Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Trecentomila mascherine in dono dai cinesi
L’ente ha invocato indicazioni sulle autorizzazioni Cento imprese disponibili a riconvertire l’attività E dalla Cina arrivate in Puglia 300 mila protezioni
BARI «Il più presto possibile. Anche un giorno prima del previsto. Perché gli operatori sanitari hanno bisogno subito dei dispositivi di sicurezza individuali». Così Francesco Cupertino, rettore del Politecnico di Bari, aggiorna la tabella di marcia per arrivare a una produzione certificata «made in Puglia» di materiale per la sicurezza dei lavoratori nella battaglia al Covid-19. E così per avere indicazioni operative il Politecnico ha chiesto alcuni chiarimenti tecnici in vista della certificazione. Tanto che, a sua volta, la Regione ha interpellato il ministero della Salute per ottenere indicazioni sull’autorizzazione semplificata alla produzione e commercializzazione. Molte aziende locali, circa un centinaio, si sono fatte avanti e hanno manifestato l’interesse a riconvertire il proprio ciclo per confezionare le mascherine che continuano a scarseggiare (dagli ospedali ai luoghi di lavoro).
Ma perché non si possono produrre e vendere? La normativa prevede che le aziende debbano rispettare standard di sicurezza certificati da test di laboratorio: da quelli batteriologici a quelli di idrorepellenza. In tempi normali ci sono laboratori che certificano la qualità. Ma con l’allarme epidemia i tempi si sono allungati e l’ultimo decreto sull’emergenza consente di lavorare con l’autocertificazione. «Questa - spiega Cupertino spetta alle aziende che comunque devono far riferimento a una attestazione esterna e qualificata. Il Politecnico è pronto a rilasciare pareri e abbiamo anche recuperato i macchinari. Tuttavia, ci sono alcune fasi su cui si può accelerare. È importante capire se è valida la certificazione quando si utilizzano gli stessi materiali impiegati in dispositivi di protezione individuale già testati. Così si potrebbe recuperare tempo prezioso». L'idea del tessuto imprenditoriale è di rendere la Puglia autosufficiente. Non solo sul fronte delle mascherine, ma anche su quello dei camici, dei calzari e degli occhiali. La produzione per alcune aziende è già partita e Cupertino spera «di portare a conclusione il percorso di certificazione entro la fine del mese». In realtà, una parte delle cento aziende interessate ha già acceso i macchinari. È vero occorre la certificazione di Dpi (disposizione di protezione individuale) per l’uso Covid-19, ma alcune realtà hanno iniziato a vendere mascherine non certificate ma che sono comunque di alta qualità (e in attesa di validazione).
Intanto, la Puglia ringrazia la Cina che ha donato 300 mila mascherine. Di queste 100 mila, di qualità chirurgica, sono state regalate dal governatore della provincia del Guandgong Ma Xingrui e altre 100 mila sono arrivate dal distretto di
Futian. La Protezione civile regionale ha prelevato il materiale sotto bordo dell’aereo, giunto nell’aeroporto di Bari Palese e l’ha trasportato nei depositi dove sono stati posti sotto sorveglianza e distribuiti alle Asl per il loro utilizzo. Il governatore Michele Emiliano ha ringraziato le autorità cinesi con una lettera. Infine, altre 100 mila mascherine e 200 termometri sono stati donati dalla città cinese di Canton gemellata dal 1986 con Bari.
Francesco Cupertino Gli operatori sanitari hanno subito bisogno dei dispositivi