Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Fermare la macchina amministrativa significherà penalizzare 257 Comuni
La delicatissima emergenza covid-19 sta sicuramente travolgendo la nostra vita, le nostre abitudini, l’intero sistema regionale e nazionale. E i prezzi da pagare saranno purtroppo elevatissimi. In termini non solo di vite umane, ma di interi comparti da far ripartire. Si pensi all’economia, alla produzione di beni e servizi e al mondo della scuola e della cultura. In questo scenario ancora poco chiaro gli amministratori locali hanno quindi il dovere, anzi l’obbligo, di non arrestare, laddove possibile, la macchina amministrativa. Perché spegnere i motori di un apparato complesso come la Regione Puglia significherebbe paralizzare la vita di ben 257 Comuni, non riuscendo più a dare risposte su nulla. Anche sulla più semplice pratica burocratica.
E questo non possiamo assolutamente permettercelo perché, una volta terminata l’emergenza sanitaria, occorrerà pensare alla fase della ripresa, della ricostruzione, evitando che i ritardi e i rinvii di altri settori si sovrappongano ai disastri diretti creati dal coronavirus. Per questo non dobbiamo rinviare a domani quello che, compatibilmente con l’attuale drammatico scenario, possiamo già svolgere oggi. Per queste ragioni ritengo che diversi iter legislativi, nello specifico del mio assessorato alla Pianificazione Territoriale, possano e debbano proseguire. Chiedere agli uffici regionali del Consiglio di valutare la ripresa dei lavori, compatibilmente con tutte le precauzioni del caso e perché no, anche ricorrendo a strumenti digitali e di dirette streaming per le sedute delle commissioni e dell’aula, non è un atto di cinismo e di menefreghismo nei confronti dell’emergenza covid-19 come qualcuno ha voluto intendere. È un atto di responsabilità amministrativa e di tentata parentesi di normalità, di cui tutto il Paese ha in questo momento un disperato bisogno. E aver mandato a casa i dipendenti regionali in modalità lavoro agile è proprio la dimostrazione che altri servizi e funzioni, non direttamente connessi alla sanità, devono parallelamente andare avanti. Fermare tutto, per e con il coronavirus, significherebbe solo decretare la totale morte amministrativa di un ente ed esporsi, cessata l’emergenza, al soffio del populismo. Di coloro che presi dall’emotività accuseranno la classe politica di essersi fermata per mesi senza produrre alcunché. E alla Regione Puglia non è stata affatto abbassata la serranda: gli uffici dei vari assessorati continuano con spirito di sacrificio a lavorare su agricoltura, paesaggio, casa, welfare, sviluppo economico, cultura, opere pubbliche. Settori nevralgici per i quali prima o poi arriveranno a breve atti su cui la parte tecnica chiederà un parere necessario alla parte politica. E se non ora, quando? Nessuno ha al momento una risposta temporale definita. Non dimentichiamo poi che l’emergenza si intreccia qui in Puglia con gli ultimi mesi della legislatura regionale e rinviare alcuni provvedimenti a un domani indefinito significherebbe correre il rischio di non avere più il tempo utile per portare a termine atti e obiettivi del mandato di governo. Non certo per inettitudine, ma per eventi straordinari e imprevedibili. Utilizziamo quindi la certezza del presente per continuare a lavorare nell’interesse della nostra comunità.