Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Negli ospedali di Matera le aree dedicate

In isolamento volontario due residenti nella Val d’Agri di rientro dalla zona di Codogno

- Antonella Ciervo

MATERA La task force per il coronaviru­s in Basilicata è pronta a entrare in azione da circa un mese da quando, cioè, il ministero ha convocato le Regioni per illustrare i protocolli da mettere in atto in presenza di persone contagiate. La conferma arriva dal direttore del Dipartimen­to regionale Politiche della persona, Ernesto Esposito, che chiarisce subito che nessun caso è segnalato, al momento. Solo per eccesso di zelo si segnala un caso del tutto particolar­e che risale alle ultime ore: due lucani che vivono nella zona di Codogno

dove si sono registrati i primi casi italiani, di ritorno nelle città d’origine in Val D’Agri, hanno scelto autonomame­nte di mettersi in quarantena volontaria.

In tutti gli ospedali lucani, compreso il Madonna delle Grazie di Matera, sono allestite aree dedicate nelle quali l’accesso è consentito solo a eventuali pazienti e ai medici impegnati nelle cure contro il coronaviru­s secondo un protocollo ben chiaro che crea, nel complesso, un vero cordone sanitario attorno al malato. «Il paziente che sospetta di essere contagiato può arrivare in ospedale – spiega Esposito – attraverso il medico di famiglia o recandosi direttamen­te in pronto soccorso dove affronta il pretriage che analizza i sintomi riferibili alla patologia. In questo caso si verifica subito se si tratta di una persona che proviene dalla Cina o è venuta a contatto con chi proviene da questa nazione. Il passaggio successivo – chiarisce ancora Ernesto Esposito – è legato all’eventuale conferma dei dati. In questo caso inizia un percorso di isolamento che riguarderà anche eventuali con

❞ Ernesto Esposito Il paziente all’arrivo affronta il pre-triage, poi vengono analizzati i sintomi e si accerta da dove provenga, quindi inizia un percorso di isolamento

giunti fino a quando gli accertamen­ti non confermera­nno o meno di essere in presenza di un caso di coronaviru­s».

La task force si muove dunque secondo un iter ben preciso che prevede immediatam­ente l’isolamento anche nel caso di sospetto, già nella fase di pre triage in pronto soccorso. «In caso di conferma - prosegue Esp0sito - il protocollo prevede che si individuin­o anche tutte le persone con cui il malato è stato in contatto, oltre ai familiari. Mentre si eseguono gli esami per eventuale conferma - aggiunge - scatta già il pre allarme per chiunque lo abbia frequentat­o e che nel frattempo è stato individuat­o dai sanitari».

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Ernesto Esposito

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