Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Nella città desertificata che vuole subito rialzarsi
Dall’exploit del 2019 alle strade deserte. Commercianti e ristoratori verso il fallimento
Senza turisti e con pochi residenti in giro, Matera oggi è un’altra città. Il virus sembra portare al fallimento commercianti e ristoratori. Ma c’è anche tanta voglia di uscire dall’incubo.
Per capire veramente quanto stava accadendo nel 2019 alla città dei Sassi non bastava solo ammirarla, ma anche ascoltarla. Il brusio delle persone lo si poteva udire a centinaia di metri di distanza. Matera parlava tutti i dialetti d’Italia e tutte le lingue del mondo: era questo il grande miracolo. Da capitale europea della cultura ha raccontato non solo a sé stessa ma a tutto il Mezzogiorno che una via di rinascita era possibile per tutti. Il 2019 per la città è stato l’anno dei record.
Il maggior incremento di turisti, il maggior numero di eventi messi in scena, il maggior numero di attività commerciali aperte, il sold out più lungo mai registrato in Italia per una città del Sud con 18 giorni consecutivi senza la possibilità di prenotare un posto in albergo, la maggiore presenza di turisti nel ponte di fine aprile e inizio maggio con quasi 150 mila persone per ogni week end. Matera, la città nascosta nelle rocce, si è aperta al mondo con coraggio e senza alcuna riserva. I cittadini alla fine dell’esperienza hanno risposto a un sondaggio e detto di sentirsi arricchiti e addirittura più felici per quanto era stato messo in scena da tutti gli attori protagonisti dell’avventura di Matera 2019. Madri, padri, figli hanno raccontato di aver assistito per la prima volta a un’opera lirica, a una mostra e di aver partecipato in prima persona alla realizzazione di uno spettacolo: una rivoluzione. A dicembre, quando le istituzioni hanno salutato la città che terminava l’esperienza da capitale, tutti hanno desiderato di tenere aperto il sipario sui Sassi con slogan, progetti e nuove iniziative.
Ma la pandemia di coronavirus che ha travolto l’Italia con la forza di una tsunami ha cambiato nuovamente il volto di Matera e ha fatto piombare la città nella disperazione totale. Nessuno crede che tutto possa tornare come prima. I ristoratori che avevano agende piene di prenotazioni per settimane sono sfiduciati. Gli albergatori temono addirittura che molte strutture potranno non riaprire e chi aveva investito tutto il presente e i risparmi di famiglia per l’apertura di un bar sta già cercando altro per sopravvivere e pagare i debiti. La città è spettrale, come lo sono tutte le altre in questo momento, ma Matera lascia senza fiato. Fino a pochissime settimane fa la Civita, da via Ridola a piazza Vittorio Veneto era un pullulare di anime. I gruppi di turisti di mattina, i bambini nel pomeriggio e i giovani la sera. Lo struscio con una birra tra le mani e qualche chiacchiera all’aperto sui gradini di piazza San Francesco. I Sassi invece sono totalmente isolati dal resto della città: un’entità a parte. Un nucleo distaccato che ha difficoltà a ricongiungersi con il resto di Matera. Le colonie di gatti che erano un’attrazione per i turisti e fotografi, sono in cerca di cibo: non c’è nessuno che li sfami e quando vedono qualcuno avvicinarsi alzano la coda e cercano, miagolando, da mangiare.
Fino a pochi giorni fa il clima era diventato tiepido e lasciava un briciolo di speranza: gli alberi hanno iniziato a fiorire e il fiume Gravina ha rallentato il suo corso. Ieri, invece, la città è stata flagellata dal vento e bagnata da una pioggia gelida che ha reso ancora più difficile accettare lo stato delle cose. I cantieri sono bloccati, gli incroci deserti, i belvedere dove si affacciavano in migliaia a fotografare il Barisano e il Caveoso sono tetri. Ma c’è ancora una luce e da lì si potrebbe ripartire. La Madonna della Bruna, la festa secolare che porta in città migliaia di persone. Tutti lo pensano e nessuno per ora lo dice. Per il 2 luglio, che a Matera è il giorno più lungo dell’anno, il virus potrebbe essere stato sconfitto: bisogna sperarlo. «Bisogna crederci», dicono fieri due commercianti di piazza Ascanio Persio. «Altrimenti non saremmo mai diventati quel che siamo adesso. La sofferenza ci appartiene ma sappiamo anche stare con la schiena dritta».
L’isolamento I Sassi sono diventati spettrali: cani e gatti vagano alla ricerca di cibo che ora non c’è più