Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Decaro teatrale ma è stato efficace Emiliano? Finora inconcludente»
Marcello Veneziani, intellettuale e scrittore pugliese «Il Sud al collasso, non può fronteggiare l’emergenza I ritardi della sanità pure per lo spreco dei fondi Ue»
BARI Marcello Veneziani, pugliese, giornalista e scrittore (il suo ultimo libro, «Dispera bene - Manuale di consolazione e resistenza al declino», Marsilio): come sta reagendo il sistema-Italia all’emergenza virus?
«Se dobbiamo fare riferimento ai nostri precedenti, diciamo che in condizioni di emergenza si vede il carattere degli italiani. Il problema è che abbiamo perduto quella tempra, e la disperata vitalità che caratterizzava il nostro Dopoguerra. E abbiamo anche perso i conforti religiosi, perché in passato la fede era un rifugio. Ora l’impressione è che siamo in balia di noi stessi».
La sanità delle Regioni del Nord, considerata, quasi per definizione, all’avanguardia, è nell’occhio del ciclone. Sorpreso?
«C’è stato un effetto impensabile, massiccio, e questo si aggiunge alla destrutturazione della sanità che c’è stata negli ultimi decenni. La tenuta più sorprendente al Nord è dei medici e degli infermieri, non delle strutture. Poi, si vedono le immagini della Spagna, di Madrid, non della periferia, e emerge l’impressione che sia tutto il mondo ad essere stato sorpreso».
Questa emergenza può tagliare le ali ai fautori dell’Autonomia e rilanciare il ruolo dello Stato?
«Questa crisi sta radicalizzando le due opinioni. Però sento i lombardi che dicono: siamo stati lasciati soli, e ora vogliamo restare soli. Entrambe le posizioni sono ragionevoli, ma occorrerebbe uno Stato centrale autorevole, che garantisca i servizi essenziali».
Il Sud si sta salvando, almeno finora. Emergono posizioni diverse tra De Luca, che minaccia il lanciafiamme, Emiliano che si sente abbandonato, il sindaco di Bari, Decaro che caccia la gente dalla strada e la presidente della Regione Calabria che riconosce il fallimento della sanità della sua regione. Siamo messi così male?
❞ Le responsabilità Le regioni meridionali non sono in grado di governarsi da sole Auspicherei un ritorno allo Stato centrale se solo fosse autorevole
«De Luca e Decaro non mi sono dispiaciuti. Sono efficaci sebbene un pò teatrali. Per Emiliano il discorso è più complesso, riguarda i suoi rapporti con il governo. Avrebbe dovuto fare di più oltre all’invettiva contro i giovani meridionali che tornavano per infettare i loro familiari. Che il Sud fosse all’anno zero, lo sapevamo persino prima dell’emergenza. Comunque questo test ha dimostrato l’impossibilità del Sud a fronteggiare la situazione. Il Sud è veramente in uno stato di collasso, se ci fosse uno Stato centrale autorevole, ci sarebbe da auspicare un ritorno alle competenze statali. Solo che bisognerebbe inventarsi un governo dei migliori in questo momento».
I ritardi della sanità meridionale sono dovuti a minori fondi ottenuti, come dicono i meridionalisti vecchi e nuovi, rispetto al nord o all’uso un pò «allegro»?
«È difficile dire, occorrerebbe valutare caso per caso. C’è pure una terza ipotesi, e cioè, che le risorse potenzialmente disponibili, penso ai fondi europei, non sono stati utilizzati al Sud. Ci sono state diverse varianti, ma i risultati sono stati fallimentari. Il Sud non è riuscito governarsi da solo, quindi si dovrebbe pensare che l’ipotesi possa essere quella di un governo nazionale serio».
Come giudica il comportamento del governo?
«Per carità di patria ho sospeso il giudizio. Per questa ragione mi trattengo da dire quello che penso. Ho una sensazione di fortissimo disagio anche per l’utilizzazione cinica della comunicazione pubblica, a fronte di niente. Nemmeno per i tamponi e le mascherine. Abbiamo avuto solo divieti e decreti. Sospendo il giudizio, ma sono profondamente scoraggiato da un governo che si limita a raccontare i numeri».
A proposito di divieti. Non pensa che in questa stagione il Paese stia accettando la contrazione, sebbene necessaria, di alcuni diritti fondamentali senza aprire bocca?
«Il rischio è reale, non legato a questa situazione ma in prospettiva. Ho scritto recentemente dei rischi di una dittatura sanitaria, anche a livello globale. Si parte da una necessità reale, ma poi ci può essere chi può gestirla e pilotarla. Anche la tracciabilità dei dati, dei telefonini, è pericolosa. Se si fa una prova generale di restrizione della libertà ...è molto pericoloso».
Ritiene che l’emergenza virus possa contribuire a cambiare gli umori politici degli italiani?
«Cambia completamento lo scenario. Nei momenti di paura aumenta l’attaccamento al governo. Ma occorre aspettare la fine della partita. Mai come in questo momento avvertiamo il bisogno di avere gente qualificata e autorevole. L’idea della competenza emergerà con forza e questo riguarderà sia la maggioranza che l’opposizione».