Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Tutti i reparti a rischio, servono interventi rapidi Diffida a Regione e Asl»

Il presidente dell’Ordine dei medici di Lecce, De Giorgi, lancia l’allarme sulla difesa delle strutture «Adesso basta, la situazione è insostenib­ile»

- Di Antonio Della rocca

LECCE «Adesso basta. Stiamo diffidando Regione e Asl perché la situazione è ormai insostenib­ile, con medici e infermieri che continuano ad ammalarsi anche negli ospedali no-Covid, un fatto molto grave perché se queste strutture non funzionano a dovere non so come si potrà fare per assistere i pazienti».

Parole come pietre che il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Lecce, Donato De Giorgi, primario di Chirurgia nell’ospedale (no-Covid) di Gallipoli, scaglia dalle zone di trincea dove si combatte la quotidiana battaglia contro l’emergenza coronaviru­s e le insidie del contagio. Una drammatica richiesta d’aiuto rivolta alla catena di comando che conduce fino alle più alte gerarchie dell’apparato chiamato a fronteggia­re l’offensiva pandemica.

Dottor De Giorgi, quanto è preoccupat­o per l’avanzare del virus tra gli operatori sanitari?

«Molto. Il numero dei contagiati cresce e dopo i casi già noti, ci è giunta notizia che anche un medico del presidio di Campi Salentina è risultato positivo al test. Si tratta di un episodio che non può essere trascurato perché questo collega ha avuto contatti stretti con numerose persone per le quali sarà necessaria la quarantena. Quando un medico o un infermiere si ammala si producono effetti a catena e questo è molto pericoloso perché il sistema rischia di non reggere».

Si dice che gli ospedali rischiano di trasformar­si paradossal­mente in veicoli di trasmissio­ne del virus.

«Certo, possono diventare veri e propri moltiplica­tori dell’epidemia. E se si continua a lavorare senza i necessari dispositiv­i di protezione individual­e i rischi aumentano. Stiamo cercando di preservare i nostri due ospedali no-Covid di Gallipoli e Scorrano. Ieri sera (domenica sera per chi legge, ndr) c’è stato il blocco delle sale operatorie dell’ospedale Vito Fazzi di Lecgiustam­ente, ce e questo ha portato a convogliar­e tutte le urgenze negli ospedali per così dire puliti. Gli ospedali no-Covid sono molto importanti nell’economia generale del sistema. Purtroppo, e questo devo segnalarlo, nel sistema ci sono delle crepe». Quali?

«Il reparto di Medicina dell’ospedale di Gallipoli è stato interessat­o da casi di positività al coronaviru­s, al momento tre, e siamo ancora in attesa dell’esito dei tamponi eseguiti ai colleghi dei contagiati. Nel frattempo siamo costretti a lavorare in un clima di incertezza che,

mette in tensione il personale. È come se fossimo tutti prigionier­i, pazienti, medici e infermieri».

Quanto si attende per conoscere i risultati dei tamponi?

«Purtroppo ci sono ritardi significat­ivi. Attendiamo anche fino a tre giorni e questo è inaccettab­ile, perciò abbiamo chiesto di aumentare il numero dei laboratori. Dovremmo averne almeno tre in ogni provincia. Noi siamo chiamati a ragionare in termini di ore, quindi, tre giorni sono un tempo enorme».

Gli operatori per i quali siete in attesa di conoscere l’esito dei tamponi nel frattempo lavorano normalment­e?

«Il personale, almeno in una configuraz­ione minima, resta in servizio. In attesa del risultato del tampone non si sa cosa fare, come gestire la situazione, come comportars­i. Ci sono delle difficoltà enormi. Si evita, giustament­e, anche di rimettere in circolazio­ne i pazienti che potrebbero essere dimessi se non abbiamo contezza della negatività del tampone. Nel solo ospedale di Gallipoli è stata eseguita almeno una quarantina di test».

Situazioni simili si verificano anche in altri ospedali però.

«Sì, accade anche altrove. A questo punto è assolutame­nte indispensa­bile fare il tampone a tutti gli operatori sanitari, ma anche sforzarsi al massimo per avere i dispositiv­i di protezione. L’Ordine dei medici è pronto a diffidare le autorità, dopo l’ennesimo appello caduto nel vuoto. Noi abbiamo un grande senso di responsabi­lità, ma siamo davvero al limite e rischiamo di fermarci. Riconoscia­mo che la direzione generale sta facendo sforzi enormi e inconsueti, però diciamo che qualcosa in più deve essere fatta, soprattutt­o per quanto concerne le protezioni agli operatori. Non si possono continuare a riutilizza­re all’infinito le stesse mascherine».

In questo scenario, cosa si rischia realistica­mente se non dovessero arrivare i presidi di protezione? «Potrebbe crollare tutto il sistema».

Donato De Giorgi

Medici e infermieri continuano ad ammalarsi anche negli ospedali no-Covid

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