Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Scompare Onofrio Mangini raffinato architetto della Bari moderna
Tra i suoi punti di riferimento c’era sicuramente Le Corbusier, un maestro del moderno la cui fascinazione non risparmiò parte della generazione di progettisti che mutarono il volto del borgo murattiano nel dopoguerra. L’architetto Onofrio Mangini, scomparso ieri, fu tra questi e del resto non lesinò la lezione del razionalismo nei più iconici edifici che portano la sua firma. Riuscì a coniugare tali insegnamenti con quelli di Pierluigi Nervi, suo maestro durante gli studi universitari a Roma, di cui sicuramente apprezzava gli arditi espedienti tecnico strutturali.
Con Mangini si chiude il cerchio di una compagine di professionisti che negli anni Cinquanta e Sessanta cambiarono con inserti di buona architettura, progettati con qualità e finezza, un panorama che fu invece devastante e piegato alle logiche del profitto, anche quando a esso veniva immolata l’unicità armonica del borgo ottocentesco con demolizioni e aumenti di cubature.
Dai primi lavori nel 1959, per esempio, Palazzo Labellarte in via Garruba 116, Mangini sceglie una cifra di elegante rottura con il tessuto urbano preesistente, proponendo una facciata lievemente concava con un gioco di pieni e di vuoti che disegnano finestre e balconi. Viene meno pertanto il rigore e la modularità degli edifici del murattiano e si fa avanti un’asimmetria che avrà la sua piena fioritura nel coevo Palazzo De Florio in via Argiro 73. Uno svettante parallelepipedo rotto da un alternarsi di superfici sporgenti con un’ardita rientranza centrale, rilanciata nella parte terminale da un ulteriore e più estremo aggetto.
Soluzioni audaci che più tardi nel complesso parrocchiale Maria Maddalena in via Giulio Petroni, sono declinate in volumi meno spigolosi con murature concave per perimetrare l’edificio religioso. Degli stessi anni è la clinica di Santa Maria nel quartiere Picone, perfettamente armonizzata con la vocazione residenziale del contesto. Qui Mangini saldava il debito con i suoi maestri unendo la complessità ingegneristica alla riuscita sospensione del complesso su un innovativo giardino pensile.