Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il decreto blocca i cementifici, alt alla bruciatura dei rifiuti «Così la raccolta presto in tilt»
L’allarme della ditta La Carpia: il sistema collasserà entro cinque giorni
MATERA Come può l’emergenza coronavirus bloccare la raccolta dei rifiuti? Che correlazione potrebbe esserci tra i rifiuti trattati nei centri per la raccolta e l’emergenza sanitaria che sta torturando buona parte dell’Italia? C’è una correlazione, che sembrava impensabile, ma che invece esiste, è reale tanto da far lanciare un grido d’allarme a tutti gli operatori del settore rifiuti: «L’intera filiera potrebbe andare in tilt entro pochi giorni». E questo potrebbe accadere entro cinque giorni a Matera e alla sua provincia che tragicamente rischia di riempiersi di spazzatura in un momento difficile. Uno schiaffo che farebbe molto male, anche dal punto di vista dell’immagine. Ma non è colpa di nessuno questa volta e la burocrazia, si spera, potrebbe per una volta sciogliere tutti gli ingranaggi e sbloccare la situazione. Se così fosse la Basilicata potrebbe aprire le porte ed essere esempio al resto delle città che a breve si troveranno ad affrontare gli stessi problemi. Tutto parte dal decreto del presidente Conte che ha deciso di chiudere i cantieri edili e quello di due giorni fa che ha di fatto bloccato la produzione delle aziende ritenute non necessarie. La crisi precedente dovuta alla mancanza di committenti e l’obbligo imposto dal Governo ha fatto si che molti cementifici chiudessero anzitempo i battenti. Probabilmente, entro questa settimana, chiuderà anche Italcementi a Matera. L’azienda brucia i rifiuti trattati dalla ditta La Carpia di Ferrandina che raccoglie indifferenziata e differenziata di 20 comuni tra cui le 80 tonnellate giornaliere di Matera. Molti di questi rifiuti vengono trattati e diventano combustibile per il cementificio. Ma se il cementificio resta chiuso questi rifiuti che fine fanno?
La Carpia è titolare del centro attrezzato per la messa in riserva di rifiuti pericolosi e non pericolosi e produzione di combustibile nel comune di Ferrandina. «La nostra società si ritroverebbe priva di destinazione per i prodotti di recupero e quindi di conseguenza non potrebbe più garantire la propria disponibilità ad accettare rifiuti generando un collasso dell’intero sistema di gestione dei rifiuti regionali. Saremo costretti a interrompere i flussi creando emergenze ambientali inimmaginabili in tutta la regione», scrivono in una lettera indirizzata alla Regione e ai vari organi competenti. «Nel momento in cui Italcementi chiude La Carpia potrà garantire il ritiro per massimo 5 giorni», c’è scritto nella lettera. Ma la stessa azienda propone una soluzione agli uffici regionali con una relazione tecnica molto articolata e precisa. «La società è proprietaria di circa 10mila metri quadrati di terreno adiacente alla struttura e potrebbe essere usato per la messa in riserva di tutti i rifiuti». I rifiuti trattati, dunque, con tutte le dovute cautele potrebbero essere trattati e accantonati in attesa che il cementificio possa continuare a bruciare. La palla è passata alla Regione che adesso entro poche ore dovrà trovare una soluzione, prima della catastrofe.