Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Ridateci i risparmi» Popolare, gli azionisti tornano a protestare
In corteo dalla sede della banca e per le vie del centro al grido: «Ridateci i nostri risparmi»
Hanno rumoreggiato e innalzato cartelli avvicinandosi (pericolosamente) alla sede centrale della Banca Popolare dove ad attenderli c’era un cordone di polizia. Nuova protesta (foto Sasanelli), a Bari, degli azionisti dopo il crac dell’istituto di credito. I manifestanti hanno chiesto indietro i propri risparmi.
BARI Sono stati un centinaio gli azionisti e risparmiatori della banca Popolare di Bari che ieri mattina hanno sfilato per le vie del centro città. Chiedono risposte e giustizia .« Ridateci i nostri risparmi». In più hanno manifestatola loro contrarietà alla trasformazione dell’istituto di credito in Spa. «No alla Spa» hanno urlato passando davanti alla sede centrale della banca in corso Cavour. «Per anni ci avete raccontato bugie, oggi vogliamo indietro i nostri sudati risparmi» ha detto Silvia Lopane che era alla testa del corteo. Poi le scritte sugli striscioni: « Ieri risparmiatori, oggi solo truffati», «Gli azionisti senza futuro», «Grazie al dottor Rossi e al suo pool».
Il procuratore aggiunto Roberto Rossi e i sostituti Savina Toscani, Federico Perrone Capano e Lanfranco Marazia hanno portato avanti le indagini sul gestione dell’istituto di credito barese, (commissariato da Bankitalia dal 13 dicembre scorso), che il 31 gennaio ha portato agli arresti degli ex manager della Bpb,
Marco Jacobini, ex direttore, e suo figlio Gianluca, ex condirettore generale. Sono ai domiciliari per falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza. L’ex responsabile dei bilanci Elia Circelli e l’ex ad, Vincenzo De Bustis Figarola, sono invece interdetti dalle funzioni di manager di istituti di credito.
Le indagini della procura si sono concentrate sulla gestione della banca finita sull’orlo del dissesto. Sarebbero state accertate «molteplici gravi e continuate condotte fraudolente finalizzate all’esposizione di bilanci di esercizio di dati non veritieri al fine di occultare perdite di rilevante entità - scrivono gli inquirenti così da gonfiare artificiosamente il patrimonio della banca e trarre in inganno i soci e il pubblico».