Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Gli ospedali pugliesi ce la faranno»
Ranieri, il super consulente voluto da Emiliano: «Epidemia imprevedibile, reggeremo l’urto»
Voluto da Emiliano per coordinare la rete della Terapia intensiva, l’anestesiologo barese Marco Ranieri (professore a Bologna) si mostra fiducioso sulla tenuta degli ospedali pugliesi all’emergenza Covid-19: «L’andamento dell’epidemia è difficile da prevedere. Ma ci sono vantaggi temporali e competenze per credere che reggeremo l’urto». Ieri in Puglia altre sette vittime.
BARI «Il sistema al Nord, nonostante l’ondata imprevista, ha retto». E ora tocca al Sud. L’anestesiologo barese Marco Ranieri, professore a Bologna, è stato incaricato dalla Regione di coordinare la rete della Terapia intensiva (TI) dedicata al Covid. Figlio di Mimì Ranieri, storico dirigente del Pci barese, il docente è assai legato alla Puglia.
Quando arriva a Bari?
«Primo, non mi posso muovere per via delle ultime norme. E secondo, sarei pericoloso per la carica virale che a Bologna è superiore rispetto alla Puglia. Lavorerò a distanza, come del resto si fa anche qui per le questioni emilianoromagnole».
Si sarà informato, no?
«Naturalmente. Già nelle scorse settimane ho preso visione del piano di riorganizzazione della rete di TI che deve rispondere alla quasi certa ondata di contagi. Un piano che si va allestendo sulla base di un modello epidemiologico condiviso. Ho consapevolezza della rete e del modello, molto rigoroso, messo a punto per reggere il volume della forte necessità che si prevede».
Quel modello era elaborato sulla base di una previsione a duemila contagi. La Regione ne stima ora il doppio.
«Io ho letto un modello che è in grado di adeguarsi a seconda dell’approssimarsi del livello di infezione: il piano si adegua secondo il variare della prospettiva e della strategia di contrasto all’epidemia. La
Puglia ha un vantaggio temporale che deve saper sfruttare. Anche perché le previsioni non sono facili».
Cosa intende dire? «Quello che stiamo imparando qui è che l’andamento dell’epidemia non è lineare: è variabile, per questo è molto complicato fare previsioni. La sua diffusione non è omogenea, ma procede a spot, a picchi, in alcune zone in un modo, in altre in modo diverso. La capacità di previsione è molto complessa e per questo è necessario un modello che si adegui alle situazioni».
Il piano prevede 306 letti di TI dedicati al Covid, ce ne sono 54. La Regione ha chiesto 225 respiratori, ne sono arrivati nove.
«È un problema di tutta Italia, anzi del mondo intero. Nel peggiore dei casi, come extrema ratio, c’è la possibilità di sdoppiare i circuiti collegati ad una macchina di ventilazione (il sistema è stato ideato da Ranieri con il collega milanese Antonio Pesenti, il prototipo è stato realizzato da un’azienda emiliana, ndr). Ma poi c’è la possibilità di riciclare i ventilatori delle sale operatorie. Tuttavia, vorrei fare una riflessione su questo punto».
Dica professore.
«Stiamo facendo in queste ore l’analisi dei primi 14 giorni in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto dopo il ciclone che si ha investiti senza possibilità di essere previsto. Ebbene
il sistema ha retto, anche se sotto fortissimo stress. Ha risposto aumentando rapidamente i letti di TI e senza neppure procedere all’aumento delle macchine che pure erano state chieste alla Protezione civile. Il sistema ha garantito l’assistenza a chi doveva, implementando l’area dell’assistenza fuori dalle TI: nelle sub intensive, nei reparti di Medicina, nelle Pneumologie».
Si è parlato di pazienti da selezionare.
«Non c’è stato alcun razionamento. Non è vero che i vecchi sono stati lasciati fuori dalle TI. Con uno sforzo disumano, siamo riusciti a reggere. E spero che in Puglia tutto questo non sia necessario: c’è programmazione e competenza perché si eviti la drammatica esperienza di Emilia, Veneto e Lombardia».
Ora in Puglia abbiamo solo 54 letti di TI per il Covid.
«Nella stima epidemiologica, il piano è bilanciato per non vedere quello sta succedendo a Madrid, con i malati lasciati per terra nel corridoio. Ho imparato che nella gestione di massima emergenza si deve procedere per gradi. È sbagliato schierare tutta la forza sull’emergenza. Chiudere tutto per affrontare il Covid metterebbe a posto la coscienza. Ma sarebbe un torto per chi avesse la necessità di un letto in TI per un infarto o un’emorragia cerebrale».
Come sta lavorando per la Puglia?
«Ci sentiamo costantemente con i colleghi. Nelle ultime ore ho sentito il direttore del Policlinico di Bari e del dipartimento Salute. Ho pure condiviso una bozza di protocollo per linee guida di primo intervento. Lo voglio discutere con i colleghi pugliesi ».
Non è il tempo delle polemiche, ma sa che qualcuno di loro borbotta? Lei è il secondo consulente esterno, dopo l’epidemiologo Lopalco.
«Mi hanno chiesto di dare una mano e la sto dando. Se lei allude agli anestesisti, sappia che io sono figlio del loro stesso padre. Mi sono laureato e sono stato allievo del professor Brienza. Per il resto, ho solo due drammatiche settimane di esperienza più di loro. E queste io metto a disposizione».
Il sistema del Nord, con uno sforzo disumano, è riuscito a reggere: nessun paziente è rimasto senza assistenza
Qualcuno borbotta per la mia nomina? Io ho solo due tragiche settimane di esperienza più degli altri: questa metto a disposizione