Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il prefetto pronto a fermare l’acciaieria
Attesa a Taranto la decisione sul futuro della fabbrica Tra gli impianti già fermati Acciaieria 1 e Afo 2 Cassa integrazione: si punta al decreto per il Covid-19
La decisione, attesa per ieri, è stata rimandata a oggi. Ma il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, in una nota inviata ad alcuni ministri si è detto pronto a chiudere il Siderurgico di Taranto per l’emergenza Covid-19. In circa settemila andranno in cassa integrazione.
Siderurgia e aeronautica. Le trattative per fermare gli impianti a Taranto e Grottaglie proseguono, ma con modalità differenti. L’obiettivo comune è salvaguardare la salute dei lavoratori e delle loro famiglie. Perché le fabbriche restano luoghi altamente esposti al pericolo di contagio da Covid-19. Per ArcelorMittal si dovrebbe andare verso un rallentamento dell’attività con la garanzia della produzione minima tecnica. Almeno questa è la speranza dei sindacati che attendono la decisione del prefetto di Taranto Demetrio Martino. Il rappresentate del governo ha ascoltato i rappresentati della multinazionale, di Confindustria Taranto, dello Spesal e del custode giudiziario della fabbrica (nonché super dirigente della Regione Puglia), Barbara
Valenzano e sta valutando la prosecuzione dell’attività alla luce dell’ultimo decreto. Ma in una comunicazione inviata ad alcuni ministeri «non esclude di dover procedere alla sospensione dell’attività produttiva» in base all’articolo 1 della lettera G del Dpcm 22 marzo 2020. Ciò avrebbe conseguenze anche sulle ditte dell’appalto. Fatto sta che la decisione è attesa per questa mattina anche perché il ministero degli Interni ha inviato una circolare che affida ai prefetti il riscontro della pubblica utilità anche in presenza di codice Ateco incluso nella lista di priorità. «Siamo convinti - afferma Giuseppe Romano, segretario generale della Fiom Cgil Taranto - che si debba ridurre l’attività alle semplici comandate. Il motivo? Bisogna evitare inutili rischi soprattutto quando siamo in presenza di 3.500 lavoratori in servizio. Ci vuole cautela: gli operai stanno a stretto contatto fra di loro e il contagio non può essere escluso anche con l’utilizzo di dispositivi di sicurezza individuali». La speranza è che il prefetto decida di salvaguardare la sola tenuta degli impianti lasciando in servizio circa mille dipendenti. La restante parte, invece, dovrebbe usufruire di ammortizzatori sociali. Infatti ArcelorMittal ha ufficializzato la revoca della procedura di cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo) per 13 settimane (che era stata avviata nel luglio scorso) in vista del passaggio alla cassa integrazione speciale Covid-19. L’azienda precisa che «le sopravvenute esigenze di sicurezza, normative e di conseguenza produttive connesse all’epidemia hanno mutato, sul piano oggettivo e soggettivo, l’ambito delle sospensioni necessarie». In un incontro con i sindacati la multinazionale aveva anticipato l’ammontare della misura: interesserà 5 mila dipendenti. Ma con un’eventuale riduzione della produzione si parlerebbe di 6.500-7.000 unità.
Differente il quadro per lo stabilimento Leonardo di Grottaglie. Il gruppo dell’aeronautica è inserito nella liste delle attività strategiche, ma in base a una circolare del ministero della Difesa anche in questo caso dovrà essere fatto il punto per ogni plesso con la collaborazione dei sindacati. A quanto pare per Grottaglie non dovrebbe essere presente questa caratteristica perché fabbrica fusoliere per uso civile. La produzione è ferma e 1.300 dipendenti non sono in azienda. Oggi è previsto un incontro.
Aerospazio
Il sito di Grottaglie del gruppo Leonardo inserito nella lista di attività strategiche