Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Perché il voto si gioca sul filo del carisma
Saranno le elezioni dell’uno vale uno. Ma in tal caso il richiamo al verbo grillino è riveduto e corretto. Accade che pure il movimento del comico genovese si spacchi in due. Da una parte gli “ortodossi”, capeggiati da Antonella Laricchia.
Dall’altra i “rinnegati”, guidati da Mario Conca, espulso senza se e senza ma, soprattutto, senza una spiegazione, pronto a scendere in campo con un plotone di civiche. Succederà quindi che alle Regionali di primavera tutti gli schieramenti in campo marceranno divisi alla metà, cioè la poltrona di governatore.
A destra continuano a sfogliare la margherita: Fratelli d’Italia caldeggia la nomination di Raffaele Fitto, la Lega di Salvini anche no. Chiunque sarà alla fine il prescelto, non è inverosimile immaginare che i trombati non faranno campagna elettorale pancia a terra per il candidato salito sugli scudi, piuttosto si aggrapperanno al voto disgiunto per non penalizzare la propria squadra e allo stesso tempo infilare il bastone tra le ruote dell’aspirante presidente dei conservatori.
È, questa, più o meno la stessa aria che tira nell’arcipelago del centrosinistra, dove l’ala renziana non sceglierà nemmeno sotto tortura Michele Emiliano. Il Matteo di lotta e di governo punta ad ottenere l’unico risultato che può raggiungere: quello di spodestare l’ex pm antimafia. La novità di questi giorni, in Puglia, è che perfino il M5S si frantuma e rischia di disperdere consensi: quanti saranno quelli che seguiranno Conca? Scopriremo nelle urne un Supermario o un Concavirus? In tutti e due i casi i pentastellati, secondo i sondaggi già in frenata a livello nazionale, corrono il pericolo di andare a sbattere. Sì, insomma, guadagnerebbero soltanto il classico pugno di mosche.
Mai come in questa occasione la partita è da 1-X-2. La personalità dei contendenti farà la differenza. Avrà la meglio l’uomo o la donna che più degli altri saprà convincere un elettorato sempre più frastornato. Della serie: fidatevi di me. Oppure: sono il male minore.
Quanto ai partiti che scenderanno in pista, non determineranno il successo dei rispettivi concorrenti: si limiteranno a fare da cornice alle performance dei primattori, i soli in grado di portarli a comandare. Come peraltro succede ormai da un bel po’ di anni a questa parte. La prossima tornata elettorale sarà quella che decreterà definitivamente il fallimento della democrazia parlamentare: continuerà ad esistere, ma non si vedranno i benefici di questa pratica conquistata col sangue ancorché non lo ricordano in tanti. Va così: prima si vota e poi si prendono ordini.
❞ Lo scenario I trombati non faranno campagna elettorale pancia a terra per il candidato vincitore