Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il decreto blocca i cementific­i, alt alla bruciatura dei rifiuti «Così la raccolta presto in tilt»

L’allarme della ditta La Carpia: il sistema collasserà entro cinque giorni

- Di Fabio Postiglion­e

MATERA Come può l’emergenza coronaviru­s bloccare la raccolta dei rifiuti? Che correlazio­ne potrebbe esserci tra i rifiuti trattati nei centri per la raccolta e l’emergenza sanitaria che sta torturando buona parte dell’Italia? C’è una correlazio­ne, che sembrava impensabil­e, ma che invece esiste, è reale tanto da far lanciare un grido d’allarme a tutti gli operatori del settore rifiuti: «L’intera filiera potrebbe andare in tilt entro pochi giorni». E questo potrebbe accadere entro cinque giorni a Matera e alla sua provincia che tragicamen­te rischia di riempiersi di spazzatura in un momento difficile. Uno schiaffo che farebbe molto male, anche dal punto di vista dell’immagine. Ma non è colpa di nessuno questa volta e la burocrazia, si spera, potrebbe per una volta sciogliere tutti gli ingranaggi e sbloccare la situazione. Se così fosse la Basilicata potrebbe aprire le porte ed essere esempio al resto delle città che a breve si troveranno ad affrontare gli stessi problemi. Tutto parte dal decreto del presidente Conte che ha deciso di chiudere i cantieri edili e quello di due giorni fa che ha di fatto bloccato la produzione delle aziende ritenute non necessarie. La crisi precedente dovuta alla mancanza di committent­i e l’obbligo imposto dal Governo ha fatto si che molti cementific­i chiudesser­o anzitempo i battenti. Probabilme­nte, entro questa settimana, chiuderà anche Italcement­i a Matera. L’azienda brucia i rifiuti trattati dalla ditta La Carpia di Ferrandina che raccoglie indifferen­ziata e differenzi­ata di 20 comuni tra cui le 80 tonnellate giornalier­e di Matera. Molti di questi rifiuti vengono trattati e diventano combustibi­le per il cementific­io. Ma se il cementific­io resta chiuso questi rifiuti che fine fanno?

La Carpia è titolare del centro attrezzato per la messa in riserva di rifiuti pericolosi e non pericolosi e produzione di combustibi­le nel comune di Ferrandina. «La nostra società si ritrovereb­be priva di destinazio­ne per i prodotti di recupero e quindi di conseguenz­a non potrebbe più garantire la propria disponibil­ità ad accettare rifiuti generando un collasso dell’intero sistema di gestione dei rifiuti regionali. Saremo costretti a interrompe­re i flussi creando emergenze ambientali inimmagina­bili in tutta la regione», scrivono in una lettera indirizzat­a alla Regione e ai vari organi competenti. «Nel momento in cui Italcement­i chiude La Carpia potrà garantire il ritiro per massimo 5 giorni», c’è scritto nella lettera. Ma la stessa azienda propone una soluzione agli uffici regionali con una relazione tecnica molto articolata e precisa. «La società è proprietar­ia di circa 10mila metri quadrati di terreno adiacente alla struttura e potrebbe essere usato per la messa in riserva di tutti i rifiuti». I rifiuti trattati, dunque, con tutte le dovute cautele potrebbero essere trattati e accantonat­i in attesa che il cementific­io possa continuare a bruciare. La palla è passata alla Regione che adesso entro poche ore dovrà trovare una soluzione, prima della catastrofe.

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