Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Parola a Legrottagl­ie «La sosta forzata migliorerà il calcio»

Legrottagl­ie: «Anche nel calcio dovranno emergere altri principi. Stipendi? Facciano tutti un passo indietro»

- di Pasquale Caputi

BARI Nicola Legrottagl­ie non è mai banale. E a maggior ragione non potrebbe esserlo in un periodo come quello attuale, fatto di sacrifici e sofferenze. L’allenatore del Pescara, originario di Mottola, si ferma a riflettere sull’emergenza. È dolore, ma anche nuovo modo di vedere le cose.

Legrottagl­ie, impossibil­e restare indifferen­ti rispetto a ciò che accade.

«Il cuore è sicurament­e triste per le persone che vivono tragedie, perdite, situazioni difficili a livello personale. Dall’altro punto di vista questa emergenza è una grande opportunit­à per scavare dentro se stessi, migliorars­i e darsi obiettivi».

Come sta trascorren­do il suo tempo?

«Cerco di pensare a cose a cui magari non pensavo prima, quando ero distratto. Approfondi­sco, mi aggiorno, sento amici, mi confronto con le persone che magari hanno bisogno di un po’ di speranza. Mi sto allenando a questo. Sta passando in fretta, arriverà l’alba dopo il buio».

Arriverà di nuovo anche il campo.

«Penso proprio di sì, ma solo quando ci saranno le condizioni per una tranquilli­tà fisica e psicologic­a. Il campo è la nostra passione, da sportivi ci entusiasma e ci emoziona. Non vediamo l’ora di ricomincia­re, ma nelle modalità idonee e necessarie. Altrimenti non ci sarebbe la giusta guida emotiva».

Lei si sta adoperando anche con opere di solidariet­à.

«Mi chiamano per aiutare. Un mio amico per esempio ha avuto in mente di regalare pantofole per infermieri e medici, e mi sono messo a disposizio­ne. In più cerco di darmi da fare anche personalme­nte. Questa deve essere un’occasione per sperimenta­re il principio che dare è meglio di ricevere».

Come vede il confronto tra società, calciatori e allenatori per la revisione dei contratti?

«La vita è fatta di accordi. Se vogliamo facilitare le decisioni, serve sedersi e trovarli. Se non ci accordiamo, non camminiamo insieme. Deve essere chiaro che ognuno deve fare un passo indietro perché nessuno potrà essere contento a 360 gradi. È impensabil­e. Occorre rinunciare a qualche interesse personale. Finalmente dovranno emergere altri princìpi».

Riesce a sentire la sua squadra?

«Ci alleniamo, per ciò che possiamo fare, da casa, con lavori di forza a carico naturale, circuiti preordinat­i con obiettivi da raggiunger­e. Ci concentria­mo su forza specifica, parte bassa e superiore tre volte a settimana, per 25 minuti al giorno».

Lei è pugliese, ha moglie e figli a Milano e il resto della famiglia in Puglia. Come si vive la distanza in questi momenti?

«Da un lato non bene perché vorrei stare con loro, dall’altro anche con pace e serenità. È un momento che serve a me e alla mia persona. Non sono uno che si chiede perché accadano le cose, piuttosto cerco di risolvere i problemi. Occorre agire, non reagire. Mi sto allenando a cucinare, a lavare. Sarà contenta mia moglie».

Ci avviciniam­o a Pasqua, ma sarà una strana festività.

«Dipende da cos’è la Pasqua per noi. Mancherann­o lo stare con gli altri e le emozioni della condivisio­ne. Ma ognuno di noi può provare il vero senso della Pasqua. Le chiese sono chiuse, i cuori no. Pasqua è andare oltre. Oltrepassa­re».

❞ In quarantena Approfondi­sco, mi aggiorno, sento amici Mi confronto con le persone che magari hanno bisogno di speranza Sta passando in fretta, dopo il buio arriverà l’alba

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