Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL SUD AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
Sono giorni senza tregua, dove si vivono incubi remoti ma si ripassa anche l’abbecedario delle assurdità. Chiudiamo i musei e non la metropolitana, blocchiamo i voli dalla Cina e non quelli di chi viene dalla Cina con scalo a Parigi o Londra. Nel frattempo, per il resto del pianeta, se si ammala uno in Italia tutti gli italiani diventano di colpo contagiosi.
Ma per il Mezzogiorno d’Italia coronavirus vuol dire anche mondo alla rovescia. La ferocia del caso ti propone inattese sensazioni da terra privilegiata. Ad Eboli, anzi molto più su, oggi si è fermato non solo il Cristo distratto di Levi, ma anche il più subdolo dei nemici: quel virus che dà l’etichetta mondiale di contaminato. L’ironia fa da contorno inevitabile all’emergenza e alla paura. Anche questo fa parte del Dna sudista, e di certo Checco Zalone starà pensando a farci un film, con i cartelli «non si affitta ai settentrionali» o «aiutiamoli a casa loro», e con i video delle gang di Gomorra che spacciano Amuchina purissima, e con gli audio in cui un anonimo tarantino si chiede che ci vanno a fare tutti a Codogno.
Totò e Peppino, diciamolo, oggi non andrebbero a Milano con il colbacco per paura del gelo, ma con la mascherina e i guanti per paura dei milanesi doc. Bene, neanche il tempo di abituarsi a questa nuova condizione, che ti spunta il furbacchione di Torricella che elude la zona rossa e viene a portare il virus in Puglia. «Come previsto», dice il governatore Michele Emiliano. Molti chiedono cosa avesse previsto e perché, ma in effetti non c’è da stupirsi più di tanto: lo spirito profondo del Sud è anche fatto di astuzia spicciola, del genere voi dite pure che intanto io faccio i fatti, un po’ come il mitico pescatore barese che, in tempi di colera, si mise in favore di telecamera per mangiarsi una bella seppia cruda e si beccò il vibrione.
Ma via, non è proprio il caso di drammatizzare. Cerchiamo di capire come sono andate le cose. Il ragazzo ha lasciato a malincuore la sua terra per andare a trovare la mamma, ma la mamma a Codogno non gliela facevano proprio incontrare. A quel punto, ognuno di noi potrà capire che non è facile star lontani a lungo da Torricella. Un minuscolo, invisibile virus non può spezzare una catena di affetti così profonda. Ed è del tutto inutile che qualcuno stia già pensando di chiudere le frontiere di Lizzano. Siamo fatti così, siamo aperti al mondo anche quando il mondo si chiude a noi. E se un guaio arriva «prima al Nord», come per anni ha auspicato Matteo Salvini, facciamo i bagagli e ce lo andiamo a prendere di corsa.