Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Con lo stipendio percepivano anche il reddito di cittadinanza
Sedici persone scoperte e denunciate dalle Fiamme Gialle a Manfredonia
Avevano un lavoro retribuito con stipendi fino a 1.800 euro ma beneficiavano ugualmente del reddito di cittadinanza. Con questa accusa 16 persone sono state denunciate dalla guardia di finanza a conclusione di una serie di controlli a Manfredonia, nel Foggiano.
FOGGIA Avevano un lavoro ben retribuito con una paga che arrivava fino a 1.800 euro al mese, ma percepivano comunque il reddito di cittadinanza.
A Manfredonia la guardia di finanza del comando provinciale di Foggia ha smascherato sedici persone «sospettate di aver percepito indebitamente il sussidio» dallo Stato. Gli accertamenti nascono da una attività di contrasto al lavoro sommerso e, dall’esame di documenti e buste paga, gli investigatori hanno scoperto sedici posizioni dubbie: il reddito di cittadinanza veniva percepito innanzitutto da persone che svolgevano attività in nero in maniera sistematica e da altri che invece erano regolarmente retribuiti. Vale a dire che erano assunti dai loro datori di lavoro e percepivano uno stipendio di 1.800 euro.
L’esito dell’indagine ha permesso di sospendere il beneficio economico ed ha evitato che l’Inps di Manfredonia continuasse ad erogare il sostegno economico al reddito per ulteriori 102 mila euro che si sarebbero aggiunti ai 55mila euro già elargiti dalle casse dello Stato.
La posizione delle sedici persone denunciate è ora al vaglio della procura di Foggia «per le valutazioni di competenza circa la sussistenza di responsabilità sul piano penalescrivono gli investigatoriper aver utilizzato dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere in sede di presentazione dell’istanza per l’ottenimento dell’assegno di sostentamento, ovvero per aver omesso di comunicare all’Inps variazioni di reddito o del patrimonio perché venisse attivata la procedura di revoca dei sussidi e l’eventuale successivo recupero delle somme di denaro illecitamente percepite».
La violazione delle legge sul reddito di cittadinanza introdotto nel 2019 potrebbe costare la pena da due a sei anni di reclusione, pena prevista in caso di dichiarazioni o presentazione di documenti falsi «attestanti cose non vere, ovvero omesse informazioni dovute» e da uno a tre anni per non aver comunicato all’Inps variazioni di reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari.
Risale a qualche settimana fa un’altra indagine dei carabinieri che a Taranto ha portato alla denuncia di cinque persone che percepivano il reddito di cittadinanza nonostante fossero agli arresti domiciliari: si trattava di 4 uomini e una donna di età compresa
La legge Previste pene da 2 a 6 anni per chi viola la legge sul reddito
tra i 20 e i 58 anni, tutti residenti a Taranto e con precedenti penali che nella domanda per ottenere il sussidio dello Stato, avevano omesso di dichiarare di essere sottoposti agli arresti domiciliari («situazione ostativa all’accoglimento della domanda stessa»), oppure avevano «omesso di comunicare l’applicazione di tale misura mentre già beneficiavano del bonus, percependo indebitamente somme comprese tra i 1000 e i 3500 euro ciascuno». Sono indagati per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e sono stati segnalati all’Inps per la revoca del beneficio.
Mensile Qualcuno, da busta paga, prendeva anche 1.800 euro