Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Ottaviano: «Per chi suona è un momento terribile»
Roberto Ottaviano racconta le sue giornate casalinghe in famiglia, tra dischi e progetti riscoperti
Il jazzista conosce l’arte dell’improvvisazione. Sa affrontare con sicurezza una variazione improvvisa, uno scarto di ritmo. Ma quando si passa dallo strumento alla quotidianità, quanto conta quest’abilità nell’affrontare situazioni inaspettate, cambi repentini, emergenze come quella che sta travolgendo l’intero pianeta?
«L’improvvisazione è una disciplina, un grande insegnamento valido anche nella vita di tutti i giorni», racconta il sassofonista Roberto Ottaviano, senatore dei jazzisti pugliesi e tra i nomi di lungo corso della scena italiana ed europea, nella quale è presente dal 1983, anno del debutto discografico con Aspects. «Saper improvvisare - spiega Ottaviano significa reagire in tempo reale, portare la musica in una certa direzione anche a seconda degli umori dell’ambiente, dello stato d’animo degli altri musicisti e del pubblico. È una straordinaria lezione di vita».
Nel quotidiano dove la sta indirizzando in questi giorni di apprensione?
«Mi ha fatto ingranare una marcia differente, mi ha portato a riflettere su cose che riguardano la sfera personale e sociale».
Partiamo dal sociale. «Dovremmo meditare più profondamente sull’organizzazione che ci siamo dati. Ma anche sui ritmi del consumo e la gestione dei nostri affetti, spesso trascurati. Credo sia questa la priorità del momento: riprogettare il futuro riscoprendo una velocità sostenibile per tutti. Gli antichi sapevano cogliere certi segnali. Ed è evidente che il segnale è arrivato».
Cosa la sta facendo soffrire di più sul piano personale?
«Non poter vedere i miei genitori. Tra l’altro, mentre mia madre è a casa di mio fratello, qui a Bari, mio padre è rimasto nel Cilento. È lì che vivono da una quindicina d’anni, in una terra fantastica scoperta alla fine degli anni Sessanta, quand’ero adolescente. Non poterli vedere è l’unica cosa che mi fa soffrire in una fase in cui siamo chiamati ad avere uno scatto di maturità necessario».
Come sta impegnando le giornate? «Imparando a condividere diversamente il tempo e lo spazio con la mia compagna e mio figlio adolescente, mentre con le altre due ragazze, che già vivono per conto loro, ci teniamo in contatto telefonico. Guardo molto la tv, soprattutto per documentarmi meglio. Vedo in giro molta retorica, ascolto parole d’ordine. Non appena questa nottata sarà passata, bisognerà scatenare una vaccinazione a tutto campo contro la perdita di memoria».
Ne sta approfittando per riscoprire vecchie passioni musicali?
«Sto facendo un viaggio a ritroso negli anni della mia formazione, nel progressive inglese, dai Genesis ai Gentle Giant. Insomma, quei gruppi che erano riusciti a trasfigurare nel rock la letteratura, la poesia e la politica. Ho anche ripreso in mano un progetto editoriale al quale sto lavorando da tempo: una biografia sul mio maestro, Steve Lacy. È un lavoro abbastanza impegnativo che ultimamente avevo trascurato. Ho un gigantesco archivio da rimettere in ordine in modo filologico».
Aveva qualche progetto discografico in uscita?
«Un doppio cd per l’etichetta Dodicilune con la stessa formazione del precedente Eternal Love,
quindi con Marco Colonna ai clarinetti, Alexander Hawkins alle tastiere, Giovanni Maier al contrabbasso e Zeno de Rossi alla batteria. Questa la formazione del primo disco, che nel secondo si allarga con l’inserimento di Hamid Drake, Giorgio Pacorig e Danilo Gallo. L’uscita, naturalmente, è rimandata».
Il mondo della musica, come altri settori dell’arte, rischia il collasso.
«Con la petizione #velesuoniamo, il mondo del jazz ha chiesto al governo di proteggere in un
La prospettiva «Questa crisi ci impone un cambio di passo, una diversa scala di priorità»
momento davvero difficile un settore e una categoria che hanno già sofferto in passato per una certa disattenzione. Mi ritengo fortunato, perché con la didattica, anche a distanza, posso andare avanti. Ma vedo una situazione drammatica per colleghi che vivono di concerti e tutta la filiera dello spettacolo dal vivo. Le istituzioni, anche quelle locali, non perdano tempo. Ci vogliono ammortizzatori sociali, subito».