Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il Corano, Kafka e l’ulivo eletto a simbolo di pace

- Di Giandomeni­co Amendola

Nel Corano si legge nei versetti della Sura 24 – la Sura della luce - «… la lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante; il suo combustibi­le viene da un albero benedetto, un olivo né orientale né occidental­e».

L’ulivo è l’albero della pace, l’albero di tutte le genti. Le tre grandi religioni monoteiste del Mediterran­eo sono anche chiamate per ciò che le unifica le religioni del Libro (la Bibbia) o dell’albero (l’ulivo). E’ l’ulivo che non casualment­e campeggia nel simbolo della Regione Puglia, è sempre l’ulivo che ancora oggi nel bene e nel male la rappresent­a. L’ulivo, simbolo di pace, è anche l’albero del Mediterran­eo dove in molti Paesi la pace è ancora un sogno o un ricordo perché ciò che dovrebbe unire è invece un motivo di guerra.

Le diversità religiose, etniche e persino linguistic­he sono le giustifica­zioni di crescenti conflitti dai Balcani al Medio Oriente. I conflitti si concentran­o ed esplodono soprattutt­o nelle città dove l’ulivo non cresce più perché avvelenato dai sospetti e dai pregiudizi. La città è simbolo di una pace, tutta però da costruire. È di una città che, uccisa dalle diversità, muore parla la Bibbia. È Babele dove le tribù nomadi di Israele, volendo diventare stanziali, decisero di costruire come simbolo della propria impresa una torre che toccasse il cielo. Dio considerò l’impresa un peccato di orgoglio e per punizione confuse le lingue degli abitanti. Questi, non riuscendo più a comunicare tra di loro, abbandonar­ono la costruzion­e della torre che rimase incompiuta e così rappresent­ata.

Qualche millennio dopo, nella multietnic­a e multirelig­iosa Praga un giovane autore, Franz Kafka, scrisse un libretto Das Stadtwappe­n, lo stemma della città. Qui racconta come gli abitanti della Babele biblica, rendendosi conto delle difficoltà di costruire una torre che toccasse il cielo, decisero di lasciar perdere e di dedicarsi invece a rendere migliore la propria città. Fecero delle diversità una risorsa e, sforzando di capirsi l’un l’altro, eressero case, aprirono botteghe ed avviarono commerci. La pace non l’avevano ricevuta in dono ma erano riusciti a costruirla giorno per giorno. Nella ceca Praga il giovane Kafka non aveva probabilme­nte dimestiche­zza con l’ulivo altrimenti lo avrebbe forse inserito come i pugliesi al centro dello stemma di una ritrovata Babele, città di pace e di diversità.

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