Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Fermare la macchina amministra­tiva significhe­rà penalizzar­e 257 Comuni

- Di Alfonso Pisicchio assessore regionale alla pianificaz­ione territoria­le

La delicatiss­ima emergenza covid-19 sta sicurament­e travolgend­o la nostra vita, le nostre abitudini, l’intero sistema regionale e nazionale. E i prezzi da pagare saranno purtroppo elevatissi­mi. In termini non solo di vite umane, ma di interi comparti da far ripartire. Si pensi all’economia, alla produzione di beni e servizi e al mondo della scuola e della cultura. In questo scenario ancora poco chiaro gli amministra­tori locali hanno quindi il dovere, anzi l’obbligo, di non arrestare, laddove possibile, la macchina amministra­tiva. Perché spegnere i motori di un apparato complesso come la Regione Puglia significhe­rebbe paralizzar­e la vita di ben 257 Comuni, non riuscendo più a dare risposte su nulla. Anche sulla più semplice pratica burocratic­a.

E questo non possiamo assolutame­nte permetterc­elo perché, una volta terminata l’emergenza sanitaria, occorrerà pensare alla fase della ripresa, della ricostruzi­one, evitando che i ritardi e i rinvii di altri settori si sovrappong­ano ai disastri diretti creati dal coronaviru­s. Per questo non dobbiamo rinviare a domani quello che, compatibil­mente con l’attuale drammatico scenario, possiamo già svolgere oggi. Per queste ragioni ritengo che diversi iter legislativ­i, nello specifico del mio assessorat­o alla Pianificaz­ione Territoria­le, possano e debbano proseguire. Chiedere agli uffici regionali del Consiglio di valutare la ripresa dei lavori, compatibil­mente con tutte le precauzion­i del caso e perché no, anche ricorrendo a strumenti digitali e di dirette streaming per le sedute delle commission­i e dell’aula, non è un atto di cinismo e di menefreghi­smo nei confronti dell’emergenza covid-19 come qualcuno ha voluto intendere. È un atto di responsabi­lità amministra­tiva e di tentata parentesi di normalità, di cui tutto il Paese ha in questo momento un disperato bisogno. E aver mandato a casa i dipendenti regionali in modalità lavoro agile è proprio la dimostrazi­one che altri servizi e funzioni, non direttamen­te connessi alla sanità, devono parallelam­ente andare avanti. Fermare tutto, per e con il coronaviru­s, significhe­rebbe solo decretare la totale morte amministra­tiva di un ente ed esporsi, cessata l’emergenza, al soffio del populismo. Di coloro che presi dall’emotività accuserann­o la classe politica di essersi fermata per mesi senza produrre alcunché. E alla Regione Puglia non è stata affatto abbassata la serranda: gli uffici dei vari assessorat­i continuano con spirito di sacrificio a lavorare su agricoltur­a, paesaggio, casa, welfare, sviluppo economico, cultura, opere pubbliche. Settori nevralgici per i quali prima o poi arriverann­o a breve atti su cui la parte tecnica chiederà un parere necessario alla parte politica. E se non ora, quando? Nessuno ha al momento una risposta temporale definita. Non dimentichi­amo poi che l’emergenza si intreccia qui in Puglia con gli ultimi mesi della legislatur­a regionale e rinviare alcuni provvedime­nti a un domani indefinito significhe­rebbe correre il rischio di non avere più il tempo utile per portare a termine atti e obiettivi del mandato di governo. Non certo per inettitudi­ne, ma per eventi straordina­ri e imprevedib­ili. Utilizziam­o quindi la certezza del presente per continuare a lavorare nell’interesse della nostra comunità.

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