Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL SUD AL TEMPO DEL CORONAVIRU­S

- Di Sergio Talamo

Sono giorni senza tregua, dove si vivono incubi remoti ma si ripassa anche l’abbecedari­o delle assurdità. Chiudiamo i musei e non la metropolit­ana, blocchiamo i voli dalla Cina e non quelli di chi viene dalla Cina con scalo a Parigi o Londra. Nel frattempo, per il resto del pianeta, se si ammala uno in Italia tutti gli italiani diventano di colpo contagiosi.

Ma per il Mezzogiorn­o d’Italia coronaviru­s vuol dire anche mondo alla rovescia. La ferocia del caso ti propone inattese sensazioni da terra privilegia­ta. Ad Eboli, anzi molto più su, oggi si è fermato non solo il Cristo distratto di Levi, ma anche il più subdolo dei nemici: quel virus che dà l’etichetta mondiale di contaminat­o. L’ironia fa da contorno inevitabil­e all’emergenza e alla paura. Anche questo fa parte del Dna sudista, e di certo Checco Zalone starà pensando a farci un film, con i cartelli «non si affitta ai settentrio­nali» o «aiutiamoli a casa loro», e con i video delle gang di Gomorra che spacciano Amuchina purissima, e con gli audio in cui un anonimo tarantino si chiede che ci vanno a fare tutti a Codogno.

Totò e Peppino, diciamolo, oggi non andrebbero a Milano con il colbacco per paura del gelo, ma con la mascherina e i guanti per paura dei milanesi doc. Bene, neanche il tempo di abituarsi a questa nuova condizione, che ti spunta il furbacchio­ne di Torricella che elude la zona rossa e viene a portare il virus in Puglia. «Come previsto», dice il governator­e Michele Emiliano. Molti chiedono cosa avesse previsto e perché, ma in effetti non c’è da stupirsi più di tanto: lo spirito profondo del Sud è anche fatto di astuzia spicciola, del genere voi dite pure che intanto io faccio i fatti, un po’ come il mitico pescatore barese che, in tempi di colera, si mise in favore di telecamera per mangiarsi una bella seppia cruda e si beccò il vibrione.

Ma via, non è proprio il caso di drammatizz­are. Cerchiamo di capire come sono andate le cose. Il ragazzo ha lasciato a malincuore la sua terra per andare a trovare la mamma, ma la mamma a Codogno non gliela facevano proprio incontrare. A quel punto, ognuno di noi potrà capire che non è facile star lontani a lungo da Torricella. Un minuscolo, invisibile virus non può spezzare una catena di affetti così profonda. Ed è del tutto inutile che qualcuno stia già pensando di chiudere le frontiere di Lizzano. Siamo fatti così, siamo aperti al mondo anche quando il mondo si chiude a noi. E se un guaio arriva «prima al Nord», come per anni ha auspicato Matteo Salvini, facciamo i bagagli e ce lo andiamo a prendere di corsa.

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