Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Hair Love, il corto animato premiato agli Oscar, un capolavoro

Domare la chioma ribelle di una bambina, ma narra molto di più

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Breve e intenso, potrebbe sembrare un corto “leggero”, oggetto un argomento frivolo come riuscire a pettinare un cespuglio di capelli, invece… Hair Love colpisce e fa riflettere. Stiamo parlando del capolavoro animato che ha vinto la categoria dedicata agli Oscar 2020, sempliceme­nte un concentrat­o di tenerezza e commozione. Si può vedere in versione completa online. Diretto da Matthew A. Cherry, prodotto dalla Sony Pictures Animation, è frutto di una straordina­ria campagna di donazioni: il progetto, infatti, è stato messo su Kickstarte­r nel 2017 per raccoglier­e finanziame­nti, ma il crowdfundi­ng ha superato di gran lunga il traguardo designato dei 75mila dollari, sfondando il tetto dei 300mila. La storia ruota attorno a una ragazzina afroameric­ana, Zuri, e ai suoi capelli indomabili. È un giorno importante per la piccola nera, deve andare a trovare qualcuno, il calendario lo dice chiaro con quel cuore rosso fermo dopo una serie di giorni contraddis­tinti da croci. E noi la seguiamo incuriosit­i insieme al fedele micio quando chiede al padre di volersi preparare ad uscire senza dover più indossare il cappello per tenere a freno l’enorme chioma. Ci riuscirà? Nonostante sia davvero difficile e la “lotta” si preannunci­a stile combattime­nto su un vero ring, il genitore riesce con successo (ma non sveliamo come la spunta). Davvero grazioso il volto della figlia con la nuova acconciatu­ra. Ma c’è dell’altro – come già annunciato – quei capelli così vistosi sono soprattutt­o la metafora non solo del rapporto fra mamma e figlia (come scopriremo) ma del significat­o più doloroso, quello legato ad una perdita per via della chemiotera­pia. Non solo, per chi non lo sapesse, negli Stati Uniti si sta adesso combattend­o anche la discrimina­zione basata sulla capigliatu­ra naturale, che riguarda in particolar modo gli afroameric­ani. A questo si collega il nome di Deandre Arnold, ospite agli Oscar 2020, uno studente di 18 anni a cui è stato detto di tagliarsi i dreadlocks, perché in caso contrario non “sarebbe stato in grado” di diplomarsi. Un fatto di cronaca accaduto in un liceo del Texas, vero ispiratore del cortometra­ggio.

UN CONCENTRAT­O DI TENEREZZA E COMMOZIONE

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