Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il paradosso del teleinvasore Emiliano
Se il numero di posti letto per la Terapia intensiva fosse pari alle comparsate televisive del governatore, la Puglia affronterebbe da subito a testa alta la guerra al coronavirus. Ma non è così. Senza volere ingaggiare polemiche, ci sembra il caso di riflettere sulle apparizioni di Emiliano sul piccolo schermo.
L’ex pm antimafia prestato alla politica va via come l’amuchina: è gettonatissimo. Tuttavia a differenza del gel disinfettante, risulta tutt’altro che introvabile. Potete beccarlo a qualsiasi ora del giorno e della notte su tutte le reti, pubbliche e private.
È l’unico tra i governanti del Sud a stare in tv un giorno sì e l’altro pure. Vincenzo De Luca, per raccontare del suo pari grado in Campania, spopola sul web grazie a video imperdibili quanto impareggiabili, ma non arriva ad intaccare il primato del Gladiatore. Quanto tempo sottragga alla battaglia contro il temutissimo germe, lo sa esclusivamente lui e nessun altro. Per quanto ci riguarda, conteranno i risultati. Aleggia tuttavia il sospetto che una nutrita manciata di ore concessa quotidianamente a intervistatori di vario genere e rango, potrebbe essere impiegata meglio. Né depone bene il fatto che ad ogni piè sospinto, il presidente offre al gentile pubblico a casa la maniera per farsi rintracciare attraverso il proprio telefono cellulare.
L’impressione di tutti quelli condannati in queste settimane a sfondare il divano per sopravvivere, è di smarrimento: se per qualunque problema, perfino il più insignificante, devo telefonare a Emiliano, significa che la barca fa acqua da tutte le parti. Sì, insomma, non salta fuori l’idea di una squadra scesa in campo per rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Squadra che, peraltro, dovrebbe giocare e non bivaccare negli spogliatoi per commentare la partita che sta giocando. È uno dei paradossi innescati dal morbo. Basterebbe un portavoce di bella presenza per narrare i progressi e le titubanze della macchina amministrativa lungo il fronte caldo della lotta all’imbattibile veleno.
Conosciamo abbastanza il meccanismo della comunicazione per capire che se il capo del governo pugliese dice di fare «il contrabbandiere con la Cina» pur di reperire sul mercato mascherine e ventilatori, il proclama diventa un titolo succulento. Ma in alcune occasioni, come la sfida a questo spietato nemico submicroscopico, il silenzio sarebbe la forma più alta della parola. Temiamo avesse ragione un poeta italiano morto poco più di dieci anni fa, Meno Fignon: «I politici si occupano solo dell’emergenza e solo per emergere». O no?