelli
Il Tribunale del Riesame di Bari ha confermato gli arresti domiciliari per l’ex patron della Popolare, Marco Jacobini, e suo figlio Gianluca (i due nella foto).
BARI La decisione del Tribunale del Riesame di Bari è stata depositata ieri sera poco dopo le 20 al termine di una lunga camera di consiglio. Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio, rispettivamente ex presidente ed ex condirettore della Banca Popolare di Bari, resteranno ai domiciliari: i giudici hanno rigettato la richiesta di revoca degli arresti.
È cambiata invece la posizione di Elia Circelli, ex responsabile della Divisione bilancio dell’istituto di credito barese, difeso dagli avvocati Beppe Modesti e Riccardo Olivo, che torna in libertà. La misura cautelare è stata sostituita con una interdizione. I tre erano stati arrestati il 31 gennaio scorso per falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza: reati contestati a vario titolo.
L’inchiesta del procuratore aggiunto Roberto Rossi e dei sostituti Savina Toscani, Federico Perrone Capano e Lanfranco Marazia riguarda la presunta mala gestione della Popolare, commissariata dallo scorso 13 dicembre da
Bankitalia, che ha portato ad un buco di circa due miliardi negli ultimi dieci anni.
Le difese di Marco e Gianluca Jacobini (il primo difeso da Francesco Paolo Sisto e Giuseppe Iannaccone e il secondo da Giorgio Perroni e Guido Carlo Alleva) nel corso dell’udienza di mercoledì durata quasi undici ore avevano chiesto la revoca dei domiciliari spiegando che le esigenze cautelari erano venute meno perché entrambi non ricoprono più cariche al vertice dell’istituto bancario. Di contro i magistrati inquirenti nei giorni scorsi avevano depositato al Riesame altri atti di indagine spiegando che Marco e Gianluca Jacobini «hanno ancora un potere di fatto» sulla banca. Tra le carte c’erano, tra le altre cose, i verbali di interrogatorio dell’ex amministratore delegato della banca Giorgio Papa che parlava «del ruolo assolutamente preponderante di Marco e Gianluca Jacobini nella gestione nel controllo dell’istituto di credito». Anche le dichiarazioni di Benedetto Maggi, ex vice responsabile della direzione crediti della Popolare sono nel supplemento di indagine depositata al Riesame. In un interrogatorio del 17 maggio del 2019 Maggi diceva ai magistrati che «i rapporti con il più grande cliente della banca (il gruppo Fusillo di recente dichiarato fallito) venivano gestiti da Gianluca Jacobini, privo di poteri che lo legittimassero al contatto con il cliente; diceva ancora che le verbalizzazioni del comitato crediti erano falsificate e infine che Marco Jacobini governava la banca con lo sguardo».
Tra gli atti di cui la procura ha discusso durante l’udienza anche la documentazione relativa «al trasferimento di profitti illeciti» che sarebbero stati fatti da Marco e Gianluca Jacobini. A questo proposito, il giorno prima del commissariamento della banca, il duo Jacobini - secondo quanto ha scritto il gip Francesco Pellecchia nel provvedimento che ha portato ai domiciliari - «avrebbero messo in atto condotte di occultamento dei profitti illeciti» trasferendo dai loro conti correnti cointestati alle rispettive mogli somme per 5,6 milioni.
«Abbiamo solo scaldato i muscoli - ha dichiarato l’avvocato Francesco Paolo Sisto - ora dritti in Cassazione».
Complessivamente l’inchiesta su BpB conta nove indagati e tra questi l’ex amministratore delegato Vincenzo De Bustis Figarola al quale è stato notificato un provvedimento di interdizione dalla professione di dirigente di istituti bancari per 12 mesi. Gli accertamenti investigativi della guardia di finanza avrebbero portato alla luce «gravi condotte fraudolente» finalizzate a gonfiare i bilanci per anni per coprire le perdite milionarie, ingannando anche gli organi di vigilanza trasmettendo informazioni fasulle. È in questo modo che soci e azionisti sarebbero stati raggirati.
Nel provvedimento di custodia cautelare il gip aveva messo in evidenza che Marco Jacobini «agiva con l’intento di assicurarsi la permanenza in ruoli apicali della banca, garantendo a se stesso e ai propri familiari la corresponsione di remunerazioni ingenti e completamente fuori mercato, con la facoltà di esercitare un potere gestionale assoluto all’interno del gruppo, con evidente danno per l’istituto bancario» concludeva il gip.
Controllo Per l’ex dirigente Maggi, Jacobini «governava la banca con lo sguardo»