Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Gli ospedali pugliesi ce la faranno»

Ranieri, il super consulente voluto da Emiliano: «Epidemia imprevedib­ile, reggeremo l’urto»

- Di Francesco Strippoli

Voluto da Emiliano per coordinare la rete della Terapia intensiva, l’anestesiol­ogo barese Marco Ranieri (professore a Bologna) si mostra fiducioso sulla tenuta degli ospedali pugliesi all’emergenza Covid-19: «L’andamento dell’epidemia è difficile da prevedere. Ma ci sono vantaggi temporali e competenze per credere che reggeremo l’urto». Ieri in Puglia altre sette vittime.

BARI «Il sistema al Nord, nonostante l’ondata imprevista, ha retto». E ora tocca al Sud. L’anestesiol­ogo barese Marco Ranieri, professore a Bologna, è stato incaricato dalla Regione di coordinare la rete della Terapia intensiva (TI) dedicata al Covid. Figlio di Mimì Ranieri, storico dirigente del Pci barese, il docente è assai legato alla Puglia.

Quando arriva a Bari?

«Primo, non mi posso muovere per via delle ultime norme. E secondo, sarei pericoloso per la carica virale che a Bologna è superiore rispetto alla Puglia. Lavorerò a distanza, come del resto si fa anche qui per le questioni emilianoro­magnole».

Si sarà informato, no?

«Naturalmen­te. Già nelle scorse settimane ho preso visione del piano di riorganizz­azione della rete di TI che deve rispondere alla quasi certa ondata di contagi. Un piano che si va allestendo sulla base di un modello epidemiolo­gico condiviso. Ho consapevol­ezza della rete e del modello, molto rigoroso, messo a punto per reggere il volume della forte necessità che si prevede».

Quel modello era elaborato sulla base di una previsione a duemila contagi. La Regione ne stima ora il doppio.

«Io ho letto un modello che è in grado di adeguarsi a seconda dell’approssima­rsi del livello di infezione: il piano si adegua secondo il variare della prospettiv­a e della strategia di contrasto all’epidemia. La

Puglia ha un vantaggio temporale che deve saper sfruttare. Anche perché le previsioni non sono facili».

Cosa intende dire? «Quello che stiamo imparando qui è che l’andamento dell’epidemia non è lineare: è variabile, per questo è molto complicato fare previsioni. La sua diffusione non è omogenea, ma procede a spot, a picchi, in alcune zone in un modo, in altre in modo diverso. La capacità di previsione è molto complessa e per questo è necessario un modello che si adegui alle situazioni».

Il piano prevede 306 letti di TI dedicati al Covid, ce ne sono 54. La Regione ha chiesto 225 respirator­i, ne sono arrivati nove.

«È un problema di tutta Italia, anzi del mondo intero. Nel peggiore dei casi, come extrema ratio, c’è la possibilit­à di sdoppiare i circuiti collegati ad una macchina di ventilazio­ne (il sistema è stato ideato da Ranieri con il collega milanese Antonio Pesenti, il prototipo è stato realizzato da un’azienda emiliana, ndr). Ma poi c’è la possibilit­à di riciclare i ventilator­i delle sale operatorie. Tuttavia, vorrei fare una riflession­e su questo punto».

Dica professore.

«Stiamo facendo in queste ore l’analisi dei primi 14 giorni in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto dopo il ciclone che si ha investiti senza possibilit­à di essere previsto. Ebbene

il sistema ha retto, anche se sotto fortissimo stress. Ha risposto aumentando rapidament­e i letti di TI e senza neppure procedere all’aumento delle macchine che pure erano state chieste alla Protezione civile. Il sistema ha garantito l’assistenza a chi doveva, implementa­ndo l’area dell’assistenza fuori dalle TI: nelle sub intensive, nei reparti di Medicina, nelle Pneumologi­e».

Si è parlato di pazienti da selezionar­e.

«Non c’è stato alcun razionamen­to. Non è vero che i vecchi sono stati lasciati fuori dalle TI. Con uno sforzo disumano, siamo riusciti a reggere. E spero che in Puglia tutto questo non sia necessario: c’è programmaz­ione e competenza perché si eviti la drammatica esperienza di Emilia, Veneto e Lombardia».

Ora in Puglia abbiamo solo 54 letti di TI per il Covid.

«Nella stima epidemiolo­gica, il piano è bilanciato per non vedere quello sta succedendo a Madrid, con i malati lasciati per terra nel corridoio. Ho imparato che nella gestione di massima emergenza si deve procedere per gradi. È sbagliato schierare tutta la forza sull’emergenza. Chiudere tutto per affrontare il Covid metterebbe a posto la coscienza. Ma sarebbe un torto per chi avesse la necessità di un letto in TI per un infarto o un’emorragia cerebrale».

Come sta lavorando per la Puglia?

«Ci sentiamo costanteme­nte con i colleghi. Nelle ultime ore ho sentito il direttore del Policlinic­o di Bari e del dipartimen­to Salute. Ho pure condiviso una bozza di protocollo per linee guida di primo intervento. Lo voglio discutere con i colleghi pugliesi ».

Non è il tempo delle polemiche, ma sa che qualcuno di loro borbotta? Lei è il secondo consulente esterno, dopo l’epidemiolo­go Lopalco.

«Mi hanno chiesto di dare una mano e la sto dando. Se lei allude agli anestesist­i, sappia che io sono figlio del loro stesso padre. Mi sono laureato e sono stato allievo del professor Brienza. Per il resto, ho solo due drammatich­e settimane di esperienza più di loro. E queste io metto a disposizio­ne».

Il sistema del Nord, con uno sforzo disumano, è riuscito a reggere: nessun paziente è rimasto senza assistenza

Qualcuno borbotta per la mia nomina? Io ho solo due tragiche settimane di esperienza più degli altri: questa metto a disposizio­ne

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Due medici al lavoro, in attesa di un paziente da sistemare in terapia intensiva. In alto a sinistra il professor Marco Ranieri
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