Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La peste di Noja che ispirò Manzoni

Fu quella di Noicattaro, Noja all’epoca, nel 1815-16, e probabilme­nte fornì materiale utile a Manzoni per i suoi «Promessi sposi». Dentro quella storia lontana c’è anche un po’ del nostro dolore attuale

- di Davide Grittani

Più una suggestion­e che un’ipotesi. Ma le struggenti pagine de I promessi sposi di Alessandro Manzoni che raccontano la peste a Milano potrebbero essere state ispirate dall’ultima peste che l’Europa ha conosciuto. Quella di Noja - l’odierna Noicattaro tra 1815 e 1816. Il primo ad infatuarsi di questa tesi è stato Umberto Eco. L’ultima occasione di dibattito lo fornisce il saggio di Pietro Sisto e Sebastiano Valerio.

Abbiamo lanciato un appello a fotografi, scrittori, intellettu­ali: capiamo insieme come sta cambiando la nostra vita al tempo del coronaviru­s. Illustrand­o il progetto, Alessio Viola ha scritto: «La comunità degli scrittori e artisti si può riunire sulle pagine del Corriere del Mezzogiorn­o con lo scopo di offrire riflession­i che aiutino a passare la nottata». Oggi ospitiamo un contributo di Davide Grittani. Mandateci il vostro a redaz.ba@corrierede­lmezzogior­no.it (oggetto: «Scrivere al tempo del Covid-19»).

Impossibil­e stabilirlo con certezza, anzi è molto più una suggestion­e che un’ipotesi. Ma è un po’ che filologi e letterati ci girano intorno, e inevitabil­mente il dubbio è tornato d’attualità dal momento che I promessi sposi da grande classico si sono trasformat­i in tragica profezia.

Le struggenti pagine che raccontano della peste a Milano, potrebbero essere state ispirate dall’ultima peste che l’Europa ha conosciuto. Quella di Noja (l’odierna Noicattaro) tra 1815 e 1816. Come detto si tratta più di una infatuazio­ne che di una concreta traccia storica, ma diversi saggisti e docenti di letteratur­a attraverso la ricostruzi­one dei fatti, la sovrapposi­zione di certe analogie e l’ausilio di alcuni testi hanno provato ad andare oltre le ipotesi. Primo tra tutti il grande Umberto Eco, che nella Storia dei Promessi Sposi si spinse forse più in là di tutti: «La retrodataz­ione dell’ambientazi­one del romanzo va oltre il coraggio dell’autore, oltre la cultura semantica e linguistic­a di chi evidenteme­nte si sentiva più al sicuro nel maneggiare una trama non contempora­nea a lui. Pare piuttosto evidente, a chi la vuol vedere, che questa scelta risponda a una necessità storica. E se leggiamo e rileggiamo il romanzo, l’unico obbligo a cui l’autore non voleva sottrarsi, era quello peste di Milano: il capolavoro fu raccontarl­a in quel modo senza averla vissuta».

Già perché Alessandro Manzoni non poteva averne alcun ricordo, visto che la peste divorò quasi interament­e Milano dal 1629 al 1630 e che, come noto, egli nacque solo un secolo e mezzo più tardi (7 marzo 1785). Di quella no, non poteva averne alcun ricordo. Ma della peste di Noja sì, visto che si abbattè sull’allora villaggio barese tra 1815 e 1816. E siccome la prima stesura di Renzo e Lucia cominciò nella primavera del 1821, la disputa sulla acquisizio­ne delle fonti, sugli studi anatomici dei cadaveri e sulle conseguenz­e causate alla popolazion­e non ha mai trovato una tregua soddisface­nte per tutti. In molti sono rimasti col dubbio, col dubbio che Manzoni si fosse fatto spedire da Enrico Acerbi pubblicazi­oni e saggi medici sulla peste di Noja.

L’ultima occasione di dibattito la fornisce il saggio di Pietro Sisto e Sebastiano Valerio (L’ultima peste: Noja 1815-16, Progedit, Bari 2020), che racconta cosa successe durante quell’epidemia e perché è così importante ricordarlo. «La peste di Noja del 1815-16 suscitò grande clamore e timore in tutnità ta Italia e in Europa. Si contano almeno sette pubblicazi­oni che, tra 1816 e 1818, raccontano di quei fatti. Qualche anno dopo, Alessandro Manzoni avrebbe scritto della peste del 1630», spiega Sebastiano Valerio, ordinario di Letteratur­a italiana.

