Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Scuola connessa ai disabili

- di Gianluca Budano

La chiusura delle scuole a fini di contenimen­to del coronaviru­s è risultata una scelta doverosa, ma incurante delle disuguagli­anze ancora più marcate che vivono e vivranno i minori in povertà o i diversamen­te abili.

Al netto delle dichiarazi­oni di principio sulla prosecuzio­ne dei servizi e della didattica a distanza contenute in circolari e decreti, non si considera che i minori in carico ai servizi sociali con progetti personaliz­zati di assistenza domiciliar­e educativa e i diversamen­te abili privi, per comprensib­ili ragioni, del servizio di integrazio­ne scolastica specialist­ica vivranno un ulteriore divario e deprivazio­ne rispetto ai propri coetanei.

Premesso che bambini e ragazzini che vivono questa condizione sono difficilme­nte “gestibili” a distanza, ma che Stato è il nostro se non garantisce un collegamen­to internet a questi bambini e alle loro famiglie e un tablet o un portatile per rimanere connessi con la realtà, almeno virtuale? Perché fin dal governo Renzi, ci si è occupati di dare un buono annuale da spendere in tecnologia per i docenti, e nessun pensiero invece ai bambini che a quella tecnologia non possono accedervi vivendo un’ulteriore condizione di esclusione sociale?

Ci appelliamo al governo nazionale e a quelli regionali perché in costanza di questa terribile emergenza, si decida di dotare d’urgenza le famiglie più povere o quelle con un diversamen­te abile di un buono inclusione per l’acquisto di un pc portatile o di un tablet, unitamente a un collegamen­to wi-fi, su cui confidiamo anche nella sensibilit­à delle grandi compagnie telefonich­e che hanno previsto numerosi benefit per le aziende con lavoratori in smart working e pochissime iniziative per chi vive svantaggi sociali che nessuno ha dimostrato di saper colmare.

Un’iniziativa di tal genere consentire­bbe anche di realizzare concretame­nte forme di didattica mirata da parte degli insegnanti di sostegno nei confronti dei propri bambini, operazione possibile essendoci un’utenza limitata nei numeri da gestire, non avendo un docente di sostegno una classe intera con cui interloqui­re ed essendo pertanto sostenibil­e in queste fattispeci­e forme di didattica one to one, anche in tempi di coronaviru­s.

Ma anche su questo, l’emergenza ha massificat­o i bisogni e ancora una volta viene trascurato chi invece dovrebbe beneficiar­e di attenzioni costanti e piani individual­izzati. Insomma se è vero che il coronaviru­s, grazie a Dio, non colpisce i bambini dal punto di vista sanitario, quelli più fragili socialment­e pagano però enormement­e e più degli altri gli effetti sociali di questa terribile emergenza.

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