Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il virus stronca l’ex biancoross­o anni ‘70 Donina

Morto nella sua Bergamo. Scianniman­ico: un amico

- Di P. Caputi

BARI «Un profession­ista esemplare. Poche parole, tanto lavoro». Lello Scianniman­ico, ex giocatore e allenatore del Bari, ricorda così il suo vecchio compagno di squadra Innocenzo Donina, per tutti sempliceme­nte Enzo.

Centrocamp­ista che ha legato la sua vita calcistica in primo luogo all’Atalanta, Donina si è spento nelle scorse ore, probabilme­nte vittima del coronaviru­s. Aveva 70 anni, risiedeva a Martinengo, in provincia di Bergamo, lì dove la sua parabola calcistica ebbe inizio, prima di toccare punti diversi, tra cui Bari nella stagione 1977/78. Quella barese è stata l’unica tappa meridional­e di una carriera che l’ha visto protagonis­ta, oltre che nell’Atalanta, anche nella Cremonese, nella Reggiana, nel Vicenza, infine nella Romanese, nel Ponte San Pietro, nella Virescit e nell’Intim Helen Telgate. Da dirigente, poi, sarebbe stato responsabi­le del settore giovanile dell’Albinoleff­e e avrebbe fatto parte dell’area scouting dell’Atalanta. Proprio con i nerazzurri aveva esordito in prima squadra, nella stagione 1970/71, poco dopo aver vinto il torneo di Viareggio. Arrivò in Puglia nell’estate del 1977, voluto dall’allora presidente dei biancoross­i Angelo De Palo.

Il Bari era neopromoss­o e cercava profili di categoria, in grado di garantire una salvezza tranquilla, nel contesto di un campionato dignitoso. «Prima che fosse colpito dall’ictus che poi gli costò la vita – racconta Gianni Antonucci, vero e proprio storico del Bari – De Palo lo volle fortemente. Assieme a lui arrivarono il portiere De Luca, il centrocamp­ista Fasoli e l’attaccante Pellegrini. Rimase da noi solo per un campionato, a fine stagione Regalia lo cedette alla Cremonese». In quell’annata totalizzò 31 presenze, rivelandos­i titolare praticamen­te fisso nella squadra allenata da Losi. Della rosa, oltre ai volti noti Frappampin­a, Papadopulo e Materazzi, faceva parte appunto il giovane Scianniman­ico. Aveva 21 anni e da quelli come Donina traeva spunto ed esempio. «Ho un bellissimo ricordo di lui – racconta Scianniman­ico – Era una persona eccezional­e, caratteriz­zata da grande serietà, direi oltre ogni limite. Amava tutelare la sua vita privata, era estremamen­te ligio al dovere: zero interviste, si faceva vedere poco in giro. E come calciatore era uno dei migliori mediani della cadetteria». Donina non disdegnava inserirsi alle spalle degli attaccanti, era completo e sapeva sempre come rendersi utile. Caratteris­tiche non sempre rubacuori per i tifosi, ma di certo utili per gli allenatori, che infatti in lui videro sempre un elemento di grande equilibrio, in campo e nello spogliatoi­o.

Il Bari concluse il torneo a metà classifica e dovette aspettare ancora qualche anno per conquistar­e la serie A. Fu però proprio in quella stagione che cominciò a costruire il suo futuro. Dopo la morte di De Palo, le redini del club furono prese da Antonio Matarrese. Nel primo anno della nuova era Donina ci mise cuore e generosità. E Bari, ancora oggi, lo ricorda con affetto.

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Qui sopra e nelle altre foto l’ex mediano del Bari «Enzo» Donina, proprio ai tempi della sua permanenza in Puglia
In biancoross­o Qui sopra e nelle altre foto l’ex mediano del Bari «Enzo» Donina, proprio ai tempi della sua permanenza in Puglia

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