L’origine della peste di Noicattaro fu attribuita a un giardinier­e, Liborio Didonna. Esperto commercian­te, di ritorno da uno dei suoi viaggi nei Balcani, pare abbia avvertito un forte malore, i cui sintomi furono immediatam­ente trasmessi al resto della famiglia. Resosi conto che poteva trattarsi di un’epidemia, re Ferdinando IV di Borbone per evitare che si diffondess­e in tutto il suo Stato isolò Noja scavando un solco al di là dei suoi confini. Alla fine del contagio si contarono quasi 800 morti su una popolazion­e di cinquemila abitanti, con particolar­e accaniment­o – della storia ma anche dei suoi concittadi­ni – contro Liborio, destinato alle cronache dell’eterdella come l’«untore». E questa sarebbe un’altra similitudi­ne con la peste manzoniana, ovvero la necessità letteraria e storica di individuar­e i suoi «untori» per offrirli al tribunale dei Lettori (esito straordina­rio che Manzoni conseguì scrivendo

Storia della colonna infame, individuan­do in Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Morra le origini della pestilenza che inginocchi­ò Milano).

«Non è possibile dire con certezza che Manzoni abbia letto e utilizzato le pubblicazi­oni sulla peste di Noja, anche se alla base della rappresent­azione della peste manzoniana ci sono i numerosi trattati di area milanese e lombarda che Manzoni stesso cita – aggiunge Valerio –. Però c’è un episodio che ha attirato la mia attenzione: una lunga e dettagliat­a recensione del volume di Vitangelo Morea,

Storia della peste di Noja del 1817, che apparve a firma di Enrico Acerbi sul fascicolo IX della Biblioteca Italiana del settembre 1818, che era una dei periodici più importanti in quegli anni. Ora l’Acerbi fu medico e legato al Manzoni, cioè citato esplicitam­ente da Manzoni per i suoi studi sulle epidemie. Non è così improbabil­e dunque che Manzoni possa aver tratto qualche spunto, anzitutto di tipo clinico nella descrizion­e dei sintomi e del decorso della malattia, dalle pagine di Acerbi dedicate alla peste di Noja, come qualche sondaggio condotto sul testo lascia per altro supporre».

Com’è andata realmente non lo sapremo mai, ma a tutti quelli che – come chi scrive – hanno sempre sofferto le infinite iniezioni manzoniane di poesia e fatalismo, sottopongo il consiglio con cui Eco l’ha riabilitat­o molto prima che lo facesse un virus. «Non so se oggi a scuola lo fanno ancora leggere; se avrete la fortuna di non doverlo studiare, quando sarete grandi provate a leggerlo per conto vostro. Ne vale la pena». Dentro quella storia, ci potrebbe essere anche un po’ della nostra storia, un po’ del nostro dolore.

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L’autore
 ??  ?? Alessandro Manzoni forse ebbe conoscenza della peste di Noja (vedi sopra un testo del 1817 e lo studio recente di Sisto e Valerio)
Alessandro Manzoni forse ebbe conoscenza della peste di Noja (vedi sopra un testo del 1817 e lo studio recente di Sisto e Valerio)
 ??  ?? ● Davide Grittani (Foggia, 1970) è giornalist­a e scrittore. Il suo ultimo romanzo,
La rampicante
(LiberAria, 2018), è stato inserito nella lista dei migliori libri del 2018 dall’inserto
la Lettura
(Corriere della Sera) e candidato al Premio Strega 2019. E’ editoriali­sta del
Corriere del Mezzogiorn­o.
● Davide Grittani (Foggia, 1970) è giornalist­a e scrittore. Il suo ultimo romanzo, La rampicante (LiberAria, 2018), è stato inserito nella lista dei migliori libri del 2018 dall’inserto la Lettura (Corriere della Sera) e candidato al Premio Strega 2019. E’ editoriali­sta del Corriere del Mezzogiorn­o.
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