Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I medici: «Puglia senza vergogna»
Anelli, presidente nazionale dell’Ordine: «Negli ambulatori allo sbaraglio, fra di noi 70 contagiati»
Nel giorno in cui la Regione ha impegnato 38 milioni per l’acquisto di mascherine dalla Cina, arriva il duro atto d’accusa dei medici pugliesi. A darne voce è Filippo Anelli, barese, presidente nazionale dell’Ordine: «Fra di noi in Puglia si registrano almeno 70 casi di contagio. Ma siamo totalmente privi di dispositivi di protezione. È una delle cose più vergognose che ci sia».
BARI FILIPPO Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri e di Omceo Bari, da giorni chiede sicurezza per medici e operatori sanitari, in prima linea per l’emergenza Covid-19.
È cambiato qualcosa?
«La situazione continua a essere critica. Vi sono degli spiragli. Ieri per esempio ho visto al Policlinico una lunga coda di colleghi che ritiravano i dispositivi di protezione individuale. Da qualche parte quindi la situazione comincia a sbloccarsi. Ma rimane grave per i medici e gli operatori del 118 ancora con dispositivi non adeguati. Resta super carente tutto il comparto delle guardie mediche. Per non parlare della medicina generararsi. le. Totalmente priva di dispositivi. Credo che questa sia una delle cose più vergognose che ci sia in Puglia».
Il presidente Emiliano ieri è tornato a denunciare una situazione al collasso.
«Francamente spero che si cancelli definitivamente il regionalismo in sanità e si passi a un sistema unico che sarà gestito certamente meglio di oggi».
Intanto, continua l’ecatombe di contagiati negli ospedali pugliesi e di personale in quarantena. Come se ne esce?
«Con i tamponi orofaringei fatti a tutto il personale sanitario. Gli ospedali sono luoghi di cura. Dobbiamo garantire ai pazienti che vi ricorrono per altri motivi di non restare contagiati proprio lì dove vanno a cuDobbiamo evitare che eventuali casi asintomatici possano fare da propagatori. E dobbiamo anche tutelare chi presta soccorso. Altrimenti, chi cura?».
Quanti sono ad oggi gli
operatori sanitari contagiati?
«In Puglia, credo siano circa una settantina. Ma ce ne sono tanti in quarantena, e non ci sono dati ufficiali. In Italia il numero degli operatori sanitari contagiati supera il 10% del totale».
I test rapidi per la ricerca del virus possono essere una soluzione?
«I test rapidi sinora testati dall’Istituto superiore di sanità dimostrano un numero piuttosto elevato di falsi negativi. Certo che se fossero affidabili, sarebbero una soluzione perché potrebbero essere utilizzati come screening per far emergere i positivi asintomatici. I tamponi restano l’unico mezzo affidabile di diagnosi individuale».
Anche i farmacisti chiedono dispositivi di protezione e tamponi. Che ne pensa?
«I farmacisti sono parte importante del sistema sanitario, presenti come noi sul territorio e a stretto contatto con la popolazione. Hanno tutto il diritto di essere tutelati per continuare a svolgere un servizio essenziale. Il problema è che chi doveva tutelarci, tutti, doveva pensarci prima».
A livello regionale o anche nazionale?
«Credo che il livello nazionale avesse fatto i piani pandemici proprio con le Regioni».
Un intervento tempestivo a casa potrebbe evitare in molti casi una eventuale evoluzione più cattiva della malattia fino alla necessaria ospedalizzazione?
«C’è un tema in questo senso. Dopo una serie di interlocuzioni, l’Agenzia per il Farmaco ha esteso l’indicazione di una serie di farmaci antivirali anche per il trattamento del Covid-19. Oggi questi farmaci possono essere usati a domicilio. Ci sono una serie di studi che dimostrano come l’utilizzo degli antivirali può ridurre la gravità della malattia e, quindi, anche l’ospedalizzazione. Occorre definire subito le modalità di prescrizione da parte dei medici di famiglia che dovrebbero disporre anche di saturimetri da fornire ai pazienti casa per il controllo del livello di ossigeno nel sangue. Dispositivi di protezione, saturimetri e farmaci antivirali prescrivibili dai medici di base sarebbero oggi quella parte di attività che è totalmente mancata in Lombardia e che ha contribuito al disastro. La gente muore, i medici muoiono. Ieri è deceduto un altro collega a Napoli ed è il trentesimo. Credo sia arrivato il tempo di dire le cose chiare».
❞ Spero si cancelli il sistema regionale della sanità Occorre una gestione unica che sarà di certo migliore