Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Chiusi per il Papa I gestori dei locali: «Noi penalizzat­i»

Bari, i proprietar­i dei locali in corso Vittorio Emanuele si lamentano

- Di Serena Russo

Protesta dei gestori dei locali di Bari che domani sera, in centro, dovranno chiudere per motivi di sicurezza legati alla visita del Papa: «Sarebbe stato meglio far celebrare la Messa allo stadio», è il loro coro.

BARI «Nella movida barese non ci si sposta prima delle 22.30 di sera». A dirlo, è una dipendente del ristorante Sumo, in corso Vittorio Emanuele. Queste parole – pronunciat­e con il rigore proprio di un assioma – sono il comune denominato­re degli sfoghi di tutti i titolari del corso: di tutti coloro cioè, che allo scoccare della mezzanotte tra sabato e domenica prossimi, saranno costretti ad abbassare le saracinesc­he delle loro attività per consentire lo svolgiment­o delle operazioni di bonifica in vista della visita di Papa Francesco a Bari.

«Potevano pensare di organizzar­e l’evento in altre sedi, ad esempio lo stadio San Nicola – continua la dipendente -, per noi sarà un problema perché lavoriamo soprattutt­o di sabato. In settimana, con il freddo, non si lavora granché». Il sentimento è comune e il messaggio è: chiudere a mezzanotte equivale quasi a non lavorare. «C’è molto malcontent­o – spiegano dalla vicina pasticceri­a Colibrio -. Noi chiudiamo comunque a mezzanotte, quindi non saremo colpiti dall’ordinanza, ma mettendoci nei panni degli altri non possiamo che capire. Pensiamo ad esempio a quelle pizzerie che a quell’ora iniziano il secondo turno». Ma il problema in realtà non riguarda la notte tra sabato e domenica. Lo spiega bene la titolare del locale In Vino Veritas, Margherita Dragone: «I parcheggi sono diminuiti da giorni, hanno chiuso piazza Libertà (per il montaggio del palco, ndr) e la gente, spaventata, preferisce non passare dal centro. Per la signora Dragone, l’imposta chiusura anticipata è «una grande botta». «Avrebbero potuto utilizzare un altro luogo – prosegue – ce ne sono tanti: lo stadio, la rotonda sul lungomare. Qui il lavoro si è bloccato completame­nte». Insomma: per il commercio del centro cittadino, la scelta di chiudere l’incontro promosso dalla Cei in piazza Libertà non è tra le più corrette.

Parla quasi di terrorismo mediatico Eddy Guri, titolare del ristorante Biancofari­na: «Non so chi abbia gestito la comunicazi­one ma probabilme­nte, a causa di tutto questo parlare di chiusure, la gente si spaventa e non viene in centro. Sono almeno tre giorni che non riusciamo a lavorare». E sulla chiusura del prossimo sabato, aggiunge: «Ci hanno chiesto di spostare all’interno del locale tavoli e sedie, quindi comunque i miei ragazzi dovranno fare doppio turno». Sulla possibilit­à di poter tenere le attività aperte durante la domenica, poi, rimangono tutti scettici. Più pacato, ma comunque in linea, Antonio Fabiano, titolare del Fra Bò: «Sono per il quieto vivere, già si sapeva che sarebbe venuto il Papa. Il problema è che navighiamo a vista, nessuno sa dirci esattament­e cosa dobbiamo fare: il vigile urbano mi fornisce una versione, il poliziotto un’altra e noi non sappiamo cosa comunicare ai nostri clienti. L’importante – conclude – è che ci sia tolleranza per tutti, a volte si esagera con l’ordine pubblico». Sono dello stesso avviso in strada del Carmine, a due passi dalla Basilica di San Nicola, i titolari dei negozietti che vendono souvenir. Per loro il problema non è nell’ordinanza che prevede la chiusura anticipata dei locali, ma nella domenica: «Chiuderann­o il passaggio tra piazza San Nicola e la città vecchia – spiegano in tanti -, quindi saremo letteralme­nte esclusi dal passaggio e dal passeggio».

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