Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Negli ospedali di Matera le aree dedicate
In isolamento volontario due residenti nella Val d’Agri di rientro dalla zona di Codogno
MATERA La task force per il coronavirus in Basilicata è pronta a entrare in azione da circa un mese da quando, cioè, il ministero ha convocato le Regioni per illustrare i protocolli da mettere in atto in presenza di persone contagiate. La conferma arriva dal direttore del Dipartimento regionale Politiche della persona, Ernesto Esposito, che chiarisce subito che nessun caso è segnalato, al momento. Solo per eccesso di zelo si segnala un caso del tutto particolare che risale alle ultime ore: due lucani che vivono nella zona di Codogno
dove si sono registrati i primi casi italiani, di ritorno nelle città d’origine in Val D’Agri, hanno scelto autonomamente di mettersi in quarantena volontaria.
In tutti gli ospedali lucani, compreso il Madonna delle Grazie di Matera, sono allestite aree dedicate nelle quali l’accesso è consentito solo a eventuali pazienti e ai medici impegnati nelle cure contro il coronavirus secondo un protocollo ben chiaro che crea, nel complesso, un vero cordone sanitario attorno al malato. «Il paziente che sospetta di essere contagiato può arrivare in ospedale – spiega Esposito – attraverso il medico di famiglia o recandosi direttamente in pronto soccorso dove affronta il pretriage che analizza i sintomi riferibili alla patologia. In questo caso si verifica subito se si tratta di una persona che proviene dalla Cina o è venuta a contatto con chi proviene da questa nazione. Il passaggio successivo – chiarisce ancora Ernesto Esposito – è legato all’eventuale conferma dei dati. In questo caso inizia un percorso di isolamento che riguarderà anche eventuali con
❞ Ernesto Esposito Il paziente all’arrivo affronta il pre-triage, poi vengono analizzati i sintomi e si accerta da dove provenga, quindi inizia un percorso di isolamento
giunti fino a quando gli accertamenti non confermeranno o meno di essere in presenza di un caso di coronavirus».
La task force si muove dunque secondo un iter ben preciso che prevede immediatamente l’isolamento anche nel caso di sospetto, già nella fase di pre triage in pronto soccorso. «In caso di conferma - prosegue Esp0sito - il protocollo prevede che si individuino anche tutte le persone con cui il malato è stato in contatto, oltre ai familiari. Mentre si eseguono gli esami per eventuale conferma - aggiunge - scatta già il pre allarme per chiunque lo abbia frequentato e che nel frattempo è stato individuato dai sanitari».