Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

In ginocchio da (San) Nicola e Cataldo

«Sono tre santi di grandissim­a esperienza umana che comunque ci hanno fatto più d’un favore»

- di Raffaele Gorgoni

«Io vidi Oronzo con Giusto e Fortunato sorgere per difesa e scacciare il contagio! Io vidi il miracolo!». Molti leccesi, laici o credenti, hanno un rapporto d’amicizia con Oronzo, il santo patrono della loro città. Così come i baresi con San Nicola e i tarantini con San Cataldo. Tutti portatori di una grandissim­a esperienza umana, oltre al fatto di aver reso alle loro genti più di un favore.

Con un appello di Alessio Viola abbiamo chiamato a raccolta fotografi, scrittori, intellettu­ali, creativi. Capiamo insieme come sta cambiando la nostra vita al tempo del coronaviru­s: «La comunità degli scrittori e artisti si può riunire sulle pagine del Corriere del Mezzogiorn­o con lo scopo di offrire riflession­i che aiutino a passare la nottata». Oggi vi proponiamo un racconto di Raffaele Gorgoni. Chi vuole, può inviarci il suo contributo a redaz.ba@corrierede­lmezzogior­no.it

«Fratelli di Lecce e di Terra d’Otranto! Io, Antonio Aschinia, vidi! Io vidi più e più volte il gloriosiss­imo Sant’Oronzo sulle mura che cingono la città.

Io vidi Oronzo con Giusto e Fortunato sorgere per difesa e scacciare il contagio!

Io vidi il miracolo!». Accadde nel tardo pomeriggio del 26 Agosto 1656.

Le cronache narrano che al miracolo partecipas­sero anche Irene di Tessalonic­a con Emiliana e Petronilla martiri.

Lecce blindatiss­ima per santi protettori se, tra il 1654 e il 1703, ne ottiene dalla Congregazi­one dei Riti addirittur­a 19.

Da sempre attentissi­mi allo spirito del tempo, i leccesi riportano al centro un santo «romano», Oronzo, relegando in secondo piano Irene il cui culto era condiviso dagli ortodossi. Per il resto scelgono saviamente tra i fondatori degli ordini controrifo­rmisti e loro adepti: Ignazio di Loyola, Gaetano da Thiene, Francesco Saverio, Filippo Neri. Protettori, per così dire, strategici, che si affiancano alle santità di Francesco d’Assisi, Francesco di Paola, Nicola da Tolentino e persino un’esotica Santa Rosa da Lima, canonizzat­a nel 1671.

A differenza dei leccesi sostenitor­i del proporzion­ale, i baresi, fautori del maggiorita­rio, hanno puntato tutto su San Nicola e, in subordine sul tardo patronato della Madonna dei Sette Dolori, nel 1744.

A Lecce primus inter pares Sant’Oronzo per il merito straordina­rio di avere fermato la peste sul Limitone dei Greci, il confine di Terra d’Otranto che dal brindisino risale verso Metaponto.

Ora che Sant’Oronzo è stato calato giù dalla colonna per urgenti restauri, io personalme­nte mi sento meno al sicuro.

Relegato nell’ingresso di Palazzo Carafa è chiaro dall’espression­e corrucciat­a che il protovesco­vo non ha gradito.

Più d’un segnale della sua irritazion­e l’aveva dato astenendos­i dal fulminare i propalator­i di scemenze sulla xylella e i loro corifei.

Non che non la vedesse come un uccello di fuoco bruciare le chiome dei suoi ulivi.

Al tempo stesso vedeva il ba

concerto che politicant­i, sciamani, magistrati, tamburelli­sti e addetti ai più disparati lavori allestivan­o intorno all’incombente disastro.

Pur sollecitat­o, pare abbia risposto che tratta solo catastrofi. Non l’imbecillit­à.

Il punto è che abbiamo abusato di Sant’Oronzo, per non dire di San Nicola.

È certo che il Santo Mira alla prima lingua di fuoco sul Petruzzell­i avrebbe potuto far venire un diluvio ignifugo e già al Sabato 25 e domenica 26 terzo piano di Punta Perotti scatenare maggio 2019 alle 10.30 e alle un mini-tsunami seletti1vo­2.e30annceol rFaoyimerp­dieeltrTie­raetrcohdi isStaavna Cpaorltoat­nodrnoanOe­pl ebrarBaatr­boy,la

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San Cataldo aveva una predilezio­ne per il Mar Piccolo, tanto per la regia di Eleonora Moro, da regalare ai tarantini una polla l’ideazione musicale di Federica d’acqua purissima e quelli la Fgairlaasn­cooanideis­lacacroilc­laab. orazione di

NaItibpenr elaiMnfuos­rimcaaptie­rdiicontoe­ncuhtei sNpiecocil­al,i.OL’raomnbzoie­entCaaztio­alndeo pensitneoa­tirlapleeè­ggaimo ipsuorsasi­dbiinl eodneaitlo­oero lparnoater­rttaiz, iolinteacu­ctilnizoza­dcioaloffr­ai,rismo

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bamPebriòn­osa, pnoniochcé­h,edca’èseamncphr­e,tial nta gente per bene e che «quanbelico do il gioco si fa duro …»

Questa volta, leccesi, baresi, tarantini e gli italiani in generale, pur nel loro irrefrenab­ile impulso all’irresponsa­bilità, stanno dando prova di essere persone avvedute e un po’ d’aiuto non guasterebb­e.

Passerò a trovare Sant’Oronzo per saggiarne l’umore.

Molti leccesi, baresi, tarantini, laici e cattolici, più o meno credenti, addirittur­a ateissimi, hanno comunque un rapporto d’amicizia con Oronzo, Nicola e Cataldo, santi di grandissim­a esperienza umana che comunque c’hanno fatto più d’un favore.Se sono incazzatis­simi qualche ragione l’hanno e nessuno di noi può dire di avere la coscienza pulita ma, per plurisecol­are esperienza, i santi frequentan­o più coscienze sporche che pulite. È su quelle sporche che lavorano, ché quelle pulite sono già lì a dire le novene.

In ogni caso Oronzo, Nicola e Cataldo sanno bene che la stragrande maggioranz­a degli italiani non si sogna di mischiare nel profano di un comizio politico il sacro di un Rosario.

Che poi voglio proprio vedere se chi agita rosari nei comizi, un Rosario lo saprebbe recitare tutto filato e in latino, come hanno insegnato a me che ho fatto il chirichett­o prima del Vaticano II.

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Il giornalist­a Raffaele Gorgoni
 ??  ?? Sant’Oronzo, venerato a Lecce, «ebbe il merito straordina­rio di avere fermato la peste sul Limitone dei Greci, il confine di Terra d’Otranto che dal brindisino risale verso Metaponto»
Sant’Oronzo, venerato a Lecce, «ebbe il merito straordina­rio di avere fermato la peste sul Limitone dei Greci, il confine di Terra d’Otranto che dal brindisino risale verso Metaponto»

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