Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I vescovi del Mediterraneo e l’attesa di Francesco «Ecco il documento di Bari»
Bassetti (Cei): «Intesa trovata, abbiamo scritto una bella pagina» Il patriarca di Bagdad: «Rispettare la dignità degli uomini»
L’arrivo di papa Francesco,
BARI stamattina a Bari, conclude una settimana memorabile per la Chiesa. I vescovi cattolici dei 20 Paesi affacciati sul Mediterraneo - riuniti a convegno per la prima volta nella storia consegneranno al pontefice quello che d’ora in avanti sarà chiamato «Documento di Bari». Una carta non facile da scrivere, tali e tante sono le differenze tra le Chiese e i Paesi rappresentati dai 58 vescovi convenuti a Bari. La fatica della condivisione e della scrittura è stata manifestata nei giorni scorsi. Ieri è stata confermata dal presidente della Cei – cardinale Gualtiero Bassetti, promotore del convegno – ma per assicurare che le difficoltà sono superate. Non era facile declinare in un unico testo gli auspici (religiosi e politici) di Paesi di tre continenti, alcuni dei quali attraversati da guerre sanguinose e acuti processi di migrazioni. «Posso dire – comunica Bassetti ai giornalisti – che la notte ha portato consiglio. Abbiamo scritto una pagina bella. Non posso rivelarne il contenuto, ma avremo un punto d’appoggio sostanzioso da presentare al papa. Aggiungo che quello di Bari è solo l’inizio di un percorso che continuerà. Dobbiamo immaginare scambi e borse di studio per mettere in opera la solidarietà fraterna».
«Rappresentiamo Paesi diversi e proposte diverse – conferma il cardinale Louis Sako, patriarca caldeo di Baghdad – e ora siamo chiamati a costituire comitati misti per creare la buona atmosfera affinché ai nostri popoli sia consentito di vivere in piena dignità e libertà religiosa». Sako ha riferito che Francesco intende visitare l’Iraq ma «per ora questo è impossibile» a causa dello stato di tensione in cui vive il Paese. Il patriarca, tuttavia, ha aggiunto che «il dialogo con l’Islam è possibile, l’Islam non è Isis».
Sul tema della convivenza («convivialità») è intervenuto anche il cardinale Cristobal Lopez Romero, arcivescovo di Rabat. Ha ricordato la visita del papa, un anno fa a Rabat, e le parole del Re del Marocco: il dialogo tra le religioni non mira «alla coesistenza e alla tolleranza», ma a fare in modo di aprirsi le une alle altre «per conoscersi reciprocamente nella ricerca del bene di tutte». Il cardinale ha pure riconosciuto che non tutti i musulmani sono aperti al dialogo nella stesa misura e che occorrerebbe per alcuni di loro quello che per cristiani è stato «il Concilio Vaticano II» in materia di dialogo interreligioso.
Si scoprirà solo con la divulgazione del Documento di Bari come i vescovi siano riusciti a declinare il loro auspicio al dialogo, alla pace e alla collaborazione. Per sottolineare le difficoltà basti riprendere le parole del patriarca di Baghdad: «Non abbiamo pensato solo ai Cristiani ma a tutti i fratelli e sorelle della nostra umanità». Romero si è detto impressionato dal conoscere la sofferenza delle «Chiese del prossimo Oriente: Terrasanta, Libano, Siria, Turchia».
Comunità che, assieme a quelle nordafricane, «hanno qualcosa da dire alle Chiese d’Europa». Da tutte queste riflessioni nasce l’«opera-segno» che i vescovi vogliono lasciare come impronta del convegno barese: è stata affidata alla Caritas che la metterà in atto tramite l’associazione toscana «Rondine», organizzazione che si impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo. Il progetto riguarda la formazione di 12 giovani provenienti da Bosnia, Turchia, Siria, Libano, Terra Santa, Nord Africa. È previsto un percorso di formazione che coinvolgerà coppie di giovani provenienti da gruppi sociali antitetici, in conflitto tra loro.
Nell’incontro con i cronisti c’è spazio per l’attualità. Bassetti, su domanda, risponde di attendere una modifica dei decreti sicurezza. «Ma non solo quelli, sono tante le cose da rivedere». Sui «corridoi umanitari» invita a distinguere i profughi che fuggono dalle guerre (cui sono dedicati) dai migranti economici, «altrimenti facciamo confusione». Infine saluta comunicando che non si dimette dalla presidenza della Cei, scelta che «dipende dai vescovi e dal papa».
Cardinale Louis Sako patriarca di Baghdad Rappresentiamo Paesi diversi e proposte diverse e ora siamo chiamati a costituire comitati misti per creare la buona atmosfera affinché ai nostri popoli sia consentito di vivere nella piena libertà religiosa