Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
ArcelorMittal vuole continuare I sindacati: intervenga il prefetto Aqp, no alla cassa integrazione
A Taranto battaglia per limitare le presenze in fabbrica
BARI ArcelorMittal non vuole rallentare l’attività produttiva. Ma i sindacati non ci stanno e in un incontro con il prefetto di Taranto hanno chiesto di ridurre la presenza dei lavoratori diretti e dell’appalto. I numeri? «Quanto basta per mantenere in sicurezza gli impianti - afferma Giuseppe Romano, segretario generale della Fiom Cgil di Taranto - e certamente non i 3.500 lavoratori in servizio. Per qualche giorno è meglio limitare i rischi: la fabbrica non deve avere contagi». La risposta ai sindacati arriverà questa mattina proprio dal prefetto, mentre nel pomeriggio ci sarà un incontro con l’azienda.
Intanto continuano gli appelli agli industriali per la difesa della salute. «Dopo il Dpcm sulla attività produttive non essenziali - sostiene Giuseppe Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia - sono tante le imprese che scelgono di chiudere: prevalga la responsabilità e la sicurezza o sarà sciopero. Dalla Cnh alla Bosch, dalla Marelli alla Masmec si sono fermati. Dove non c’è sicurezza sosterremo le mobilitazioni che saranno decise dai lavoratori con le categorie perché la salute viene prima di tutto».
Passi avanti anche sulla richiesta di ammortizzatori sociali. Con qualche caso “particolare” come in Acquedotto Pugliese. L’obiettivo dichiarato, infatti, era attingere agli incentivi messi a disposizione per le aziende penalizzate dal Covid-19. Ovvero tutti in cassa integrazione (con modalità da stabilire) e “rimborso” degli stipendi. Ma per un’azienda pubblica come Aqp, che ha la copertura del costo lavoro dalla tariffa (ovvero viene pagato dalle bollette degli utenti), il tentativo è stato rispedito al mittente dai sindacati. Anche perché si tratta di una realtà che agisce in monopolio e genera utili milionari. Così in un vertice in videoconferenza il management ha dovuto fare dietrofront evitando di attingere agli aiuti statali. Sinora alla metà dei dipendenti (circa mille) è stata concessa la possibilità di praticare lo smart working fino al 3 aprile. «Per quanto riguarda il personale operativo e tecnico in servizio a garanzia dei servizi essenziali e dei processi a questi ultimi strettamente connessi - è scritto in un accordo tra le parti sottoscritto ieri - si precisa che la presenza in servizio sarà ridotta, entro i limiti della funzionalità e dell’efficacia del servizio e dello svolgimento delle attività in sicurezza». «In verità - precisa Simeone Di Cagno Abbrescia, presidente di Aqp - la nostra era solamente una procedura eventuale; una richiesta di adesione a un fondo. L’abbiamo interpretata come un’opportunità e alla fine abbiamo preferito altre soluzioni. Anche perché i dipendenti stanno lavorando».
Situazione diametralmente opposta per Aeroporti di Puglia, la società regionale che gestisce i quattro scali presenti a Bari, Brindisi, Foggia e Grottaglie. L’azienda (controllata dalla Regione) è praticamente ferma visto che il traffico di passeggeri è nullo. Quindi sono stati collocati in cassa integrazione 377 unità nella speranza che gli aerei possano presto ritornare in pista.